La Difesa della Razza - anno I - n.6 - 20 ottobre 1938

••1 ( 111ADN,\~ :~ ASSuME u\ (O~TEN1 " 'O R:.:::. "[ LA OUESTIQ',[ DELL IMPOS T ! Mllll.'.Rl 44 dovere, elevazione, conquista e deve avere sempre pre,;ente il comandamento del Duce: « cr<'• dere, ohl,edire, comballere > (art. 4). Se dunque milizia è il Partilo, come milizia è il supremo dovere di servire la patria in armi, l'ordinamento militare e la milizia civile del Partito scaturiscono da un unico, comune substrato ideale. E per quanto, necessariamente, differiscono nella concreta loro configurazione, nei modi, nei mezzi, tullavia si unificano nella vivente realtà, nella figura del cillaclino•soldato, negli ordì• namenti che danno ai figli d'Italia il nuovo volto guerriero, si coordinano, anche sul piano più strettamente militare, con l'istruzione premilitare affidata .alla G.I.L., sollo il dirello comando del Partito, si integrano nella Milizia « Guardia armata della Rivoluzione, scuola di volon• tarismo >. Il principio militare, ridouo nello lato liberale a secondario ordinamento amministrati,•o, diviene un principio basilare della nuova dogmatica fascista e della Costituzione dello Stato fascista, ne informa le manifestazioni ufficiali, prevale e domina anche nell'economia, dove le stesse espressioni usate in testi legislativi (Battaglia, Villoria del grano) non sono mere imma• gini, ma riproducono quella che è divenuta la realtà d'ogni giorno. Come ha affermalo, anche recentemente il Duce « tulla l'atmosfera nella quale si svolge la vita del Popolo italiano ha carallere militare, de,e avere ed avrà sempre più carallere militare: il Popolo ha l'orgoglio di sentirsi mobilitalo permanentemente per le opere di pace e per quelle di guerra (Prefaz. al voi. degli Alli del Gran Consiglio 10 luglio XVI). ' L'esclusione dell'elemento cl,raico non poteva limitarsi all'una o all'altra Milizia, interdipendente e intimamente connesse, non poteva che essere tota! itaria. - 9. Trasforma;ione dello stato di cittadi11a11;a. Per partecipare così all'una come all'altra Mi . lizia requisito essenziale è la cilladinanza italiana. uisì dispone lo Statuto del Partito (art. 8), con una norma che non era espressamente posta nei precedenti Statuti; così dispongono le leggi di reclutamento delle Forze armale. La cittadinanza assume, perciò, un contenuto etico e razziale, diviene uno dei massimi equivalenti giuridici della stirpe: rivive la tradizione di Roma che, pur nel complesso evolversi dei suoi ordinamenti militari, fondò in origine la capacità militare, privilegio degli uomini liberi e condizione per la capacità politica, nello stato di cittadinanza, e reclutò poi le milizie scelte, i pretoriani, solo fra gli italici o tra i figli degli stessi pretorisni. Da notar,i che rrt-~sochè costanti per l'esclusione dei Giudei anche dalle milizie provinciali, (è noto che costoro non dimostrarono mai molta simpatia per il servizio mi• !ilare) con severe disposizioni quando, per caso, fossero riusciti a penetrarvi. Orbene poichè lo Stato Fascista è anzitullo Stato nazionale fondato sull'unità etnica e spirituale del popolo, garanzia suprema della sua eternità di avvenire, la cittadinanza, il riconoscimento di questa realtà originaria e indistruttibile non si giustifica e non si fonda che sulla unità razziale. E come la stirpe agisce su tulla la vita dell'individuo, del popolo, delle genera• zioni, così la cittadinanza, che ne è il segno e l'impronta giuridica e politica, estende i suoi effetti a ogni atlivi-tà politica, economica, professionale. E' difalli tendenza costante del legislatore fascista di rafforzare ed ampliarne gli efTelli, al: tuanclo quella difesa giuridica della stirpe che ha nella cittadinanza uno dei suoi capisaldi. L'incapacità di far parte del Partito e delle Forze Armate priva la cilladinanza del suo più vitale substrato, del suo contenuto essenziale: l'iscrizione al Partito è requisito necessario della capacità di dirillo pubblico; le funzioni di cilladino e di soldato sono inscindibili nello Stato Fascista (art. 1 I. 31 dicembre 1931 XIII n. 2150). Vi sono, è vero, cilladini italiani non iscrilli al Partito e non idonei al servizio militare, nia ognuno intende che, astrallamente, con la cittadinanza è riconosciuta la capacità giuridica di farne parte, pur richiedendosi il concorso anche di altri requisiti. Ma soppressa questa capacità, la cilladinanza, perdendo il suo contenuto essenziale assume una configurazione radicalmente diversa, viene sostanzialmente trasformata. Per analogie nel nostro dirillo, si può ricordare la posizione dei cittadini delle isole italiane dell'Egeo, i quali per il R.D.L. 19 oli. 1933 n. 1374 non hanno il godimento dei diritti politici nè sono soggelli agli obblighi del servizio militare, o quella dei sudditi dell'Impero. Ma, in realtà, il gruppo ebraico ha una condizione giuridica particolare, adeguata alla sua diversa condizione di razza senza territorio, diffusa nello stesso corpo nazionale, e al suo grado di riconosciuta pericolosità. L'aumento del numero degli esenti dal servizio militare potrebbe rendere alluale la questione dell'imposta militare, che ebbe larga lelleralura (si vedano, ad es., gli studi del Ferraris) non sembrando giusto che si verifichi a favore degli esenti, che pur ne godono i vantaggi, uno squilibrio economico costituito dal dispendio di tempo, di attività che, quando la Patria chiama, può anche giungere al sacrificio della vita, quale importa la prestazione del servizio militare. Il legislatore romano nello stabilire l'incapacità dei giudei a ricoprire ogni ufficio o carica pubblica pone,•a il comando llac valitura in omne aevum lege sancimus, con questa legge che varrà per ogni epoca (uid. I. 9, 19) comando che veramente ha valicato i millenni; ora, con nuove forme, l'opposizione tra il mondo romano, e quindi italiano e l'elemento giudaico, la tradizione millenaria italica continuano in una politica di separazione che non perseguita ma che salva la nostra stirpe nei suoi valori più alti. MARIOBACCIGALUPI BiblotecaGino Bianco ~,.",\'[ , .~ fR~D' : DNf ROli.'.'..'. ~ o~[, ; .o ~ : G J R ) I ,: .'. é!Rl'COl.'.R:

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