La Difesa della Razza - anno I - n.5 - 5 ottobre 1938

doe 11111e n tazi o 11e UNA SOLUZION.E"BIOLOGICA" DELLA QUESTIONE EBRAICA Giorgio Mo,,lu11do11 è uno rll'i più IUJtri e,l apprezzali 1wtropolugi f rm•cesi. lo scritto che cli lui pubblichiamo, b,,,,. chè detlalOgli dei un'occasiolle polemica, dimostra ili chiarezza e f erme;za delle sue vedute Ile[ campo degli studi razzislici, ai quali egli si è dedicala fin da/In giovillezza. Il Montandon appartiene " quella categoria di spiriti irrequieti. per i quali la scien=a e i relalit•i problemi 110nco.,liluiscono un provviden:iale trampolino per la carriera; ai più alti gradi di questa - egli insegna dal 1933 nella Scuola di Antropologia di Parigi - il Mo11tando11 è arrivato dopo un fungo periodo di prepurazio11.e e di ricerche, compiute con i me:zi e i melOdi ai quali la scienza moderna è debitrice, in queslO come in tutti gli altri campi, delle sue più importanti e originali scoperte. Egli fece i suoi primi studi a Ginevra, città i( cui padre si em trasf erto dalla Francia, e 11ellaSvi:zera rimase fi11.oal 1925. epoca in cui si trasferì a Parigi, riacquistandovi la originaria cittadinanza francese. Dumnte suoi viaggi in Etiopia ( 1909-11), in Russia ( 1921), e poi in Estremo Orie,ue, il Montando" raccolse e ordinò i preziosi materiali che dovevano servirgli per mettere a pwito le sue 11umeroseopere, delle quali citiamo le più importa11ti: « Au PAIS GHIMARRA, RECIT DE MON VOYACE À TRAVERS LE MASSIF ETHIOPIEN > (19]3), « ÙLOCENESE HUMAINE > ( 1928), < LA RACE, LES RACES > (1933), < L'ETNIE FRANçAISE > {1935). In quest'ultima opera egli si è,,,._ che a lungo occupalo della questione ebraica, che ha una così grande iniporlan;;a in Francia. /11 a l'ultima sua parola i11materia è contenula nel breve articolellOche segue. Contro il Duhamel, clte si BiblotecaGino Bianco L"ebreo Susa eaposto alla berlina. in una gabbia di ferro. mostra scettico circa u11a radicale sofu- :.ione del problema, il Monla11don 1·i propugru• la tesi, enunciata già da temp:, i1· Italia, che gli ebrei debbano venir con,i derati stranieri nei paesi che li ospiwnc. • Nel Figaro del 23 giugno 1938, voi vi chiedete ciò che la Germania intenda fare degli ebrei e, rispondendo poco dopo alla vostra stessa domanda, ammellete: a) « che la Germania ha intrapreso l'avvilimento, quindi lo sterminio e in definitiva l'estirpamento totale dell'elemento israelita>; in secondo luogo affermate: b} che « per annullare l'elemento giudaico all'interno delle sue frontiere, la Germania dovrebbe altresl soppnmerlo in tutte le nazioni del globo>. E aggiungete che quest'ultima soluzione « eccede le possibilità della malvagità moderna». predicendo ai dirigenti tedeschi l'insuccesso. Io non discuto .la posizione ideologica e soggelliva che voi prendete, ma poichè dichiarale cli giudicare della cosa < da biologo>, è su questo terreno che io vi risponderò. A. - Ammettiamo per il momento che vi sia l'intenzione di distruggere gli ebrei alrinterno della Germania. Poco imporla che ciò sia u·n bene o un male, che sia utile o inutile, che sia cosa da consigliarsi o da sconsigliarsi. li solo punto cl, cui noi dobbiamo occuparci - biologicamente - è di sapere se ciò è possibile. Teoricamente non c'è dubbio che sia possibile. Ma praticamente? Praticamente, solo il laboratorio può rispondere. La nsposla che segue ha un valore di una portata molto più grande che non sembri a prima vista. Ma, riservando ad altra occasione certe considerazioni di ordine generale e lasciando da parte gli insegnamenti anllchi, vediamo i risultati brutali che ci fornisce, attraverso i fatti e in un'epoca recentissima. il laboratorio dell'Asia Minore. (Cito dall'opera del musulmano fasad Bey, Allah est grand!, p. 181-2; ·si tralla del confhllo ultimo Ira greci e turchi): « .. .L'armata turca entmva a Smirne, - non c'era più un soldato greco sul suolo dell'Asia. Non più un solo soldato greco! la grande e ricca e fiorente città commerciale, chiamata « Djiaur lsmir >, « Smirne degli i11ef deli >, per il gran numero di europei che vi si trovavano, era in fiamme. la città dove /,a riccltezza e la eleganza si mostra-vano più che a Marsiglia o ad Alessandria, non era più che Ufl braciere ardente. I turchi si ve/I.dica9

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