La Difesa della Razza - anno I - n.5 - 5 ottobre 1938

.'.on starnino a non rit;Ono;ccre il ,alore della pittura d'oltr'Alpe venuta da noi con irruenza e difesa cd es.il. I/ lata fino a spezzare i giusti limiti del compatihile. Es~a trascinò le genernzioni del novecento: fummo pro• , inciuli. perchè non dirlo? Ci parlavano di un paese fatalo. di un paese dove c'era l'ingegno e non altro: vasto, accogliente focolare per il hauesimo dei valori dello spirito. Così tutti vi accorsero, vi giunsero a cuore aperto e ritornarono aridi, assec· chili, come è destino degli illusi. La fame e nessun'altra cosa che la fame. Qualcuno tentò il suicidio, altri passarono dalla ~avolozia al pennello del decoratore, altri morirono di pr,iva• zioni non riuscendo a procacciarsi i mezzi per far ritorno alle proprie case. Di esaminare .Ja loro arte non fu mai possibile: questa è Parigi. Noi siamo mossi a questo ragionamento solo per un fallo d'arte, e chi volesse sostenere il contrario commetterebbe un grosso sbaglio. La necessità d'un richiamo all'ordine è ormai estrema: ordine che va inteso come fattore morale e non come scudo ai sentimentaloni dalle cravatte a cappio, o per chi scam· bia sciattezza per disegno. L'ordine che intendiamo è nazionale, fallo di elementi crea• tivi e sani, proprio come sa fare il nos_tropopolo o meglio chi lo rappresenta. Troppo ci si affaccenda intorno alle cose del· l'arte: il borghese la vuole a suo modo, ci si vuole ritrovare vestito a festa, per esso l'artista non conta, il suo ideale è sempre quello, anche di fronte la tela se è un dipinto o la pietra se è scolpita; guai se i pantaloni non hanno la riga o la cMvatta non ha i dieci puntini di bianco sul bleu, o se altri elementi sì firtti non costituissero il proprio tono di eleganza. Se così non fosse, esso sarebbe disposto ad odiarvi. Poi c'è l'intellettuale che corre appresso le mode, che parla di chic, che vi saprà informare dell'ultima novità, pel quale tulio è importante in modo straordinario quello che l'ultima strava• ganza gli presenta sollo gli occhi. Elemento questo meno nr• 40 BiblotecaGino Bianco RAZZA tante del primo, ma in effetti più nocivo: esso altro non è che il borghese istnuto. Poi il pericolo più serio: l'ebreo. Esso sa ciò che vuole e ginoca col tutto come il gallo col topo, l'ebreo mercante dello spirito allo stesso modo come lo è con l'oro, conosce l'arte e sa a che cosa serve, ed ecco perchè ne tenta la distruzione. Esso predilige quella senza patna, cioè quella internazionale. Parlando della Francia noi riconosciamo in f!ssa l'esistenza di grandi arlisti. e sono grandi appunto pcrchè rappresentano in modo aperto i caralleri intimi ogmrno della loro gente r pae:1e. Ad esempio Matisse è 1111 pil• lore di gro~su ingegno perchè la sua pittura è fatta di elementi di squisita sensibilità do- \'e il sen~o patologico della materia predomina. Le sue figure sono delle odalische. il loro aspetto è vizioso. d'un colore sfatto. do,·c i disperati e i gialli malati mettono in luce la vita di un popolo chiuso che ha dimenticato l:i presenza del sole. e richiamale al cabarè come la galla al lardo. Per que~ta ragione Matisse Ì> nn pittore storico dal pun· tu cli \'i,ta n11.>ralec.osa che interessa straordinariamente ai mer· canti ioraelili che lo difendono e lo lanciano in lulli i mercati d·Europa e d'America. Ma a noi tutto questo deve mellerci in guar<lia. In tulle le riviste c'è tendenza all'internazionalismo, ma que· sto fallo non va confuso con l'universalità dell'arte. Se le opere che ci giungono dall'estero sono internazionali. quelle creale dalla nostra fatica sono universali, perchè rappresentano i caratteri perfetti d'una terra e di ~1npopolo: sano e fecondo. perchè se un poeta cama con la naturalezza di un usignuolo. se un pillore dipinge colla disinvoltura con cui Giolto bambino eseguiva le pecore sulla terra con lo zeppo, e se si sviluppano - pittura e poesia -- col maturarsi della c~cienza e dello spirito, è solo nella parte emotiva e plastica, poichè il marchio d'origine non potrà mai cancellarsi. La leggenda di Giollo pastore non è invenzione del caso, ma ci è slala tramandata dal popolo per dimostrarci che solo da questo focolare si hanno gli artisti sani cli corpo e di mente. L'arte cosiddetta internazionale non è intesa in questo modo. essa è solo il rimasuglio d'una umanità fiacca e snervata, esercitata da gente povera di mezzi non già per via della fantasia e del cuore. ma solo mediante elementi cerebrali e con farina non sempre del proprio sacco. Riconosciamo che gli interna• zionalisti così intesi sono il pane quotidiano degli ebrei. Sarà necessario far risaltare come artisti italiani di sana qualità abbiano finora sofferto di questo stato di cose. Diremo anche dell'astrattismo in Italia che è la spazzatura d'un fran• cesismo in via di decadimento, diremo anche delle « Due Madri > di Segantini, ingiustamente trascurale in questi ultimi tempi, nè trascureremo di interessarci del Piccio nell'ottocento italiano. di tulio quanto il pro e il contro della <nostraNazione artistica. GIUSEPPE CESETTI

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