La Difesa della Razza - anno I - n.5 - 5 ottobre 1938

sto, la dolicocefalia. La verità di tipi che si riscontra fra le popolazioni rurali del nostro paese (sono, ad esempio, brachi• cefali nella loro grande maggioranza i piemontesi, dolicocefali, invece, i sardi) non consente, almeno per ora, delle con• elusioni fondate. Non è forse superfluo, invece, indugiare un istante su una vecchia questione, che fu già oggetto di accurati studi da parie del Niceforo e del Llvi, tanto per ricordare- i due scienziati che ad essa si sono particolarmente dedicati. E' quella della sta· tura. La statura dei contadini risulta, in genere, meno alta di quella degli operai. Non è detto, con questo, che tale dilTeren-• za costituisca un elemento di inferiorità, tanto più che nei ru• rati si avverte una compensazion'e - ammesso e non concesso che si debba adoperare tale termine - nel maggiore sviluppo del perimetro toracico. I romani, che conquistarono il mondo, non superarono mai, nella statura, i popoli che assoggettarono nel trionfo imperiale, come mostrano gli scheletri dei legionan dissepolti per gli scavi archeologici, tanto che Renan potè par· lare della peli.le taille itali.enne. Essi ebbero sempre ragione degli avversari magno corpore, come diceva Tacito. Anche su questo punto, come osservava giustamente nel primo numero della bella rivista « La difesa della Hazza » l'eminente direttore generale deìl'Istituto centrale di statistica, sono desiderabili delle cifre aggiornale e delle grandi cifre. I dati offerti dal Livi risalgono al 1910. Su di essi ha lavorato di recente uno scienziato tedesco di riconosciuta autorità, il doti. Jaensch, nel suo volume Korperform wesensart und Rasse, sol• lo molti aspetti magistrale, ma che non può essere ritenuto come l'ultima conclusione della scienza proprio per la ragione indicata. Le diligenti tabelle che egli presenta stabiliscono, nei rurali, una statura media inferiore a quella degli operai di città, mentre noi sappiamo, da dati recenti, che )a, statura me• dia italiana è andata crescendo, con tendenza, a quanto pare, a ridurre l'antico dislivello fra le varie vrbvincie e fra i contadini e gli opetai. Comunque sia, si tratta di differenze minime. Allo stato al· tua le delle nostre conoscenze statistiche, si può dire questo: in quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria e Toscana), la statura dei con1aaini, pure essendo inferiore a quella degli agiati, è tuttavia superiore di un millimetro a quella delle altre professioni manuali. In tutte le altre regioni, cioe m dodici, essa cade al disotto di quella delle altre professioni mimuali per un centimetro o poco più. · Le· ragioni di tale differenza possono essere molte, ma è ·indubitato che esse debbono riferirsi alle antiche condizioni di vita e di lavoro. Come si spiegherebbe, diversamente, il fallo, di esperienza quotidiana, che le regioni più sportive d'Italia sono quelle nedle quali le miglioralt condizioni di vita e di lavoro, sono di più antica data? Non si può, infine, a guisa di conclusione, non tenere 111 grandissimo conto una spiegazione che di questo fenomeno dava il Niceforo in una sua vecchia monografia: la diserzione delle campagne da parte dei rurali più giovani e più forti. Tale diserzione dete~inava una selezione a rovescio e può ra• gionevolmenle essere invocata per inten~ere certe differenze fra lavoratori di campagna e lavoratori di città. La sociologia e, più ancora, l'etica, illuminano la statistica. Il Duce l'aveva intuito prima di tutti. Ecco un'altra profonda, indeclinabile. perentoria giustificazione di quella polillica rurale che com· batte il triste fenomeno dell'urbanesimo e che non cesserà fino a quando non lo avrà del tulio eliminalo. Mai come in questo momento il sindacalismo rurale deve avere la coscienza de· suoi doveri e l'orgoglio di servire una causa che è quella sles· sa del popolo italiano nella sua continuità storica, nella sua perennità ideale. FRANCO ANGELINI 19

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