La Difesa della Razza - anno I - n.4 - 20 settembre 1938

vere attraverso il sussidio che le proviene dalla sua preminenza cromosomica e citoplasmatica, preminenza che non è soltanto qualitativa, ma anche quantitativa. Il patrimonio genetico materno tendente a conservare i caratteri medi, per poter sv9lgere efficacemente quesla sua funzione naturale si trova a contrastare con i cromosomi patemi, specialmente quando questi gli rechino caratteri molto discosti da quelli mediani. In questa lotta che pur svolgendosi entro settori microscopici è assai importante per le sue conseguenze. La madre mira ad imporre la sua prevalenza. E questo sia che si tratti di difendersi da un carattere anomalo, come ad esempio l'eccessiva statura, sia che si tratti di un complesso di caratteri appartenenti ad un'altra razza e per ciò essi pure costituenti un gruppo di carat~ teristiche lontane dai valori medi di cui è depositaria la femmina. A questo contrasto tra cromosomi patemi e materni può assistersi come dice Thomas Hunt Morgan, studiando sperimentalmente gli incroci tra .specie diverse. Quando per esempio si fecondano uova di Arbacia con gli spermatozoidi di Sphaerechinus gli organismi che ne nascono hanno una netta prevalenza di caratteri materni. Se si compie l'operazione opposta, e cioè si fecondano uova di Sphaerechinus con spermatozoidi di Arbacia, il pluteo ibrido che ne deriva assomiglia nettamente alla specie materna. Gli esperimenti compiuti tra specie diverse di pesci teleostoi, hanno confermato queste vedute. Qui non si è riusciti ad ottenere comunemente lo stadio adulto, tuttavia da alcune caratteristiche, come ad esempio la velocità di segmentazione, si è potuto osservçue una chiara simiglianza alla specie della madre. Questo genere di ricerche relativamente assai recenti non pretende di dire parole definitive. Se tuttavia si collegano gli esperimenti che ho riportato all'altra larghissima serie di osservazioni, può trovarsi fra essi un legame indiscutibile. Non solo tutto questo dimostra l'enorme importanza della femmina nella trasmissione dei caratteri ereditari, ma esiste tutta un'altra serie di studi ricordati dal Castaldi sull'influenza che hanno il padre e la madre sull'ulteriore sviluppo dei figli durante i primi stadi dell'accrescimento. La massima parte di questi studi negano anzi, o danno pochissima importanza al padre nello sviluppo somahco, salvo influenze deleterie per la troppa anzianità. LADONNADIFENDE LARAZZA La maggiore forza e fissità organica della femmina sono provate dunque con molta evidenza. S1 può per ciò confermare l'affermazione del Carrara: " La donna, come in generale nelle varie specie animali la femmina, oltrechè più resistente ai processi morbosi, rappresenta anche un elemento più tenacemente conservatore del tipo della specie " ed è particolarmente adatta " a proteggere e ricondurre la specie alla normalità". Ad identiche conclusioni giunge l'Orchansky in un suo studio sulla eredità delle famiglie ammalate: " Ciascuno dei genitori ha un officio speciale nella eredità: l'influenza del padre favorisce la variabilità; mentre la madre lenta a conservare il tipo medio ... La maàre riduce d1 grado la propria eredi là morbosa e combatte energicamente l'influenza morbosa del padre, tende insomma a trasformare una eredità grave in una meno grave". Un esempio di questa gelosissirr.a difesa dei caratteri razziali si ha considerando il comportamento della fo:-ma della testa quando gli individui mutano ambiente. Il Boas ha constatato che in America la testa della prima generazione di figli siciliani immigrati negli Stati Uniti si fa più corta di quella dei genitori avvicinandosi cosl al tipo locale. Lo stesso fenomeno si verifica negli Israeliti immigrati pure negli Stati Uniti. Si vede cioè che le forme nettamente corte della testa di questi individui si allungano, nei figli nati in America, un poco di più, per avvicinarsi al tipo medio locale. 36 BibliotecaGino Bianco Due volti due età Ebbene, se si dividono sia i Siciliani che gli Israeliti in maschi e femmine, può constatarsi che le donne di entrambi i gruppi si scostano meno dei maschi dall'indice cefalico medio della loro razza. Riporto le cifre: I N D I e E e E F A L I e o Maschi Femmine Israeliti nati in Europa 83,0 83,6 > > in America 81,4 82,3 Siciliani nati in Sicilia 77,7 77,8 > > in America 81,5 80,3 Dall'esame di questi dati può osservarsi che il maschio Siciliano si è allontanato dal suo indice cefalico medio di 3,8, mentre la donna Siciliana soltanto di 2,5; l'uomo israelita si è allonta"'loto dalle sue cifre medie di 1,6 mentre la donna soltanto di 1,3. Uno stesso comportamento difensivo per i valori medi si può notare per un altro ca.ratiere: la statura. Dalle medie dello Scaglia sulla statura media dei cagliaritani si vede che la donna tende a spostarsi più del maschio verso le alte stature e meno del maschio ·verso le basse stature, riportando i figli verso la media staturale di quella popolazione. Dalle medie di Castaldi e Vannucci sopra le stature dei Fiorentini si osserva nel maschio fenomeno opposto, cosl c'è una tendenza preminente a variare verso l'alta :;tatura, ma anche qui la donna riconduce la statura dei figli verso i valori medi locali. Confermando ancora questa preminenza materna che appare più palese nei prodotti di incrocio può ricordarsi di passaggio quanto avviene in taluni animali domestici. Tanto il prodotto di incrocio della cavalla con l'asino - il mulo - come quello dell'asina con il cavallo - il bardotto - offrono una chiara preminenza di caratteri materni. In uno studio del Luzzatto sopra i cognomi del comune di San Gemignano è ancora documentata l'importanza della donna per la conservazione dei caratteri medi. Nel comune di San Gemignano, avvenne una notevole emigrazione di maschi, tanto che dopo ~uattro secoli e mezzo si poteva osservare una riduzione dei nove decimi dei cognomi originali. Naturalmente questa emigrazione venne compensata, nel tempo, dall'arrivo di altri elementi maschili che portarono i nuovi cognomi. Lo studio della popolazione attuale mette però in evidenza la perfetta conservazione dei caratteri somatici, tanto che il Luzzatto affermò essere inalterato il tipo già molte volte dipinto da Benozzo Gozzoli. E ciò perchè questi caratteri poterono perpetuarsi attraverso le femmine rimaste nel villaggio. E non vale più oltre dilungarci in esempi. Madison Grant diceva sulla base delle sue osservazioni: " la donna in tutte le razze ten- ,na lo ste3 o sorriso la !lessa raz:sa de a conservare i più vecchi, i più generici, e i primitivi caratteri del passato della razza". Giuseppe Sergi affrontando il i:roblema dei contatti fra popolazioni diverse ha scritto: "Le popolazioni non mutano rapidamente, non sono distrutte neppure da grandi invasioni di genti di altra razza; persistono invece con grande resistenza ed hanno il sopravvento sugli invasori, se questi non sono superiori di numero". E ver,endo alla base di questa resistenza: "Apparisce la femmina come il filo continuatore della razza, come spesso si è intraveduto, ed anche affermato". * * .. I marmi dell'Ellade e le tele dei più celebri maestri della pittura hanno consacrato nella luce dell'arte la perfezione estetica del corpo femminile, mentre il pensiero dei nostri tempi ha riconosciuto in esso fondamentali qualità organiche. Viene cosl a compiersi nella donna una delle più grandi, mirabili armonie biologiche che la Natura abbia mai potuto realizzare. IJNO BUSINCO

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