La Difesa della Razza - anno I - n.4 - 20 settembre 1938

l'àrte della medicina è stata coltivata in ogni tempo con predilezione dagli Ebrei; questo non per spirito di sacrificio o per apostolato,. ma per facilità di lucro e possibilità di eserc~tare tale prof essi one sotto ogni cielo, due_ cose che mirabilmente si confanno con la avida e nomade anima giudaica. Ne fan fede l'innumerevole numero di medici Ebrei esistenti oggi in ogni parte mondo, e la protesta elevata dal sindacato d:i medic_i ingl:s! in questi giorni, contro l'invasione dei med1c1 israeliti. Tanto per citare dei numeri, farò presente che, prima dell'avvento del nazionalsocialismo nella sola. Berlino, nelle principali case di cura gli elementi cristiani erano stati a_ poco.~ poco allontanati, così che, tra i numerosi med1c1 eser~ centi presso le cliniche universitarie non s1 contava più che un solo ariano (sic!): tutti gli altri erano ebrei. . . Di tutti i medici della capitale tedesca 11 52 <I, appartenevano alla razza semitica. I dentisti erano in percentuale maggiore. Come fa rilevare il Rocchi, l'antisemitismo medico in Roma ebbe profonde ed antichissime radici (benchè parte ,importante nella vita medica di Roma nei secoli scorsi fosse rappresentata dai medici ebrei) per statuti, leggi e regolamenti pubblicati pro e contro di essi. L'odio contro gli Ebrei, (d'altra parte sempre pronti a vendicarsi), la t~adizione _d~ll'immr,lazione annuale di un fanciullo poss1b1lmente cristiano, insita profondamente nell'anima del popolino, la possibilità che la vicinanza di u~ medico presso un malato cristiano ~otes~e. d~- stogliere quest'ultimo dai suoi d_oven relig1os!, fecero si che l'esercizio e la pratica della medicina per gli Ebrei in Roma, avesse una ~egisl~- zione a sè, negli ordinamenti della Clues~ m generale ed in particolare di fronte a quelli del governo dei Papi. . . . . . Fin dai tempi antichiss1m1, era pro1b1to a1 cristiani di farsi medicare dagli Ebrei, anzi Calisto III ( 1168-11 78) proibiva ai cristiani di sedere a tavola con Giudei o Saraceni, di farsi medicare o curar ferite o prestar soccorso di qualsivoglia genere, ad infedele. Nel 1246, il Concilio di Bezier (Cap. 43). stabilivi la scomunica ai cristiani, che malati si affidassero alle cure di Ebrei, ed otto anni più tardi il Concilio di Alby, (Cap. 69) riconfermava quanto sopra quasi con le stesse parole. Nel 1287 il Concilio di Excester (Cap. 49), proibiva a1 cristiani di ricevere medicina dai Giudei. Il Concilio di Avignone ( 133 7), al capitolo « de Hebreis », esplicava le cause per cui si imponeva la restrizione a tale esercizio, giustificandola con i nocumenti, sia spirituali che corporali, che potevano derivarne ed ordinan~o « che nessun cristiano delle nostre parrocchie. diocesi, città. di ogni sesso condizione dignità osi il\ caso di malattia o per altra ragione ricevere qualsivoglia Ebreo me~ico o chirurgo o ricercarlo o farlo richiedere di cure « salvo che non vi sia pericolo di vita e non si possano 14 Roma medievalt, ( da una stampa dell'epoca). BibliotecaGino Bianco avere in detto pericolo, comodamente, medici o o chirurgi cristiani, pena l'allontanamento dalla comunione dei fedeli. Analogamente decretava il Concilio di Lavour ( 1368), tenuto dall'antipapa Benedetto XII (Cap. 44), e quello di Basilea. L'Infessura, nel « Diarium Rerum Romanarum » ricorda che nel luglio del 1492, un medico Ebreo del Papa Innocenzo VIII ( 1484-1492) voleva somministrare al morente Pontefice, il sangue estratto da 3 fanciulli sui dieci anni, appositamente uccisi, che aveva adescato con il dono di un ducato ciascuno, ma che il Papa respinse tale abbominevole proposta, e il malvagio medico si dette alla fuga. Nella seconda metà del Quattrocento, i medici ebrei erano chiamati oltre che per cure private, anche come medici ufficiali. Nel già citato « Diarium Rerum Romanarum » dell'Infessura, si legge che nel 1484 viene chiamato a curare un prigioniero in Castel S. Angelo un « medico ebreo » e di un altro medico Ebreo si trova menzione nei Registri del Camerlengato della Camera di Roma dell'anno 1482-1483, ove è scritto: « A mastro Salomone medicho judio perchè medicauo uno in Cancelleria d. uno e mezzo ». Però contro tutte queste libertà e licenze concesse, Paolo IV (1555), Pio V (1560) proibivano agli Ebrei di curare i cristiani richiamando in vigore le antiche costituzioni. Nel 1581 Gregorio XIII, ricordando le disposizioni dei suoi predecessori, ordinava sotto pena di scomunica che nessuno si facesse medicare da medici Ebrei od infedeli. Nondimeno negli Statuti di Roma, corretti sotto Paolo II ( 1464), al capitolo « de Hebreis », si imponeva, che per farsi riconoscere dagli altri cittadini, gli Ebrei portassero un tabarro rosso. Fin dal secolo XIV, ne erano esentati i medie.i giudei « expertis in theorica ac practica medicinae ac excercentibus artem medicinae in Urbe et ibi habitantibus ». I medici Ebrei per essere apr,rovati dovevnn0 passare uo esame di fronte ai Conservatori, agli esecutori della giustizia, ed a quattro consiglieri. Gli antichi « Statuta Collegi Medici » di Roma (< ex antiquis Romanorum Pontificum Bullis congesta » stabilivano che, se un medico Ebreo voleva il grado di dottore o la licenza doveva pagare il triplo di quello che era stabilito per i cristiani se non di più « nisi secus mai or pars Collegarum decreverit ». Sisto V, con Bolla del 22 ottobre 1586, abrogavn quanto era stato stabilito dai suoi predecessori. permettendo che ogni medico Ebreo che da lui o dalla Sede Apostolica avesse licenza, potesse medicare i cristiani liberamente. Però, anche se liberi di esercitare di nome, non lo erano di fatto, essendo come i correligionari coinvolti in una quantità di restrizioni che oe ostacolavano il libero esercizio, e per la rele-- gazione nella cinta del « Ghetto » in cui al calar della notte 1111/i gli Ebrei dovevano ritirarsi. I B.indi del Protomedico Pontificio del 1674 ( Cap. 48), richiamando la Bolla di Gregorio Xlll « sotto gravissime pene», ordinava che nessun cristiano potesse servirsi di medici giudei. La sorte dei medici Ebrei andò alternandosi nei secoli XVI e XVII; i decreti contro gli Ebrei vennero ufficialmente rievocati nel 1793, durante la prima Repubblica Romana. Il 2 t messidoro, un editto del Generale di divisione comandante le truppe « stazionate » sul territorio romano, decretava che tutte le leggi e consuetudini particolari agli Ebrei erano abolite. Nel XIX secolo, non si fa più· parola di legislazioni speciali concernenti l'esercizio dei medici Ebrei in Roma. Solo nel 1808, essendo Papa Pio VI, il Protomedico Paolo Brucioletti con un « bando » rinnovava le antiche proibizioni, ma invano poichè era quella una proibizione formale, e l'ordinanza restava lettera morta. Oggi, dopo tanti secoli ~: ·distanza, il Fascismo riesamina la « vexata aestio hebraica » e la risolve non con compromessi, ma con me- . todi totalitari, fascisti. E' di questi giorni, l'allontanamento dalla Scuola Fascista del Giudeo, onde non avveleni con le sue dottrine di morte, l'animo e lo spirito delle nuove generazioni. In Regime Fascista la professione del medico, non è più un campo di sfruttamento, ma una missione, ed una delle più alte. Al Giudeo, come non può essere a'ffidata la tutela della sanità dello spirito, così non può essere affidata la tutela della sanità e delle caratteristiche biologiche della Razza Italiana, di quella ~azza che egli, oltre che con lo spirito, contamina con il suo sangue e disprezza. GIUSEPPELUCIDI

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