La Differenza della Razza - anno I - n.3 - 5settembre 1938

9fCIIICMGTTenlmento d~ antenati. di qualche antico beneliaio di Dio Hno la nadoae ec.. • - tutte feete nmionali • patriottiche, appartenendo o a fatti CM' loro ...,j C<JGaiCMrati IIOll meno come naionali elle come aanti o alle opere di Dio canaiCMrato da loro quasi capo della naione • quaai principe de' loro eroi. guida. condottiere, maeatro CM' loro antenati ed origine immediata della loro ■t-rana. Non co■l le -tr• fffte religi- che ■ono ben popolari. ma nulla bCIDDo di naionale, non GTendo nulla di comune • di ■!rettamente legato i faati delle modem• naioni e le opere de' noatri antichi o moderni eroi ncnionali coi fa■ti della religione • colle opere degli eroi criatiani. i quali. oltracciò, non ■ono. Mmpre compatrioti. com' eremo tutti queW di cui gli ebrei o le altre ncaioai celebrGTano la memoria. Anzi non appartengono bene ■-in TefWI modo alla -a patria (lii, pp. 162-3). Lo ■pirito della legge giudaica non eolo non contene•a l'amore, ma l'odio ••no duunque non era giudeo, D "gentile", cioè lo atnmiero, era nemico di quella ncaioae: - non GTe•a neppure nà l'obbligo nà il c:on■iglio di tirar glì ■tranieri alla propria religione, d'illuminarli •c. •c. D ■olo obuccicla:no, ■terminino lo straniero - come dice il Leopardi -, è ancora possibile che essi lnqCIDD!no, conqul■tino, opprimano, de• rubino lo straniero giungendo con ogni sotterfugio ai posti di comando, abbarbicandosi tenacemente a quelle cariche che sono come i gangli del sistema nervoso del la nmione, dandosi a quelle professioni e a quei mestieri che meglio li mettano a contatto con la moltitudine e quindi in condizione di conqui■taria, di opprimerla e di d■rubarla. Il Leopardi fa, al, tanto di cappello alla perfetta fusione che v'ho tra la loro storia e la loro religione; ma egli intende nello stesso tempo ammonire il popolo italiano che anche per esso storia e religione dovrebbero essere una stessa cosa; e intende anche gittare un allarme: che gli ebrei vengano a costituire nella nostra nmione una nuova e diversissima nazione fortemente incastrata in quella. e minacciante continuamente la compagine di quella. < Le feste del popolo ebreo furono [e sono) tutte religiose - egli scrive -: tutte le feste del Pentateuco richiamano e consacrano e perpetuano la memoria di qualche grande avvenimento degli antenati, di qualche anBibloteca Gino Bianco bllqo era di r•pinq•di quando '-ro aa- ■aliti. di attaccarli pu1' bene -• df D011 GTer MCO loro ,._un .,.._,.,io, D precetto " dlliq• prollÌmum tuam ■icut te i- " ■'intenCM•a IIOll già " i tuoi ■imili ". ma i tuoi "conncnlonall ". Tutti i doHri ■ociali deglì ebrei ■i reatr1nq.,.ano nella loro nadone (III, pp. 324-5). D popolo ebreo cbiamGTaai il popolo eletto, • quindi ■i -••a ■-naa paragone alcuno al di ■opra di tutti gli altri popoli. ■l per nobiltà. ■l per merito. ■l per diritti ec. ec. • ■poqliGTa gli altri del loro ec. ec. (IV. p. 343). Qual naione, M non dopo fatta c:riatiana. non riputò per doni di Dio • aegni CMIfaTor celeate le -perito\. • per qaatiqbi di Dio• ■eqni dell'odio•- le ■nnture? (onCM fra' più antichi. • fra qlì ■tNai ebrei. come i lebbroei ec.. ■i fuqgi•a con orrore l'Infelice come ■celleraio, • quando anche DOD. ■i ..._ o non ■i .,__ mal ■apulo da alcuno la menoma ■ua colpa. ■i ■timaTa reo di qualche occulto delitto, noto ai ■oli Dei. • la ■ua weycità ■'CffeTa per ■-qno certo di mal•agità in lui. ... l'GT... ano creduto buono, •edendo una ■ua ■cia!JUl'II, cred.,.ano di di■inq11DDarMDe). Al contratico beneficio di Dio verso la nazione, ecc., e son tutte feste nazionali e patriottiche ....: non cosi le nostre feste religiose che sono ben popolari, ma non banno nulla di nazionale .... anzi non appartengono bene spesso in verun modo alla nostra patria>. Alla nostra patria! Sembra, questa espressione, un grido di rivolta contro la patria degli ebrei, che non è la nostra patria, e contro una religione ch'è come sovrapposta alla nostra storia, e non è rampollata dalla stessa nostra formazione politica. E in questo egli precorreva il Carducci, il quale voleva numi indigeli, e non numi venuti dalOriente, dalla Palestina. Da qui la nostalgia del Leopardi per quei tempi anteriori al cristianesimo, nei quali le feste patriottiche erano, pei Romani, feste anche religiose. E, ritornando alla religione degli Ebrei, egli sottolineava la forte consistenza stori• ca e nazionale di essa, e pereiò anche la resistenza della razza ebraica a fondersi con quella di altri popoli: resistenza ch'egli riscontrava perfino - ed era naturale! - nella lingua, la quale - dice egli, che ben la conosceva da fanciullo - è povera rio accade nella noatra religione, la quale, M non altro, CMfini■ce per maggior tenore • -o di maggior fGTore di Dio l'lnfelìcità cbe la -perito\ (IV, p. 256) . L'ebraico manca. ■i può dire, affatto di com-ti • ■carMqgia a:uaia■imo di deri- •ati in propordone delle ■ue radici • dell'lmmen■o numero di deri•ati che nello •t- raqquaglio di radici bCIDDo le altre lingue_ Naturaliuimo • primiti•o e l'uno de' primi meni d'incremento che adoperò il linguaggio umano à l'u■o della metafora o l'appliccnione di una ■t- parola a molte ■iquilicadoni. cioà di ~ in qualche modo ■omiqlianti o fra cui l'uomo lro•aue qualche analogia più o meno ricina o lontana. E di metafore Infatti abbonda il •o• cabotarlo ebraico e gli altri orientali. cid quaai cia■cw1a parola ba una ■elYa di ■iquilicati e ■oHnte diaparali■■imi e lontania■imi. fra' quali à ben difficile il diacernere il Mn■o proprio • primitiyo della parola. Del reato. Mma qu•t' a.bbondama di ■iqnificcnioni tra■late e quffto cumulo di ■en■i per cia■cw1a parola. la lingua ebraica • le aue affini non a..rebbero abba■tanaa da e■primer■i e da fare un diacorao (IV, PP. 4-5). Dallo "Zibaldone" e manca quasi affatto di composti, e scarseggia assaissimo di derivati, ecc. ecc.: segno evidente della ostilità che nutrono gli Ebrei contro gli altri popoli, di cui non vogliono neppure utilizzare la lingua. E segno evidente anche del loro smisurato orgoglio, se essi rifuggono da ogni contatto linguistico, e si tengono tenacemente stretti alla loro lingua fino a impedire l'ingresso in essa di al tre voci. Ma il loro orgoglio è oltremodo feroce, riputandosi essi < un popolo eletto >, e giudicando quindi legittimo < spogliare gli altri del loro>, e ritenendo giusto che l'infelice fosse considerato come uno scellerato! Ecco che cosa eremo gli Ebrei per il Leopardi: e mi pare che ce ne sia abbastanza per considerare il nostro grande Recanatese come uno de' piò. agguerriti conoscitori di questa gente che, incastratasi in mezzo agli altri popoli, e specialmente in mezzo al nostro, ne minaccia sempre la coesione per• chè non riconosce che i propri diritti, e non riconosce altri simili che non siano ebrei, e non celebra altre feste religiose e politiche che le proprie! FRANCESCOBIONDOULLO 43

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