La Differenza della Razza - anno I - n.3 - 5settembre 1938

Ln "sciofàr ". Bl Dal recente maniJesto dei rabbini d'Italia stralciamo, tra i più significativi, i seguenti brani: pprestandoc, a celebrare il Capo d'anno 5698 colla solennità cne la nostra Tradizione ci insegna, già sentiamo risonare ed echeggiare l'appollo dello e sciofàr >. Lo udite voi, cari fratelli? Che cosa risveglia esso nei vostri cuori? Moltissimi di voi nei giorni solenni sogliono frequentare i nostri Templi. Rileggendo oliera i brani biblici, udendo i sermoni dei Rabbini e lasciandosi trasportare dalle meditazioni suscitate da quelle parole hanno occasione di recarsi nuovamente a coscienza H significato dell'appello dello e sciofàr >, di ritrovare se stessi, di sentirsi all'unisono coll'insegr.amento dei Padri, di rinnovare il proposito di apprenderlo e di osservarlo, di insegnarlo e di difenderlo. Ma vi sono anche, purtroppo, quelli che per ragioni contingenti o transitorie o per difetto di abitudine o per altri motivi lasciano trascorrere questi giorni solenni lontani dai e Ballè Cllenesiòth > senza porre l'occhio alle Scritture, senza udire la parola dei Maestri, senza occasione di salutare meditazione. Fratello lettore o sorella lettrice, se per caso tu sia della schiera d1 questi dispersi, queste pagine sono scritte soprattutto per te. Tra i nostri compiti il piil doveroso ò proprio quello di ricercarli -e di far risuonare anche per te, con le nostre parole, il richiamo dello e sciofàr>. Ti preghiamo: pòrgigli ascolto. Nulla è più contrario al bene duraturo che i traviamenti dietro al transitorio. I fiori ed i frutti di ogni prosperità sana e perenne non possono aver radice che nella sincerità di questa e tesciuvà > e nella encr• gia per trarne le consoguanzo necessarie. Questo esame ha da essere fatto da noi ebrei, in modo particolare. per quanto attiene alla no3tra essenza di ebrei.. e Tesciuvà:, in questo caso vuol dire ritorno su noi stessi per considerare che cosa sia e che cosa ci imponga questa nostra ebraicità. Che cosa è essa? Non vale che alcuni cerchino di foggiarsene una secondo un loro proprio modo di vedere o, phì o meno conscia• mente, secondo l'apparente loro vantaggio. Non vale che essi affermino che la loro foggia è il vero ebraismo. Non vale che essi dinieghino quanto a loro non persuade o non comoda. Non vale che essi rifiutino evidenze che, dopo tutto, sono chiare a chiunque. TUTTI SANNO CHE NOI EBREI SIAMO FIGLI DI EBREI CHE ERANO ALLA LORO VOLTA FIGLI DI EBREI E CHE TUTTI INSIEME ABBIAMO UNA STORIA CHE CAMMINA PER IL QUARTO MILLENNIO. Tutti sanno che· questa storia non ha avuto e non ha soluzioni di continuità e che gli ebrei d'oggi sono i figli degli ebrei dei ghetti figli degli ebrei dispersi dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme che erano i discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, i discepoli di Mosè e di Aronne che hanno ricevuto ed 40 Bibloteca Gino Bianco Il manifesto bini d'Italia ..."gli ebrei, i quali. come ruulta i,i modo sole,me a,iche dal rece,ite manifeato dei rabbini d'Italia . aono atati sempre e dovunque gli apoawli del più integrale, intran,igente, feroce... rws:si,mo" (nolu n, 18 dell'lnforma,.ione Diplomatica) accettato sul Sinài, difeso ed insegnato poi in ogni luogo, per secoH e per millenni, verità, comandamenti, riti, dottrine, insegnamenti che hanno fatto corpo con essi e con la loro storia e che insieme formano l'c ebraismo>. ESSO E' QUELLO CHE E'. E' STIRPE, E' STORIA, E' DOTTRINA ED E' COSCIENZA DI ESSI. Se qualcuno di noi ha perduto o affievolito tale coscienza, se qualcuno di noi rifiuta il compilo o rinnega la stirpe o ignora la storia o abbandona la dottrina non può ridurre tutto l'ebraismo a sua somiglianza. Le sue aberrazioni non possono valere a sopprimere i fatti, a modificare la nostra essenza e l'opinione che gli altri a buona ragione hanno di essa. La e tesciuvà > alla quale ci richiama il suono dello e sciòfar > deve riportare chi avesse traviato al riconoscimento del suo errore. A tale riconoscimèn to non deve far ostacolo preoccupazione di rapporti con non ebrei. Non c'è ragione di preoccupazione. Non si tratta di rivelare alcunchè che non sia notissimo ed abbiamo invece ragione di credere che sia per alcuni non ebrei cagione cli meravi• glia e di sospetto proprio io spettacolo di certi tentativi di sottrarsi ad una chiara evidenza che non ammette diniego o ad una sacra eredità che non ammette rifiuto. Non dobbiamo peccar di superbia quando ci affermiamo ebrei; dobbiamo anzi farlo con la coscienza della nostra inferiorità ai b ' · cl'ltalia I ra oint at loro fratelli

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