La Difesa della Razza - anno I - n.2 - 20 agosto 1938

arbitrariamente Lamark, ed aveva, sotto altra veste, poi ripetuto Darwin, che le qualità acqui ite dal padre debbono e sere tra messe sempre al figlio. Il lottatore, di cui si parlava in principio, dopo avere sviluppato fa sua mu colatura, non vedrà nel suo discendente gli effetti del suo lungo esercizio. Intorno a quel tempo Galton, il cugino di Darwin, in un 1ibro u ·cito a Londra nel 1883, veniva a que ta fondamentale affermazione. Se l'individuo non tra·mette le ue proprietà e tutte le modificazioni che il suo organi mo subisce non appaiono mai nei figli, allora vi è qualche co a di diverso che si tra mette; e questo, ben lungi dal dipendere dal ingolo individuo, e dall'apparire in esso, i con erva eterno e nascosto: comt> una radice che, seppellita dentro il terreno, manda ucces ivamente alla luce sempre nuovi gelloni. L'indi,·iduo è oltanto una effimera manifestazione; la o tanza è il germe cioè la specie, la razza. La quale, si definisce olo dalle qualità prevalenti in una lunga serie. Il von aegeli e il ~ ei mann chiarivano e diffondevano più tardi questa conchiusione: f arnoso diverme il libro del secondo, « Teoria dell'ereditarietà » u cito nel 1390. Il lamarki mo così era già di fatto caduto. Ma orprende. come dicevo, che più di dieci anni prima, cioè nel l 875 e nel 1877, gli scrittori de « La Civiltà Cattolica » ne aves ero, su terreno scientifico, già piena sicurezza; e che nel 1880 ( vol. III pagina 198) non solo trovassero anacronistico l'insediamento, nella cattedra d'antropologia dell'Università di Padova. dell'evoluzionista prof. Canestrini, ma accenna sero fin da quel tempo, alla dottrina della predestinazione del germe. 32 BibliotecaGino Bianco La razz~ si è sempre distintA La nobile e chiara fisionomia di un console romano (Scultura del Pala :zs :zs o dei Comer'1atori, Roma) Sul terreno filo·ofico una te'i utile a questo argomento sta nel « De pluralitate formarum » di S. Tommaso d'Aquino. Fin dal 1877, in piena polemica darwiniana, « La Civiltà cattolica » la mette opportunamente in rilievo. L'occasione è data dalla recensione di uno studio del Padre G. Maria Cernoldi. S. Tomma o, dice il Cemoldi, attribuisce all'uomo, come a tutti gli altri e eri terreni, il medesimo principio costitutivo. Egli, al pari delle pietre, delle piante, degli animali, ri ulta di una « forma sostanziale». Questa in lui è l'anima: principio non solo per cui il uo corpo vive ma per cui ha, fisicamente. quelle tali attitudini e quel tale aspetto. Anima e corpo, logicamente, debbono sempre considerarsi congiunti: però in tal modo che il econdo dipenda strettamente dalla prima; e non vicever a. Da ciò derivano due con eguenze :primo che ad ogni corpo corri ponde empre una. certa forma o anima. dalla quale dipende e che, e endo predestinata, dà un aspetto già anterionnente tabilito ai corpi ( come dal e.eme na ce nel colore previsto la rosa): secondo che, essendo nella realtà diversi i corpi diverse ono le anime. Le quali, pur nelle qualità loro assegnate, tutte partecipano della origine divina. Queso richiamo, da una parte si dimostrava utile affermando la pluralità delle forme, contro il volgare meccani mo dell'evoluzione, dall'altra poneva, nel modo più ortodosso, il rapporto tra le qualità fisiche e psichiche nell'ambito di ciascuna razza. Ed ecco, di anno in anno, la aggiornata Rivista, continuando a combattere la sua battaglia, utile alla scienza non meno che alla religione, contro i suoi arretrati e pretenziosi avver ari, ostenere sempre più il principio dell'origine •

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