La Difesa della Razza - anno I - n.1 - 5 agosto 1938

L'ArFIEVOLIRSDIEL SENSO DELLA RAZZA L'EDITTO DI CARACALLA IL BUONSENSO DI AUGUSTO 28 sostanziale causa che provocò tutte le altre, e con ess{ il crollo della potenza romana. La apprenderanno dunque all'Università, quei pochi tra essi che sceglieranno gli studi letterari? Così fosse! Ma all'Università si è troppo occupati nello studiare quel che al riguardo sostenne il Mommsen, o il Meyer, o Gino Segrè, oppure Aldo Segrè (tutti bei nomi italici, come si vede), si è troppo occupati nel frazionare, disintegrare, polverizzare )a cultura ... e non si ha naturalmente il tempo di risalire ai principi generali. La causa della decadenza e del crollo dell'Impero di Roma, che è poi (considerata nell'aspetto inverso) la causa stessa della nascita e della potenza di quell' Impero, rimane dunque nell'ombra; mentre di piena luce sfavillano i bei •nomi italici di cui sopra e le loro non meno italiche teorie. Eppure, si tratta di una causa semplice e chiara, fa. cilmente enunciabile e ancor più facilmente comprensihile: dell'affievolirsi, cioè, fino a scomparire, del senso della razza italica e delle sue tradizionali virtù. Non si dica che v'è circolo vizioso in quanto sosteniamo; e che l'affievolirsi del senso della razza è a sua volta e fietto e non causa; poichè nessuna tra le ragioni addotte comunemente, e neppure l'insieme di tali ragioni, vale a spiegare un fenomeno tanto complesso e profondo quale è quello della progressiva decadenza delJ"antica Roma Del resto, un esempio concreto, uno dei più clamorosi esempi che la storia di Roma può offrire al riguardo, varrà meglio cli qualsiasi disquisizione a fare intendere l'enorme importanza del fattore «razza>, nel. la parabola discendente della romanità. Vogliamo ri fc. rirci alla «Costitutio Antoniniana», cioè al famoso editto col quale Caracalla concesse, nel 212 dopo Cristo, la cittadinanza romana a tutti i provinciali - « Oh, il grande imperatore ! Oh, l'illuminato provvedimento!> - esclama la solita critica storica; e intona inni alla civiltà livellatrice dei Romani, alla missione universale di Roma ... Chiariremo in seguito quel che si debba intendere per missione universale di Roma; occupiamoci adesso dcli'« illuminato provvedimento » di cui sopra e cerchiamo di stabilirne i precedenti, le cause, le conseguenze. Dione Cassio racconta (« Stor.ia romana>, 52, 19, 6) che avendo Mecenate consigliato ad Augusto qualche cosa di simile all'editto di Caracalla ,egli non soltanto rifiutò di estendere ai provinciali i diritti dei Romani, ma dissuase Tiberio dal lanciarsi in avventure del genere. La testimonianza di Dione ha particolare valore, poichè ci proviene da un provinciale (Dione era greco, di Nicea), il quale dimostra molta tenerezza nei riguardi dell'editto di Caracalla; e sarebbe quindi assai lieto di potergli trovare un precedente così illustre come quello di Augusto. Ancor più significativa la testimonianza di Seneca, il quale nella « Apocolocyntosis > - ovvero « Zucchificazione > - -si burla di Claudio e ringrazia gli Dei d'averlo fatto moi:ire a tempo, poichè sembra che egli mcòitasse-di « veder rivestiti della toga (cioè cittadini romani) tutti i Greci, i Galli, gli Spagnoli, i Britanni ». La debolezza di Claudio è ben nota e non ci stupisce, da parte sua, un simile proposito; ma è di estrema importanza il fatto che a riprenderlo sia proprio Seneca, il quak e dalla sua origine provinciale e dalle premesse cosmopolitiche dello stoicismo da lui seguito, poteva essere indotto a considerare con simpatia um~ politica di livellamento Ma il senso della razza romana era al tempo di Seneca, ancor tanto vivo e robusto, che l'estensione della cittadinanza - cioè del distintivo fondamentale della razza - doveva sembrare ridi. colo vaneggiamento anche ad uno stoico provinciale. Gli imperatori della « gens J ulia », genuini rappresentanti della razza italica, si tennero dunque lontani - a parte il proposito di Claudio, che rimase propoBibliotecaGino Bianco Auguato. che non •olle contribuire all'imbarbarimeo sito - dalla politica di livellamento. Il primo gravissimo passo verso tale politica fu fat.to da Vespasiano, il quale esonerò gli italici dal servizio militare. Il p.rov- ,·cdimento fu, in verità, dettato da una giusta preoccupazione : quella di evitare che l'Italia fosse continuamente il campo di sanguinose lotte civili; e <l'altra parte Vespasiano era troppo buon imperatore e troppo salde erano in lui le radici della stirpe romana, perchè egli potesse prendere decisioni contrastanti con il prestigio di Roma. Ma le conseguenze dell'esenzione dal servizio militare furono, per gli italici, gravissime; poichè estraniarono dalla penisola una delle più grandi forze dell'Impero; e determinarono, a1la lunga, l'infiacchimento della razza, ~he per le virtù militari si era sempre luminosamente distinta. Comincia poi la serie degli imperatori provinciali; e la crisi si aggrava. Adriano, di famiglia spagnola, decreta l'istituzione della circoscrizione territoriale nel. le province, dando così a ciascuna di esse una forza

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==