La Difesa della Razza - anno I - n.1 - 5 agosto 1938

necessario consen·are quello che ordinò la natura, e il popolo romano dalla natura fu ordinato a imperare»: Dante, che nella unità d'Italia « giardino dell'Imp ro » riconobbe il fulcro per l'espansione della civiltà romana e cri tiana nel mondo: questa idea imperiale, come si e prim .\lfredo Oriani, ricostituisce con Vittorio Emanuele II 1unità della peni ola; que ta te sa per istente idea imperiale trasme ·a da Roma opera profondamente nel pensiero dell'eroe, dell'uomo rappresentativo - il Duce - che ha sigillato il fatto psicologico della continuità con questo grido: « oi non creiamo una Italia nuova, mettiamo l'Italia antica in marcia~; e sorge il Fa cismo, che è ancora romanità. E il 9 maggio dell'anno X 1, con la glorificazione di Vittorio Emanuele III Re cd Imperatore, i legionari del Duce, accanto al Campidoglio, levano in alto le insegne, il ferro, i cuori a salutare dopo quindici secoli la riapparizione dell'Impero sui colli fatali di Roma. BibliotecaGino Bianco Chi potrà discono cere codesta fatalità p ·icologica, ch1: nl'il'azione, nell'eloquio, nella prosa « tutta cose» del Duci.; raccoglit precisa espressione: codesta fatalità psicologica eh è una fatalità biologica; chi potrà disconoscere il destino di Roma? Riernchiamo l'apostrofe del Poeta: « Salve Dea Roma! Chi disconosccti cerchiato ha il semw di fredda tenebra, e a ltti nel reo cuore germoglia torpida la, selva di barbarie >. Per codesta fatalità meravigliosa il destino imperiale I e avverato, spezzando i più tenaci ostacoli; l'Italia imperiale pro cgue il suo cammino verso il più grande avvenire di Roma immortale. Prof. ARTURO DO r AGGIO Direttore della. Clinica neHrologicd nella R. U1tiversi.tàdi Bologna 23

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