La Difesa della Razza - anno I - n.1 - 5 agosto 1938

"Sempre la con/ wio11 delle perso11P prinripio .fu del m,il della cittade" (Dante • Paradi•o XVI) ANNO I • N. J • SPF.DIZIONE IN AHH. POS'f i\l,F. - 5 AGOSTO X\ I ··• ·.::-.-:♦ . . ...... , .. . DIRETTORE TELESIO INTERLANDI Biblioteca Gino E:s1anco IIENl! DOCUHENT!ZIONE POlE I •

ANNO t · N. t SOMMARIO s AGOSTO XVI HJ\ZZISMO ITALIANO . IL PARTITO E IL RAZZlSMO ITALIANO . T. L: PRESENTAZlONE . CRlMINALITA' EBRAlCA RAZZA E PERCENTUALE . EVOLUZIONE DELLA NOZIONE DI RAZZA. SCIENZA ARRIGO SOLMI: L'UNITA' ETNICA DELLA NAZIONE ITALIANA MELLA STORIA . LIDIO CIPRIANI: RAZZI ~.iMO . GUIDO LANDRA: LA RAZZA E LE DJFFEl~ENZE RAZZlALI . G. L: r BASTARDI . FRANCO SAVORGNAN: I PROBLEMI DELLA RAZZA E L'OPPORTUNITA' DI UN'INCHIESTA ANTOPOMETRICA SULLA POPOLAZIONE ITALIANA· MARCELLORICCI: r:REDITA' BIO:..OGICHE E RAZZISMO . EDOARDO ZAVATTABI: AMBIENTE NATURALE E CARATTERI BIOPSICHICI DELLA RAZZA ITALIANA . ARTURO DONAGGIO: CARATTERI DELLA ROMANITA' LEONE FRANZI': PUO' ESI·STEREUN RAZZISMO lN MEDICINA? POLEMICA MASSIMO LELJ: UNA QUESTIONE DI GENIO. GIORGIO ALMIRANTE: L' EDITTO DI CARACALLA ; UN SEMIBARBARO SPIANA LA VIA Al BARBARI . GIU· SEPPE PENSABENE: LA BORGHESIA E LA RAZZA . QUINTO FLAVIO: I SETTE PECCATI . L'ODIO EBRAICO PER LE ALTRE RAZZE. DOCUMENTAZIONE LINO BUSINCO: I GIOVANI E LA RAZZA ITALIANA CARLO MAGNINO: GLI EBRF.I E L'AGRICOLTURA . CONTROLLO DEL MOVIMENTO EBRAICO IN GERMANIA. Roma - Uffici: Largo Cavalleggeri, 6 - Telefoni N. 64.191 - 60.463 . ' SOCI ETA SOCIETÀ ANO 11\ì\A FIRENZE SEDENTE IN ITALIANA PER lE s TRADE . ' FERRATE MERIDIONALI CAPITALE L. 340.500.000 INTERAMENTEVERSATO• AMMORTIZZATO 7 .415.000 Biblioteca Gino Bianco

ANNO I NUMERO l 5 AGOSTO 1938- XVI I::SCE IL 5 I:: IL 20 DI OGNI lllE E UN NUMERO SEPARATO LIRE l ABBONAMENTO ANNUO LIRE 20 Direttore: TELESIO INTERLA Comitato cli reduziouc: prof. dott. GUIDO LA prof. dott. LIDIO CIPRIA I . dott. LEO E FRA ZÌ .MARCELLO RICCI· dott.LINO BUSI DI DRA • <loti. CO SCIENI! DOCUlliENTiZIONE POLEMIC! RAZZISMO ITALIANO 1 2 3 5 Un gruppo di studiosi fascisti docenti nelle Università italiane sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare ha fissato nei seguenti termini quella che è la posizione del Fascismo nei coDfronU dei problemi della razza: LE RAZZE UMANE ESISTONO. - La esistenza delle raue uma11e non è già \Ula astrazione del nostro spirito, ma corriaponde a \Ula realtà fenomenica. materiale, percepibile con i nostri aenai. Questa realtà è rappresentata da maue. quaai aempre imponenti, di milioni di uomini. aimill per caratteri fisici e psicologici che furono oredilali • che continuano ad ereditcrni. Dire che eaistono le rane umane non. vuol dire a priori che eaiatono raue umane superiori o inferiori. ma soltanto che eaiatono rane umane difJerenti. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. - Non bisogna soltanto cnrunettere che esistano i gruppi aistemalic:i maggiori. che comunemente aono chi«mati ra.ue • che aono indiridualiuati aolo da alc\Uli caratteri, ma bisogna anche ammettere che eaiatano gruppi aislematici m.inori (come per es. ! nordici, i medltencmei. i dina.riel, ecc.) individualiuati da un maggior numero di caratteri comuni. Queati gruppi coatituiacono dal punto di 'rista biologico le vere ra.ue. la eaiatensa delle quali è \Ula verità e-ridente. IL CONCETTO DI RAZZA E" CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esao è quindi bmato au alll'e conaidera&ioni che 11011i concetti di popolo • di na&ione, fondali euenzialmente au conaidermioni ato1icbe. linguiaticbe. religioae. Però alla baae delle dillerense di popolo e di nmione ataDDo delle dilfereDH di raua. Se gli Italiani aono dli.ferenti dai Francesi. dai Tedeschi, ddi Turchi. dai Greci. ecc •• 11011 li •olo percbà eui hanno \Ula lingua di-rena • una atoria diversa. ma percbà la coatituaione rauiale di questi popoli à diversa. Sono alate proporzioni diverse di rane differenti che da tempo molto cmtico coatituiacono i diveni popoli. ■la che una rana abbia Il dominio auoluto •ulle czltre, aia che tutte risultino fuse armonic«mente. aia. infine. che peniatano ancora lnaaaimilate una alle altre le diTene rcrue. LA POPOLAZIONE DEI.L"ITALIA ATTUALE E' DI ORIGINE ABJANA E LA SUA CIVILTA" E" ABIANA. - Questa popolazione a ci-riltà ariana abitcz da diversi milleDDi la nostra penisola; ben poco è rimmto della civiltà delle genti preariane. L'ori9ine degli Italiani attuali parte euenzialmente da elementi di quelle ■t ... e raue che coatituiscono • co■tituirono Il teuuto pere1111eme11te -rivo dell'Europa. E" UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. - Dopo l'inv«aione dei Longobardi non ci aono alati In Italia alll'i notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la !isonomia rauiale della nazione. Da ciò deriva che. mentre per altre naaioni europee la compo■iaione rauiale à variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle aue grandi linee, la compoaisione rauiale di oggi è la ateua di quella che era mille anni la: i quarcmtaqualtro milioni d'Jtaliani di 099i rimontano quindi nell"aHoluta maggioranza a famiglie che abitcmo l'Italia da un mille1111io. ESISTE ORMAI UNA PURA •• RAZZA ITALIANA ... - OuHto en\UI• 6 ciato non à basato aulla confusione del concetto biologico di raua con il concetto atorico-linguiatico di popolo e di na&ione. ma sulla purissima parentela di aangue che unisce gli Italiani di 0991 alle generaaioni che da mille1111i popolano l'Italia. Questa antica pu• reua di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nmiooe italiana. E" TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE 7 RAZZISTI. - Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime In Italia è in fondo del rauiamo. Frequentissimo à alalo aempre nei diaconi del Capo il rlchi«mo ai concetti di raaci. La questione del rauiamo in Italia deve euere ll'attata da \lD p\Ulto di vista pur«ment• biol09lco. aensa intenaloni filoaoficbe o religi011e. La concezione del rauiamo in Italia deve eHere eueiuialment• italicma e l'indiriuo aricmo-nordico. Ou-■ to 11011-ruole dire però inll'odurre in Italia le teorie del ramamo tedesco come aono o affermcue che gli Italiani • gli Sccmdinlrfi aono la ateua coaa. Ma vuole ■oltcmto cidditare agll Italiani un modello fisico • ■opratutto paicol09ico di raua umana che per l 5uol caratteri puramente europei ai stacca complet«ment• da tutte le raue exll'a europee. questo vuol dire elevare l'Italiano ad \lD ideale di superiore coaciensa di •• ateuo • di maggiore reaponaabilltcli. E" NECESSARIO FABE UNA NETTA DISTINZIONE TRA I MEDITEB- 8 RANEJ D"EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PABTE GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL"ALTRA. - Sono perciò da conaidercuai pericoloae le teorie che aoate119ono l'origine africana di alcuni popoli europei • comprendono in una com\Ule raaa mediterranea cmche le popolazioni aemiticbe • camitiche atdbilendo relaaloni • simpatie ideol09iche auolutamente lnammiuibili. GLI EBBEJ NON APPABTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. - Dei 9 aemiti che nel cono dei aecoli aono approdati aul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale à rimmto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ba lascialo all"infuori del ricordo di qualche nome: e del reato il proceuo di auimila&ion• fu aempre rapidiHimo in Italia. Gli ebrei rappreaenlano l"unica popolazione che non ai è mai auimilata in Italia percbà eua è coalituita da elementi rauiali 11011 europei. divani in modo auoluto datJli elementi che banno dato origine a9 li Italiani. I CABATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI 10 ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. - L'unione è ammissibile aolo nell"ambito delle raue europee. nel quale c«ao non ai d••• pculare di -rero • proprio ibridismo, dato che queste rmae appartengono ad un corpo com\Ule • differiscono aolo per alcllDi caratteri. mentre aono uguali per moltissimi altri. Il carattere pur«menl• europeo degli Italiani viene alteralo dall'incrocio con qualaiaai raaa extra-europea • portatrice di una ci-riltcli diversa dalla millenaria ci-riltcli degli ariani. BibliotecaGino Bianco

2 .. IL PARTITO E IL RAZZISMOITALIANO Il Ministro egretario del Partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle Università italiane, che hanno, sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista. Erario presenti i fascisti: Dott. Lino Businco, Assistente di Patologia generale nella R. Università di Roma; Prof. Dott. Lidio Cipriani, Incaricato di Antropologia nella R. Università cii Fire~e, Direttore del Museo Nazionale di Antropologia e di Etnologia di Firenze; Prof. Dott. Arturo Donaggio, Direttore della Clinica Neuro-Psichiatrica della R. Università di Bologna, Presidente della ocietà Italiana di Psichiatria; Dott. Leone F ranzì, Assistente· nella Clinica Pediatrica della R. Università di Milano; Prof. Dott. Guido Landra, Assistente di Antropologia nella R. Università di Roma; On. Sen. Prof. icola Pende, Direttore dell'Istituto di Patologia speciale medica della R. Uni: versità di Roma; Dott. Marcello Ricci, Assistente di Zoologia nella R. Università di Roma; Prof. Dott. Franco Savorgnan, Ordinario di Demografia nella R. Università di Roma, Presidente dell'Istituto Centrale di -lati~tica; On. Prof. Sabato Visco, Direttore dell'Istituto di Fisiologia generale della R. Lniversità di Roma e Direttore dell'Istituto 1 -azionale di Biologia presso il Consiglio .\azionale delle. Ricerchhe; Prof. ·Dott. Edoardo Zavattari, Direttore dell'Istituto di Zoologia della R. niversità di Roma. :\ lla riunione ha partecipato il Ministro della Cultura Popolare. Il Segretario del Partito, mentre ha elogiato la ·precisione e la concisione delle te~i, ha ricordato che il Fascismo fa da 16 anm praticamente una politica razzista che consiste - attraverso l'azione ~elle istituzioni del Regime - nel realizzare un continuo miglioramento quantitativo e qualitativo della razza. Il Segretario del Partito ha soggiunto che il Duce parecchie volte - nei suoi scritti e discorsi - ha accennato alla «razza» italiana qua· le appartenente al gruppo così detto degli indo-europei. Anche iri questo campo, il Regime ha seguìto un suo indirizzo fondamentale: prima l'azione, poi la formulazione dottrinaria, la quale non deve essere considerata accademica, cioè fine a se stessa ma come determi1ante una ulteriore precisa azione po- , . . litica. Con la creazione dell'Impero la razza italiana è venuta in contatto con altre razze; deve quindi guardarsi da ogni ibridismo e contaminazione. Leggi « razziste » in tal senso sono già state elaborate e applicate, con fascistica energia, nei territori dell'Impero. Quanto agli ebrei, essi si considerano da millenni dovunque e anche in Italia come una « razza » diversa e superiore alle altre ed è _notorioche malgrado la politica tollerante del Hegime, gli ebrei hanno in ogni nazione costituito - coi loro uomini e coi loro mezzi - lo tato maggiore dell'antif a- · sc1smo. 11Segretario del Partito ha infine annup· ciato che l'attività principale degli istituti di cultura fascista nel prossimo anno XVII sarà l'elaborazione e diffusione dei principii fascisti in tema di razza, principi i che hanno già sollevato tanto interesse in Italia e nel mondo. Biblioteca·GinoBianco

/ nesta rivista nasce al momento giusto. la prima fase della polemica razzista è e insa, la scienza si è pronunciata, il Regime ha proclamato l'urgenza del problema. Si può fare qualche cosa di utile chiarendo agli Italiani non i termini di una dottrina, che a trovato ormai la sua più semplice ed efficace formulazione, ma la sua irrevocai e necessità e la sua vasta portata. Con la conquista dell'Impero, con l' assu,~1,ione, cioè, di sempre maggiori responsabilità storiche, l'Italia deve dare al problema razàale la preminenza che gli spetta sia dal punto di vista strettamente biologico, sia da quello del costume. L'Italia di ieri, rimorchiata da forze estr.anee al suo particolare genio verso compiti estranei alla sua vocazione, poteva ignorare il razzismo e giudicarlo anacronistico; non potrebbe l'Italia fascista rifiutarsi di considerare e di af fermare se stessa come potente e sicura unità razziale nel momento in cui numerose genti diverse sono passate sotto il suo dominio ed esigono una ferrea sistemazione gerarchica nel quadro dell'Impero; mentre un razzismo antichissimo ed aggressivo, il più feroce e delirante razzismf>teologico, l'ebraismo, minaccia apertamente la società umana e tenta di asservirla ai suoi inammissibili fini, con la complicità di popoli e di partiti miseramente corrotti. L'intima logica del Fascismo porta all'esaltazione del concetto di razza; e, più che del concetto, dei valori concreti della razza, valori biologici ed etnici, sangue e genio, coi quali si costruisce in concreto l'avvenire del popolo italiano, nella immensa impresa che Mussolini conduce: restituire all'Italia il suo volto, la sua forza e la sua missione nel mondo. Questa rivista, pur avendo stretta unità di concezione e di ispirazione, si divide in sezioni, quanti sono i settori nei quali il razzismo italiano condurrà la sua opera: scienza, documentazione, polemica. Noi divulgheremo qui, con l'aiuto di camerati studiosi delle varie discipline attinenti al problema, i concetti fondamentali su cui si fonda, la dottrina del razzismo italiano; e dimostreremo che la scienza è con noi; perchè noi siamo con la vita, e la scienza non è che la sistemazione di concetti e di nozioni nascenti dal perenne / luire della vita dell'uomo. Anche la scienza ha la sua morale, ed è una morale umana. Noi faremo della documentazione; la quale ci darà modo di dimostrare quali sono le forze che si oppongono all' a/ f ermazione d'un razzismo italiano, perchè si oppongono, da chi sono mosse, che cosa valgono, come possono esser distrutte e come saranno distrutte. E faremo, infine, della polemica. Vale a dire combatteremo contro le menzogne, le insinuazioni, le de/ ormazioni, le falsità, le stupidità che accompagneranno questa affermazione fascista dell'orgoglio razziale, questa liberazione dell'Italia dai carati.eri remissivi che le furono imposti, questa superba restituzione del suo vero volto per tanto tempo ignorato. La polemica sarà il sale nel pane della scienza, quindicinalmente spezzato. Ci assiste, in questa impresa, la volontà mussoliniana di << tirare diritto »; la solidarietà del Partito, che ·già sviluppa una risoluta azione attraverso la sua potente e precisa organizza::ione centrale e peri/ erica; e l'orgoglio di razza, che è « chiara onnipresente coscienza di razza ». T. I. 3 BibliotecaGino Bianco

LI e I e o EGIZIAHO E 8 R E O ETIOPICO ASSIRO SUDANESE lAo.che tra le raue minori la differenza tra i varii popoli di un~ steuo gruppo etnico è viva fin dalla più remota antichità. I pittori eguiani, per esempio, dopo di aver riprodotto !e caratteristiche fisiche di ciascun tipo lo colorivano secondo una scala di toni che corrispondeva a una vera e propria clauificcnione di razza: rouo per gli eguiani, giallo per gli asiatici, nero per gli africani e bianco per gli uomini del aettentrione. In questo fregio decorativo, che gli archeologi fanno ri9alire a 1300 anni avanti l'era cristiana, stilano i campioni delle rane che componevano la popolazione stabilita nel l'antico Egitto, all'epoca dei Faraoni. 1 GLIEBREICONCORRONO I QUOTAPIUALTA Al SEGUENTIDELITTI 1. Usura (Disonestà nel credito) 2. Bancarotta , . . . . . . . 3. frode . . . . . . 4. Diffusione della lettera tura oscena, oltraggio al pudore 5. Ricatto . . . . . . . . 6. Renitenza agli obblighi mllltari . . . . . . . . . - 7. Trasgressioni agli obblighi derlvanti da sentenze giudiziarie 8. Falsificazione di documenti . 9. Offesa, calunnio . . . . . IN ) Germania Austria Ungheria ) Germania Austria Ungheria l Germania Austria Ungheria Olanda ( Germania ? Olanda ~ Germania i Ungheria ~ Germania Ì Austria Germania Austria ? Ungheria i Germania Ungheria ~ Germania Olanda DI TANTE VOLTE 29,05 75,45 4,88 12,62 8,79 28,20 2,04 3,27 4,02 2,02 2,04 5,01 1,61 1,45 2,16 '1,59 2,01 2,22 2,07 2,33 1,68 1,31 1,61 Dall'opera dell'ebreo A. Ruppin, < Gli Ebrei d'oggi> pubblicata da Bocca nella traduzione degli ebrei Dante Lattes e Mosè Beilinson, con una introduzione filoebraica del prof. Enrico Morselli, riproduciamo quèsli quadri statistici relativi alle qualità etiche degli Ebrei secondo la disposizione alla criminalità, in raffronto alla criminalità dei· non ebrei. Il Ruppin, ebreo, dice: < La criminalità degli ebrei è stata negli ultimi anni oggetto di molte indagini, il c.ui risultato fu la constatazione che essa è bensl diversa, ma nient'affatto maggiore di quella dei cristiani >. 4 Biblioteca Gino Bianco I NONEBREICONCORRONO IN QUOTAPIÙALTA Al SEGUENTIDELITTI 1. Resistenza all' autorità delle Stato . . . . . . . . . . 2. Ratto . . . . . . . . 3. furto . . . . . . . 4. Infrazione ai regolamenti sull'ordine pubJ,lico . . . . . 5. Danni materiali . . . . . . 6. Assassinio {omicidio premeditato) . 7. Incendio doloso ( e attentati alle ferrovie) . . 8. Lesioni (anche con esito letale) 9. Aborto . . . . . . . . . IN l Germania Austria Ungheria Olanda l Germania Austria Ungheria Olanda l Germania Austria Ungheria Olanda l Germania Austria Ungheria Olanda I l Germania Austria Ungheria Olanda ) Germania Austria Ungheria ( Germania ? Austria Ungheria l Germania Austria Ungheria Olanda ) Germania Austria Ungheria DI TANTE VOLTE 3,63 1,60 2,56 2,18 5,55 8,73 7.43 15.83 2,84 1,66 1.87 1,90 2,00 3,30 2,91 1,59 4,55 7,43 1,97 2,52 4,33 2,22 3,01 2,67 1,45 4,07 2,55 3,29 3,24 1,95 1,19 1,25 4,42 Vediamo in che consiste questa diversità. Dall'esame dei due quadri qui riprodotti - relativi alle popolazioni di Germania, Austria, Ungheria ed Olanda, e agli anni 1903-06 per la Germania, 1898-1902per l'Austria, 1904 per l'Ungheria e 1902 per l'Olanda. risulta evidente che i delitti più infamanti e volgari sono particolari degli ebrei. Il Ruffin, ebreo, giustifica i reati di frode con la < scaltrezza maggiore degli ebrei>. La diversità fondamentale della criminalità è, per noi, un'altra prova della diversità etnica delle due inconciliabili razze

1Rl1'ZZ1' ]E ]P•]E]RCl[]EN1r1Au.]L]E Gli ebrei italiani e non soltanto italiani stanno afferrandosi in questi giorni a una specie di tavola di alvezza: le dichiarazioni di Mussolini a Ludwig nei colloqui svoltisi nella primavera del 1932. Fermiamoci sulla data: 1932. Da allora molti avvenimenti sono accaduti nella storia dell'Italia e del mondo: è inutile enumerarli ma uno di e i li ovrasta tutti: il nuovo impero di Roma. E il econdo è che l' antifasci mo mondiale è di pura marca ebrea. Prendiamo ora il libro a pagina 73 ed e aminiamo attenta1nente quanto vi è detto ·enza dimenticar~ che il Ludwig è un ebreo. "Naturalmente. dice Mu olini, non e i te una razza pura,. nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici n1escolanze deriva spe so forza e bellezza a una nazione ". Come si vede Mussolini non porta con queste dichiarazioni, ne sun ecchio d'acqua al mulino giudaico. Razze pure nel enso letterale e arcaico della parola non esi tono più, è vero, ma esistono cjò non di meno delle razze nettamente individuate nei loro caratteri somatici e morali. Quanto agli incroci, Mus olini li ammette purchè iano "felici" e anche in questo ca o olo "~pe o" non " empre" i hanno liete con eguenze. • Mussolini continua: "Razza: questo è un sentimento, non una realtà; BibliotecaGino Bianco il 95 % è sentimento". Anche qm . 1 giudei non possono cantare vittoria. A parte le percentuali ·aggiunte dal giudeo Ludwig, rimane il fatto che la razza esiste sotto l'aspetto biologico e quello sentimentale, cioè spirituale: poichè anche il sentimento è una realtà. ella stessa pagina egue una nota polemica contro il razzi mo nordico e i comprende perchè e so partiva nei suoi luminari del ~ecolo corso da una svalutazione della razza italiana. "L'orgoglio nazionale non ha affatto bi ogno dei "deliri" di razza". Si può confermare. Deliri di razza, no (il delirio è manicon1iale), ma " coscienza " di razza, ì. I ei "Colloqui" era detto che l' anti emiti mo non e i te in Italia. Allora 1932. Ma da allora ad oggi è orto il " emiti mo" nel mondo e in It~lia. Che ci ~iano tati degli ebrei patriotti e fa ci ti, è veris imo, ma è altrettanto vero che ci ono stati ebrei antitaliani e antifa ci ti. Non fu pronunciata dall'ebreo Treves la fra e tremenda: "il pro imo inverno non più in trincea"? Anche in que ta que_stione delle razze, vi è nel pen iero di Mu olini, al di opra delle nece ità tattiche .di governo, una coerenza fondamentale ed è quindi perfettamente inutile che gli ebrei italiani mandino a memoria la pagina 7 3 del libro di Emilio Ludwig, che i chiama vicever a Coen. 5

• La differenza di razza è un concetto che ai confonde colle origini dell'umanità, come appare da questi due gruppi di uomini primitivi che scendono in EVOLUZIONE DELLA La nozione di razza ha una storia antica quanto quella degii uomini. Anzi, va più oltre e si perde nelle profondità della preistoria; poichè i primitivi delle caverne - come recenti scav• hanno dimostrato - tenevano conto, nell'effigiare le figure umane ritratte _nei loro...rozzi ·dipin: ti, delle diversità razziali. Interessanti sono, .a questo riguardo, le grotte d1 Mir.ateda, presso Albacete, nella "Spagna; e quelle di alcùne località dell'Africa del Sud, abitate nei tempi antichissimi dei Boscim::mi. I primitivi delle caverne Le ligure umane el~1giate sulle pare-ti d1 tali grotte hanno le stesse caratteristichè fisiche quando il soggetto della pittura è pacilico, ma se si tratta di scene· guerresche, i tipi fisici dei due pentiti si differenziano nettamen. te; il che dimostra che le diversità razziali suscitavano una profonda impressione nelle rozze menti dei primitivi. La civiltà egiziana ci offre una documentazione assai più completa. Celebri le pitture del tempio di Abido, edificato sotto la 1ga dinastia, cioè 1300 anni avanti Cristo: esse raffigurano alcuni tipi razziali ben differenziati, or.che p~r il colore. Nelle pitture che omano la tomba d: Menoptah I si sono rilev:iti ben 12 tipi razziali. Eva, il serpente e la razza 6 Le µnme tesllmonic:m2:c sçriue · sun esistenza di une nozione di raZZ(I ci sono fornite dalla Bibbia. Nel libre della e Genesi >, ove si parla di Eva e del serpente, è detto: e Farò nascere l'odio fra te e la donna, fra la tua razza e la sua raua >. 11 termine ebraico qui usato è e Zera >, che significa propriamente semenza. Sempre nel libro della e Genesi >, si parla di razza a proposito della storia dell'arca di Noè; e· si usano i termini di e bassar > (che vuol dire carne) e di e leminah > (che significa genere o specie). Ancor più precisa -è la dèfinizione di razza che, nello stesso ,libro. vien data· a proposito dei Biblioteca Gino Bianco figli di Noè. Il termine usato è questa volta e iey >, che la Vulgata traduce < insulae gentium >; le razze vengo no qui infatti considerate come isole disseminate sulla terra. Nasce cosl il concetto di segregazione razzista, imporfantissimo per comprendere la storia degli ebrei Razzismointransigentenella Bibbia Dal concetto di segregazione si passa facilm-e:ite a quello di ostilità contro le oltre razze. Nel « Deuteronomo >, infatti, si legge: e Voi sterminerete tutti i popoli che il vostro Dio deve lasciare in vostra balia>. Nel libro di Esdras si giunge al vero e proprio razzismo intransigente. Vi sono rigorosamente proibiti i matrimoni con donne d'altra genti, vi si prescrive di fare il censimento .di coloro che sposano donne straniere e di scacciare tali donne e i loro figli: e Non date le vo~tre figlie ai loro figli, non prendete le loro figlie per farle sposare ai vostri figli, e non cercate mai la loro pace nè la loro prosperità>. Omero e Aristotele Anche l'anttchita classica s'interes.;ò al problema della .razza. Omero, Erodoto, Aristotele, ci danno - indicazioni preziose al riguardo. La teoria degli autoctoni, cosl diffusa nell'antichità e madre di tante leggende, è una riprova dell'importanza che allora si attribuiva alla nozione di razza. E' interessante sapere che proprio dolla lingua italiana la scienza moderna ha importato il vocabolo rana. per la cui origine prima sembra si debba risalire al latino radix. · Buffon e il "colore del clima" Per molto ~empo, gli scienziati moderni usarono questo termine in significati piuttosto imprecisi e ~oggetti a

I NOZIONE DI RAZZA guemr. riproduzione di pitture rupeatri emtenti nella ccnema paleolitica di Minateda. nella ponncia di Albacete. . in Spavna. notevoli oscillazioni. Buffon, per esempio, riteneva che soltanto il clima avesse agito sulle differenze razziali, e affermava che e l'"uomo, bianco in Europa, nero in Africa, giallo in Asia e rosso in America, non è che lo stesso uomo tinto dal colore del clima>. L'altro grande naturalista, Linneo, non parla mai di razza, ma di specie. Il primo che usò il termine di razza in senso rigorosamente antropologico fu Kant, il quale definl la razza ·come una varietà costante, fis~ata dall'azione del clima, capace di perpetuarsi e di mescolare i propri caratteri con quelli di altre razze. Il trasformismo A questa relati va fissità razziale reagl il tedesoo Blumembach, dando origine alla teoria del trasformismo, che mette in partioolare rilievo la capacità che le razze hanno di acquiatare, ne) corso della loro storia, nuovi caratteri e di trasmetterli per via ereditaria. La scienza contemporanea considera la questione della razza sotto aspetti molto diversi, che dipendono, più che della diversità dei metodi scien.tllici sqguiti, dalla note- -.-ole distanza dei punti di vista. Gli scettici del razzismo Vi sono gli scettici della razza, come il Topinard. il quale afferma che la razza non è che un'astrazione della nostra mente. Sotto i nostri occhi vi è un'umanità in continua evoluzione, i cui caratteri fisici sono soggetti ad infiniti mutamenti: fissare questa evoluzione nel tempo e nello spazio, attribuendo alle diverse razze qualità distintive costanti, sarebbe - secondo il Topinard e i suoi seguaci - un vero e proprio arbitrio. Vi sono i mistici della razza, che dalle diUereilze fra una r<JZ%Cl e l'altra inferiscono la superiorità di una razza su tutte le altre. Si citano abituamente gll studiosi gerBiblioteca Gino Bianco manici come antesignani di una tale teoria. ma è inte ressante sapere che furono proprio due francesi (Il) - il Gobineau e Philorète Chasles a farsene apostoli fra i primissimi. L'intesa cordialesu basi razziste? Entrambi sostengono il primalo della razza ncrdica; il secondo ha una particolare predilezione per la Gran Bretagna, che egli definisce e Terra classica del coraggio morale>. (L'intesa cordiale su basi razziste? Chi }"avrebbe creduto?). . Ma i veri e propri teorici del· razzismo contemporaneo sono, come si sa, gli studiosi germanici, tra i quali è appena necessario citare Rosenberg. GrandEr scalpore ha fatto nel 1926, la traduzione francese del libro di un razzista americano: e l1 declino della grande razza > di Madison Grant La cgrande-razza>, per il Grant. è quella bianca, o più particolarmente quella anglo-sassone, in nome della quale egli lancia un grido d'allarme. Il Grant afferma che la Kl2:%a si trova alla base di tutte le manifestazioni della società umana e mette in rilievo l'importanza, per la determinazione dei vari tipi razziali, delle misurazioni cefaliche. ...con buona pace dei francesi Alcuni studiosi francesi tentano, per evidenti ragioni polemiche, 'di rovesciare il problema; e - come, ad esempio, il Le Fur - affermano che la nozione di razza è eUetto e no.n causa, cioè che un popolo si i:ioonosce unito da nnooli razziali solamente quando la storia e la cultura hanno creato le vere basi della sua unità. Il che, con buona pace della e scienza> francese, è smentito dai fatti, dei quali l'esposizione che precede può avere dato, pur nel suo schemallismo, qualche barlume. 7

• se1enza L'UNITÀ ETNICA DELLA NAZIONE ITALIANA NELLA I. - Quando, sotto l'egida di Roma, garantite ormai la ·upremazia e la pace nel Mediterraneo, dopo le guerre puniche, i Yennc formando uno stabile equilihrio politico della peni~ola italiana, fino allora convolta da emigrazioni, da guerre e da conqui te di genti varie e di cordi, si aniò anche rapidamc11te l'unione e la fu ione delle stirpi italiche_ ormai tutte a,·viate verso le nuove forme civili. Liguri. Etruschi, Uml,ri. O ·ci, Celti, Veneti, Siculi o Greci. che tante volte. tra le vicende dei popoli, avernno sentito l'e igenza di quella unità f> l'ave ano tentata. più o meno con apevolmente. con maggiore o minore fortuna, ora, riconosciuto il predominio di Roma. come la ola base sicura per una durc\ole unione, affrettavano il moto ormai a,·anzalo della fusione. La guerra sociale rivelò il cammino compiuto da que·Lo movimento, e, fin da allora. nel primo ·ecolo avanti l'era cri- _tiana, in una età veramente decisiva per la storia della ci- ,·iltà. si formò l'unità fondamentale della nazione italiana. rimasta poi salda nei ecoli. La creazione dell'Impero, nei tempi di Ce are e di Augusto. drlle a Roma una nuova potenza, una nuova mi-. ione. una nuorn struttura; ma nulla tol e all'unità etnica e politica della penisola italiana, che restò integra. con la trelta fratellanza delle stirpi italiche. legate nella comune civiltà ariana e mediterranea, oltrechè coi privilegi che aarantivano all'Italia. di fronte alle altre regioni dell'Impero. una situazione ingoiare 1d diritto di cittadinanza, nel i tema delle imposte, nel po·- :-e.oso e nella trasmi ione dei fondi. nelle forme dei contratti. L'Italia, anche di fronte all'Impero, continuò a restare una organica unità geografica, etnica, giuridica, nettamente diffe. renziata da ogni altra regione e da ogni altro popolo, ed ehhe fin da allora il suo confine torico sulle Alpi Occidentali. 5ulle . \lpi Centrali e sulle Alpi Orientali; ebbe fin da allora il uo confine storico verso i tre mari, che nettamente la limitaYarro, con le grandi isole tirrene, Sicilia, Sardegna e Cor ·ica, e coi minori arcipelaghi del Tirreno, del Ionio e dell'Adriatico, tutti ricono_ciuti come parti integranti dello sviluppo e della difesa della penisola. 8 BibliotecaGino Bianco STORIA ella vasta e diligente descrizione dell'orbe romano, com· piuta da Plinio, Ja descrizione dell'Italia è particolarmente curata, con rilievi che ri pondono ancora alle caratteri tiche etniche e mora I i delle ,·arie regioni italiane; e que:-ta de crizione si chiude con un molto altamente ianificativo, che riflette intera l'unità geografica, etnica, morale, ammini·Lrativa delJa penisola, e rfrela fin da allora l'auto11omia biologica r spirituale della nazione italiana: haec e t Italia Diis sucra. on dunque Roma, o una regione della penisola; ma ritalia. nella sua organica compiutezza, creatrice dell'Impero. per 1111a m1 ione ·torica, con acrat~ agli Dei. Il. - Il fondo etnico delJa popolazione italiana risulta. <la quei tempi. ormai formato; e, e ·i eccettuano le conseguenze delle inva ioni germaniche, tra il terzo e l'oua,,o ecolo d. C.. non ebbe da allora vero turbamento. ulla ha e di remote ·stirpi mediterranee, già an-iate alla civiltà. i erano :-ouappo tl' le !>tirpi arie . .succedute. i nelle in\'asioni, e ~i era formata. nella varietà delle schiatte, una unità fondamentale anche etnica. I pochi re idui di elementi libici o fcn;ci erano stati traYolli dalle stirpi autoctone o opraYvcnulc. Liguri, Etru!:ir-hi. Umbri, Celti. Greci, insieme con gli altri gruppi etnie-i. non forma ano ormai che varietà ~ingolari di regioni e di genti. i era formata una fraternità ~Pirituale, una lingua comune. un costume fondamentalmente uguale. un ~ i ·tema giuridico uniforme. nche le linee della aggregazione eln;ca erano ormai qua i identiche in tutte le regioni italiane, e ·i disting:.1evano da quelle di altri pae i: un sistema di cillà. collocate con grande frequenza nel territorio e costituite nel municipio; intorno alle città, nel giro della pertica municipale, un :-i.tema di pagi (circo crizioni rurali), con un capoluogo e con villaggi e centri colonici. Le eia j della popolazione, di tinl più che altro per il po es o di onori pubblici o di ricchezze, erano dovunque imili: ottimati, liberi proprietari o mercanti. artigiani. coloni o -en·i. Stava per tendersi ormai, ·u ll'antica varietà politei tica. una unica religione rivelata. )1a. nelle travolgenti fortune, il nerbo della popolazione,

L'allegoria della Dea Tellus, raffigurata nella decorazione scultorea dell'Ara Pacis Augustae formato dai legionari che avevano comhattuto e creato un vasti 5imo Impero, si era indebolito. Gli Italiani abbandonavano la milizia ed erano sostituiti da barbari assoldati per la difesa dell'Impero. Sopravveniva, nel terzo secolo, una profonda e insanabile. crisi economica, che pareva volesse travolgere la civiltà. Le invasioni germaniche, trattenute per parecchi secoli, si gettavano sul mondo romano e lo sconvolgevano. L'Impero d'Occidente cadeva, e si formavano i regni barbarici. Anche l'Italia formava un regno, prima sotto Odoacre. capo di varie stirpi di venturieri germanici, Eruli, Sciri, TurciJingi; poi coi Goti sotto Teodorico e Atalarico: finalmente dopo la breve riconquista di Giustiniano. sotto i Longobardi, che, non avendo potuto occupare tutta la penisola,ne cagionarono lo smembramento. È difficile valutare, sia pure approssimatiYamente. il nuovo fattore etnico, che si sovrappone all'antica popolazione della penisola. Già dal terzo secolo, seguendo una politica instaurata dagli imperatori, si erano avuti numerosi stanziamenti barbarici: l'esercito romano era costituito ormai, in prevalenza. da barbari. Più tardi Je invasioni portarono sulla penisola alcune masse di Germani, con donne, vecchi, fanciulli e servi, in forma di migrazione. Sembra che gli Ostrogoti, che invasero l'Italia sotto J'a guida di Teodorico, verso il 489 d. C., formassero una massa di circa cinquecentomila per ona, e i Longobardi, che li seguirono quasi ottanta anni dopo, in formazione abbastanza simile, fossero in numero alquanto minore: circa trecentomila. Più -tardi, anche per le nuove conquiste barbariche. non si ebbero migrazioni di popoli: la conquista franca recò in Italia un certo numero di famiglie dominanti, assunte nei feudi, ma non veri stanziamenti stranieri. Così gli imperatori della casa sassone o sveva. Nè notevoli stanziamenti si ebbero nelle altre parti della penisola. La conquista araba della Sicilia, nel corso del secolo IX, costò molto sangue e portò anche un certo numero di dominatori; ~a si sa con preéisione che le città sicule serbarono integre le loro popolazioni, e le campagne non videro BibliotecaGino Bianco mutate le braccia lavoratrici. Così la conquista normanna. sulla fine del secolo XI, fu opera di arditi condottieri venuti dal nord, m schiere folte, senza dubbio, ma non molto numero::;c: quei valorosi guerrieri i vafsero soprattutto delle popolazio11 i locali, cittadine e rurali, nel lungo cinquantennio delle loro imprese, fav'orendone le aspirazioni o formandone una salda organizzazione; ma non mutarono il fondo delle stirpi autoctone. Se la popolazione d'Italia, ai tempi d'Augusto, può esserr calcolata a circa dodici milioni, anche ammettendo qualche posteriore assottigliamento, è chiaro che essa non potè subire dalle invasioni che una modesta modificazione nella sua organica struttura. III. - Profonda invece fu la scossa morale portata da quelle vicende sulla popolazione italiana, che, nelle agiatezze delle forme civili e nella superiorità ide_ale del cristianesimo, si era disavvezzata dalle armi e aveva dovuto subire le violenze degli invasori. Sotto la scossa, anche gli Italiani ripresero l'uso delle armi, e si prepararono un'altra volta a mettersi in grado di forgiare i propri destini. La nuova organizzazione ebbe per base le città, particolarmente numerose in Italia. Tra il secolo IX e il secolo XI. con una nuova disciplina militare si forma il Comune; e, col Comune si prepara la rinascita delle forze civili, pronte a creare il grande fenomeno italiano del Rinascimento. In questo periodo, si compie, infatti, la fusione dei varii elementi sopravvenuti, i quali si saldano sul tronco dell'antico tipo romano, rimasto fondamentalmente integro; e ne nasce il nuovo tipo romano-italico, con le sue caratteristiche spiccatamente nazionali, destinato a compiere lo sforzo titanico della rinascita e a creare, con una anticipazione di qualche secolo sugli altri paesi, le forme della civiltà moderna. Col sorgere dei Comuni, si afferma l'egemonia del popolo italiano, che, nelle guerre, nei commerci, nelle banche, nel pensiero, nelle lettere, nelle arti, raggiunge un primato universalmente riconosciuto. Gli Italiani percorrono con fortuna tutti i 9

Alti personaggi romani, dai tratti schietti e severi, effigiati nei bassorilievi dell'Ara Pacia pae~i d'Europa e del Mediterraneo: cliffondono il nuovo pen· siero civile; stringono i rapportì di commercio con le città della Francia, delle Fiandre. dell'Inghilterra e della Germania: in egnano le prime forme del credito bancario; portano o un· que gli e empi più perfetti dell'architettura e delle arti figurative: danno vita e ordinamento alla cultura scientifica, creando. in forme tipiche, gli i tiluti univer itari; organizzano. nelle corporazioni, le forme più perfette del lavoro; sulle ba i dello tudio de] diritto romano, creano il diritto comune. che. accolto in tutti i pae i civili, diventa la ba e del diritto civile moderno. Una uperl:ia schiera di santi, di guerrieri, di pensatori. d'artisti. di cienziati, di viaggiatori, tutti con nome italiano e con caratteri chiettamente e tipicamente italiani. lavorano tenace· mente a creare la nuova toria. a formare una civiltà più per· fettn e più degna, a dar vita a un nuovo ordinamento ci\·ile e ad un nuovo pensiero e una nuo a civiltà. Pur nel rispetto dell'univcr ali mo, determinalo dalle I?randi i tiluzioni dell'epoca, l'Impero e la Chie a, e pure nei contra::! i delle città e delle regioni. spes o in di cordia. si afTerma \·i,·o cd energico il sentimento nazionale, che uona nei proclami della lega lombarda. si e·prime negli incitamenti a !-Cacciare lo lraniero (come nella lettera dei Fiorentini per la lotta contro Enrico VII) e prorompe anguinoso nei Ve pri ~iciliani. 1e un elemento etnico di qualche rilie o ,·iene in que lo periodo. tra il secolo XI e il ecolo X I. a turbare. in qual ia--i modo. la razza italiana. che opera inces antemente ·per il pro· gres o della civiltà. Essa ha raggiunto le ue forme tipiche n I linguaggio, che ha as unto i caratteri di lingua letteraria e ha prodotto i sublimi capolarnri della letteratura del Trecento f' del Quattrocento; nell'architettura e nelle arti figurative. do e il genio italiano raggiunge una perfezione insuperata; nel peniero religioso e filosofico, dove l'e empio <li S. France'-co e l'in egnamento di S. Tomma o d'Aquino aprono la via agli ardimenti del pensiero moderno fino ai prodigi di Leonardo da Vinci e dei filosofi del Rina cimento; e così in ogni altra e pre - :-ione del pensiero. I diplomatici. i viaggiatori, gli architetti. 10 BibliotecaGino Bianco i predicatori. i mt!rcanti. i docenti italiani. in ogni pae:-e d'Eu-. ropa. ono chiamali, accolti, riconosciuti ri peltati o av.ver· ati. La buona razza romano-italica sparge a piene mani il eme del la ci iltà e lascia, in ogni campo, mirabili segni del suo pa5 aggio. Essa ha, fin da allora, caratteristiche inconfondibili. ed è da tutti fa ciimente identificata e distinta. Il predominio pagnolo in Sardegna e in S~cilia il dominio angioino a 1 apoli non portano che qualche famiglia di feudatari. di ignori o di oldati esteri; ma nulla spostano nella com· pagine della razza. Co ì nes una modificazione sostanziale si compie per l'ingres o nella peni ola di gruppi albanesi, portati ulla ponda adriatica o in Sicilia, o di gru.ppi lavi, accolti nellt regioni orientali d'Italia, per e ere salvati dalla barbarie turche ca. Que ti elementi e tranei, anche con ervando la loro indh·idualità e la loro lingua. non tardano ad adattar i al nuovo ambiente e. in ogni modo, non feriscono la natura tipica della razza. Gli stessi elementi israeliti, rimasti nel seno di talune no~tre città o opravvenuti, per po lamenti ucce sivi, dalle \ arie regioni dove erano per eguitali. trattati ulla ha e della condizione giuridica dello traniero, e perciò amme i e ri petlali. con crvano la loro tipica individualità. senza nulla influire •u Ila razza indigena. che mantiene integri i uoi caratteri biologici ed etnici. I . - \1a intanto, anche otto influ so ed e empio italiano, si formano i grandi tali lranieri, Francia e Spagna, più tardi Au!-tria e Germania; e questi Stati anelano al predominio ul1 Italia. giudicata il paese più ricco, più civile, ma militarmente più debole. Il giudizio era esatto. Cominciano le calate degli e erciti lranieri. ~ l'Italia perde la sua autonomia e, in parte, le sue ricchezze e il suo plendore. ~la la razza, anche aduggiata, rimane intatta. Subi ce i saccheggi degli e erciti stranieri; è turbata da ·forti epidemie, che devastano i centri urbani più popolosi; è ·condannata a soppor· tare il dominio e l'amministrazione di funzionari spagnoli o au triaci, che la depauperano; è costretta a guerre continp~

. i .. '. . " .. ' e-.. ... Fregio decorativo dell'Ara Pacis: Augusto, preceduto dai Littori, e la famiglia imperiale tulle per interessi estranei, e a dare a queste guerre, otto bandiere altrui, i suoi capitani migliori e i suoi figli più numerosi e più scelti. Ma, nella decadenza, sollo il predominio straniero, -i preparano lentamente le forze della resurrezione. \Ientre. a ca,·aliere delle Alpi Occidentali, si delinea lo tato nazionale e la dinastia, che dovranno operare politicamente per questa resurrezione, si compie in Italia, nel secolo XVIII. una profonda rivoluzione, la rivoluzione delle Riforme, che rivela integre. giovani, fresche le forze della razza, la quale dovrà compiere, nello spazio di circa un secolo, il titanico forzo del Ri orgimento. La popolazione delle città e delle campagne è in rapido aumento; le industrie e i commerci riprendono vigore; i I genio della stirpe si rivela nelle invenzioni più originai i, che preparano il trionfo della scienza e della meccanica in Lutti i campi dell'attività umana; il lavoro italiano, nell'architetlu· ra, nelle arti, nelle grandi opere pubhliche. ritorna a diffondersi nell'Europa e nel Mediterraneo con impelo meraviglioso. Il trionfo delle armi napoleoniche ribadi~ce le catene della servitù straniera. ma _parge un gran lievito di libertà e insegna un'altra volta a lutti gli Italiani il valore delle armi per la difesi. della indipendenza e della civilità. Quel popolo. che . pareva sonnolento, abbietto e ervile, già ulla fine del secolo XVIII, si mostra capace delle reazioni sanguino e delle Pasque Veronesi, delle rivolte di Vare~e, di Binasco e di Pavia, delle oscur~ ed eroiche gesta artifrance i del « lazzaroni » na· polelani. Poco più tardi, organizzato nelle schiere napoleoniche, partecipa largamente, con sangue generoso. alle vittorie sull'Austria e alle guerre della Spagna, e compie i prodigi del la Moscova e della Beresina. L'indipendenza e l'unità italiana, da allora, diYentano l'esi• genza storica e quindi la realtà p,iù rilevante dell'Europa del secolo XIX. Ma, costituita questa unità e questa indipendenza. e rivelata in pieno l'energia .della razza italiana nel rapido aumento della popolazione, l'Italia vede, per circa un cinquantennio, per esigenze di vita e di lavoro, il grandioso fenomeno BibliotecaGino Bianco della emigrazione continentale, mediterranea e lran oceanica. che depaupera la ·ua popolazione di un mezzo milione circa di unità ogni anno e che le guadagna l'attributo significatirn di « grande proletaria ». Ma già i nuovi tempi sono maturi. La guerra libica, la guerra mondiale rivelano le irtù del popolo italiano. ella guer· ra mondiale, combattuta con prodigi di valore, cadono 670 mila combattenti; ma, a differenza di ciò che avviene per gli altri %rciti dell'Intesa, si tratta del più puro sangue nazionale. elle trattative <li pace di Parigi, l'Italia i presenta come la nazione etnicamente più fu a d"Europa. quasi immune da elementi ·tranieri (lc1 percentuale delle così dette minoranze na· zionali ·traniere, investite nel territorio, anche dopo l'acqui. lo delLt\lto Adige e delle zone orientali, non raggiunge il ;1 rk ). Sorge il Fa cismo col ·uo impeto rivoluzionario e con la ua potenza ricostruttrice. Le prime provvidenze di Mus ol ini. andando ,·er o il popolo, i rirnlgono ai fini dell'elern 7 ione delle classi lavoratrici e della difesa dell'integrità e della s:1· nità della razza. La « grande proletaria» di,·enla. in pochi anni, la potenza più f <;>rte più rispettata d'Europa ed è condotta ai fa. tigi dell'Impero. Il sistema corporativo. l"Opera :\later· nità P. Infanzia, l'Opera Dopolarnro, l'Opera Balilla. la Gio- ,·entù Italiana del Littorio, la Milizia Nazionale _ 0110 tulle i ·tituz~oni protettive della razza. Il popolo italiano, sollernto dalle à!1tiche tristezze. a sume la u~1tipica impronta, inequivocabile. E so rivela la sua indole :-pirituale. fondata su basi biologiche nettamente diff erenziate. e perciò si pre enta, tra i popoli d'Europa. nella ~ua massa organica, e nei suoi elementi costitutivi, come un tipo a sè stante, derivato dalle progenie <li Roma e rafforzato da nuo- \'i incroci civili, ricco delle tradizioni storiche più gloriose e più remote. forte per la sanità fondamentale <lei uoi germi ;•itali, pronto al più duro e al più geniale lavoro, maturo per le maggiori fortune. · ARRIGO SOLMI ,\finiu,o di Grazia t Gi111tiua 11

RAZZI I.a decisa presa di posizione degli studiosi fascisti a riguardo dei problemi di razza è stata salutata, non vi è dubbio, con sincero entusiasmo da tutti gli italiani. Era tempo, difatti, che anche da noi si prendessero a scrutare con superiori propositi le qualità insite per motivi biologici nella nostra gente e si promovesse un movimento per convincere la generalità dei cittadini degli eccelsi motivi per cui è doveroso tramandare codeste qualità inalterate o se possibile migliorate; che ognuno, inoltre, fin nei più bassi ceti, venisse edotto di cosa rappresenti quale entità biologica, per indurlo nelle più svariate circostanze a comportarsi senza ledere la dignità di razza: <li quella grande razza a cui non per caso « tanto deve la civiltà di tutti i continenti ». · Ripeto, è tempo di formarci illuminata coscienza di noi quali esseri viventi sottoposti alle leggi dell'universa natura e di vedere quanto nelle nostre opere e nel successo nel mondo è favo rito da un particolare sustrato biologico: di capire che codesto successo verrebbe a mancarci se alterassimo tale prezioso sustrato; che in conclusione non ogni fenomeno culturale, e quindi nemmeno politico od economico, è compatibile con qualunque lipo di uomo. In altri termini, nessuno deve oggi ignorare il porsi di determinati, sensibilissimi valori di razza, e c~oè innati, alla base di quanto dà consistenza, slancio e dinamismo a una nazione ed alla sua civiltà. Non curarlo, P quindi mettersi sulla via di alterare quei valori - cosa più che facile senza controllo rigido e continuo! - potrebbe dunque equivalere a impoverimento o addiritturn tramonto di una civiltà. · Agli occhi dell'antropologo, abituato a indagare le cau~e biologiche del divenire delle nazioni, parla in tal 5enso tutto il passato dell'umanità. Gli appariscono co~ì • chiari i pericoli sempre pitl gravi degli sregolati contatti cli razza del presente e la non brillante situazione dell'av- \·enirc a meno di draconiane provvidenze. Sacrosanta ·è dunque la crociata bandita per la difesa, anche in senso biologico, della nostra razza. Sarà anzi da dire fin da ora «guai ai trasgressori!» perchè essi compromettono l'Italia di domani, quand'anche il loro malfare si risolvesse - e non è poco! - nel legare ai posteri l'inscrollabile, penoso e pericoloso fardello dei bastardi in colonia. Chi \'Orrà più generarne una volta a giorno delle sproporzionate conseguenze di un egoistico attimo di debolezza? Il considerare i contatti di razza nel senso accennato - non esaurito, è ovvio, nei soli"confronti degli uomini di colore nè tanto meno limitato agli africani - non è nuovo per la scienza. Il problema fu anzi dibattuto ripetutamente anche in Italia e fra gli altri da Paolo 1\-lante12 BibliotecaGino Bianco gazza. Nei diversi paesi le· discussioni relative restarono però a lungo oscure, perchè !idotte troppo a pura speculazione senza avere il coraggio di passare apertamente alle applicazioni pratiche nelle società umane. Ma ora in varie nazioni, e soprattutto in Germania dopo l'avvento · di Hitler, si promulgano leggi contro particolari incroci; per impedire a determinate razze di varcare certi limiti geografici, o per ricondurre al luogo di origine elementi etnici uscitine e rivelatisi indesiderabili in mezzo ad altri; per isolare o addirittura eliminare alcuni detriti umani socialmente disassimilanti e simili. All'uopo risultarono preziosi i deliberati di società ·scientifiche e di congressi appositamente riunitisi, e l'imponente letteratura sorta di conseguenza. Dal ristretto circolo di pochi studiosi le idee così si allargarono fino a divenire idee di Stato. A un movimento del genere non potevamo noi non partecipare degnamente. Quali sono i principi maggiormente affermatisi in questo vigoroso ,ergere di una vera e propria antropo· logia politica? Va riconosciuta comune in essi la tendenza a dividere l'umanità almeno in tre categorie e cioè: in uomini appartenenti a razze capaci di creare la civiltà; o viceversa appena suscettibili di riceverla; o peggio ancora ad essa refrattarie·. In Germania si aggiunge una quarta distinzione, per una urr.anità incapace di civiltà propria ·e con tendenza al parassitismo sociale, nonchè distruttrice di quanto altri edificano. Da qualche lato si obbietta però che in tal modo non si ha, secondo alcuni pretendono, una divisione in razze superiori e razze inferiori nel senso di razze più o mer;io dotate di energie. Si sostiene difatti che la somma delle energie sia in ogni tipo umano una costante, per cui un lato - ad esempio quello in cui eccellono le presunte razze creatrici - è più ricco perchè sottrae ai rimanenti. A parte queste discussioni, rimane il fatto che le categorie accennate sono stabilite partendo dalle facoltà mentali, ossia dando ad esse valore supremo fra i motivi per cui sono da tene,rsi ben distinte tra loro; si. ammette, insomma, che nelle razze le caratteristiche psichiche differiscano non meno di quelle somatiche e con effetti talora deleteri nell'incrocio. Sta qui, anzi, uno dei capisaldi del razzismo, insieme all'altro dell'indissolubile legame - governato dalle rigide leggi dell'eredità biologica - tra natura razziale e elevatezza di spirito, tra razza e civiltà. Divengono così facili le deduzioni sul destino dei popoli che senza discriminazione ricevono sangue da razze ad essi estranee. Per rifiutare consimili affermazioni certuni adducono l'inopportunità di estendere ~ll'uomo principi il cui . .

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