Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

appello, rescritti, compulsorie, declinatorie, anticipatorie, evocazioni, invii, rinvii, conclusioni, non luoghi a procedere, conciliazioni, rilievi, confessioni, intimazioni e altrettali confetti e spezierie dell'una parte e dell'altra (come deve fare il buon giudice, secondo sta scritto [. ..]), metto a una estr,emità del tavolo del mio gabinetto tutti i sacchi con le carte del convenuto e getto i dadi per lui, dandogli la precedenza nel sorteggio, appunto come fate voi, o signori, e come prescritto. « Fatto questo, signori, io metto, come fate voi, l sacchi con le carte dell'attore sull'altro capo del tavolo, faccia a faccia, visum visu, perché le cose opposte acconciamente poste riescono più chiare, magis elucescunt ». « Ma voi» domandò Sparabubbole, « come fate, amico mio, a riconoscere l'oscurità dei pretesi diritti delle parti litiganti? » « Come voi, signori» rispose Brigl:iadoca, « cioè quando vi sono molti sacchi da una parte e daH'altra. E allora mi servo dei miei dadi piccoli, come voi, signori, in conformità [ ...] . « Ma ho anche degli altri dadi, grossi, assai belli e armoniosi, dei qua1 li mi servo, come voi, signori, quando la materia è più liquida, cioè quando c'è minor mole d'incartamenti ». « Fatto questo » chiese Sparabubbole, « come sentenziate? » « Come voi, signori: io pronuncio sentenza favorevole a colui che la prova del dado giudiziario, tribuniano e pretoriale, favorisce per primo ». « Sta bene» disse Sparabubbole, « ma poiché voi, amico mio, sentenziate in base al risultato che vi viene buttando i dadi, perché non decidete la causa immediatamente, cioè non appena le parti si presentano a voi, senza altri indugi? A che vi servono tutte le scritture e procedure contenute nei sacchi degli incartamenti? » « Mi servono come a voi, signori » -risposeBrigliadoca, « mi servono a tre cose squisite, quesite ed autentiche: « In primo luogo per la forma, in difetto della quale, come dimostra chiaramente [ ...], tutto ciò che è stato fatto è nullo. E voi sapete meglio di me che, nei procedimenti giudiziari, le formalità distruggono la materialità e fa sostanza dei fatti, perché mutata la forma muta la sostanza [. ..]. Biblioteca Gino Bianco

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