giante questa voga - questa "doxa" - di erigere il sadomasochismo a norma, a cosa normale, di cui occorre spiegare i cedimenti. » (p. 78). 10 settembre. Continua la lettura di Pascal. « In fotto, finito il Dante di Renucci: quant'è brutto! Non ne ricavo nulla. » (p. 85). 14 settembre. Scappa da una mostra ( « me la batto, non sapendo mai guardare a lungo una mostra »), riesce a mancare la prima di No man's land di Pinter, ma finisce per cascare in un film di Pialat sugli adolescenti raccomandatogli da un amico. « H film [ ... ] è stato per me fastidioso [ ... ] non mi piace questo genere molto attuale di messaggio dove bisogna simpatizzare con dei falliti (orizzonte senza sbocchi della gioventù, ecc.), il cui mondo è credno: le arroganze del nullatenente, questa è la nostra epoca. Uscendo dal cinema e andando verso l'Opéra, gruppi di giovani; una ragazza fa un'osservazione come nel film. Il film è "vero" dato che continua per strada. » (pp. 89-90). L'atteggiamento critico (e autocritico) di Barthes verso i valori culturali che amici e discepoli continuano beatamente a praticare è cosl esplicito, forte e insistente in queste poche pagine, e non contraddetto da una sola affermazione di segno contrario, che anche il curatore, a chiusura della nota introduttiva, non può evitare di accennarvi (il curatore figura con le sole iniziali F.W.: François Wahl? Comunque, quello stesso F.W., suppongo, che nelle Serate di Parigi affligge Barthes con libri noiosissimi e pretendendo di fargli confessare l'inevitabile, indispensabile lato sadomasochistico, rifiutato, della sua sessualità). Ma lo fa ipocritamente, parlando della « mancanza di generosità, in tutti i significati della parola, con cui certuni s'impadroniranno di quanto qui si dice, presentandosi l'occasione, come dubbio circa -le forme della modernità ... ». E conclude, peggio che mai, dicendo che « Roland Barthes non era di quelli che si tirassero indietro di fronte al rischio di un'enunciazione se la scrittura gli sembrava fondata, se gli sembrava fondata in scrittura: in ciò queste pagine sono esemplari anche sotto il profilo etico. » (p. 6). Non so quanti siano questi « certuni » sprovvisti di « generosità»: temo pochissimi, almeno in Italia, oltre il sottoscritto. Il quale, se ha tenuto a evidenziare i passi relativi al « dubbio circa le forme della modernità» (locU2Jionea dir poco eufemistica, ché Barthes Bibli 2eca Gino Bianco
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