Diario - anno VII - n. 9 - febbraio 1991

vivere da vivo l'allegra irresponsabilità dei morti. Il misantropo che non ha voglia neppure di deprecare il genere umano non è più neppure un misantropo, è un egoista che si maschera da pensatore geometrico. Nella geometria non ci sono bene e male, dolore e piacere, innocenza e co1pa. Era questa l'aspirazione anti-storicista e anti-umanistica di Calvino, una aspirazione del tutto in sintonia con ila cultura filosofica e letteraria prevalente, almeno in una zona dell'Europa, a partire dal 1960. Il nume letterario, nel Novecento, di questa tendenza era stato Paul Valéry, che aveva aspirato a trasformare l'atto poetico in operazioni matematiche, riempiendo i suoi testi, soprattutto in prosa, come poi farà anche Calvino, di metafore e termini tratti da-Ile scienze esatte e naturali, e dando cosl almeno l'impressione di una « scientificità » che sembrava preclusa, o insolita, alle scienze umane e alla letteratura. Più che di scienza, però, si trattava di un desiderio: desiderio di un mondo mentale abitato solo da oggetti naturali, figure astratte, quantità misurabili e impulsi conoscitivi depurati di ogni umore psichico. Desiderio cioè di una letteratura chirurgicamente amputata di una parte di se stessa, quella da cui vengono turbamenti e dolori, e quindi in pace con se stessa, felice di aver perso la parte che fa male, o che è accessibile al male. Per questo Calvino si può leggere sempre, non ha controindicazioni, non provoca effetti collaterali, non fa mai male, si può prendere in forti dos•i, a tutte le età. E' insieme corroborante e anestetico. Sembrerebbe uno scrittore cosl disincantato, asciutto, scevro da superstizioni, alieno da mitomanie. E invece credo che la lettura di Calvino provochi una speciale eccitazione fredda: l'illusione di starsene, se non al di là della comune vita, almeno sempre un po' al di qua, stabilmente discosti, con una lente in mano, nel posto in cui il voyeur può contemplare piaceri e tormenti che non lo toccano. Nel generale e ormai inavvertito voyeurismo su cui si fonda la cultura dei nostri paesi «sviluppati», che tutto vedono e poco o nulla toccano: qui, dove ci aspettiamo di vedere alla televisione, in pòltrona, guerre combattute e sublte da altri, catastrofi che non arrivano mai dove siamo, qui certo i libri di Calvino sono particolarmente di casa. Sono i libri di fottori che aspirano ad essere, più che asceticamente impassibili, felicemente anestetizzati. Calvino è certo 57 Biblioteca Gino Bianco

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