donne chiesa mondo - n. 73 - novembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 I NTERVISTA A C ASSAR S CALIA Guardare con la mente altrove Un unicum , di cui spesso ci dimentichiamo, caratterizza la tradizione cristiana: Dio si è fatto uomo. E attraverso il corpo di quest’uomo ha incontrato gli esseri umani. Nell’attuale discussione su temi come l’uso (abuso) dei social e sulla conseguente perdita di identità perso- nale, sull’aumento dell’isolamento e sulla assoluta non conoscenza dell’altro, vogliamo provare a pensare un’alternativa, una via altra per ritrovare alcune dimensioni umane che ci sembra stiano venendo me- no. Nasce così la nostra proposta, quella di tornare a quell’ unicum : alla nostra umanità. Nel tornare a essa c’è una via di salvezza. All’in- dividuale, nascosta identità che ci si può creare dietro il nickname dei social, proponiamo di sostituire la più totalizzante esperienza di ri- scoprire il mondo attraverso i sensi. Il mondo è molto più delle im- magini veicolate dai media, ed è attraverso i nostri sensi che possia- mo coglierlo in tutta la sua ricchezza. Gesù è un uomo di parola e di silenzi, di ascolto, di sguardo, di tocco, donati e ricevuti. In questo le donne sono le sue principali compagne: sono le donne che stanno a osservare dove viene posto il suo corpo (cfr. Marco 15, 47), è una donna che bagna i suoi piedi di lacrime, li bacia, li cosparge di olio (cfr. Luca 7, 38). Proprio a quelle donne a cui la storia ha proibito di guardare, di sollevare lo sguardo, obbligate a tenere gli occhi bassi, proprio a loro, impaurite, con lo sguardo rivolto a terra, il risorto rivolge la prima parola di salvezza, una parola che libera (cfr. Luca 24, 4). E oggi le donne hanno biso- gno di riscoprirsi liberate per poter trasmettere libertà e vita. Occhi liberati: da qui parte la nostra proposta. Quale tipo di espe- rienze noi proponiamo allo sguardo ancora libero dei bambini? Co- me la pedagogia può avere un ruolo speciale nell’aprire domande sui processi di formazione dello sguardo (Rosanna Brambilla). Nella no- stra società occidentale che riduce il mondo a immagini, facendo dei media il principale vettore della vita quotidiana, l’occhio è puntato su se stessi e non più sull’altro, la nostra vista si è ristretta al selfie (Piero Di Domenicantonio). La vista permette la visione e la contem- plazione del bello, pittura e scultura sono quindi da considerare un «patrimonio» secondo un bel testo della tradizione musulmana (Sa- muela Pagani). Assaporare la vita, il mondo, le relazioni è la promes- sa di ogni esistenza, per questo una donna che ha fatto dell’attenzio- ne alla vita il suo modus vivendi , pregava con le parole del poeta George Herbert: «Ah! mio diletto, / non posso guardarti. / L’Amore mi prese per mano, sorridendo rispose: / “Chi fece questi occhi, se non io?”». ( elisa zamboni ) DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano direttoda L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI E LENA B UIA R UTT A NNA F OA M ARIE -L UCILE K UBACKI R ITA M BOSHU K ONGO S AMUELA P AGANI M ARGHERITA P ELAJA N ICLA S PEZZATI Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va di G IULIA G ALEOTTI «S travaccata su un’amaca, sotto una tenda tesa a ripararla dalla pioggia di sabbia vulcanica, il vicequestore aggiunto Giovanna Guarasi si godeva lo spettacolo pirotecnico natu- rale che andava avanti ormai da ore. (...) Non aveva mai visto nulla di simile. La sommità dell’Etna assomigliava a un braciere che vomitava fuoco, sovrastato da una colonna di cenere e lapilli. (…) Si abbottonò il giubbotto e allungò la mano verso la sedia da giardino su cui aveva depositato i suoi generi di prima necessità: l’iphone, un cartoccio di cal- darroste, un pacchetto di Gauloises blu, un posacenere e lo spray antizanzare». Così, a pagina 13, il lettore fa la conoscenza di Vanina, la protago- nista del romanzo giallo Sabbia nera (Einaudi, 2018) che sta riscuo- tendo grande successo di pubblico. La detective — il cui nome «era opera di sua madre, che gliel’aveva affibbiato dal primo momento, millantando di averlo tratto dal Vanina Vanini di Stendhal, di cui pe- rò non conosceva neppure la trama» — è colta mentre assiste a uno spettacolo naturale, al quale, non essendo nativa di Catania, non è L’ EDITORIALE Doaa Eladl «Autoritratto»

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