donne chiesa mondo - n. 69 - giugno 2018
DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 La pratica religiosa e sociale attribuita ad ‘Âisha l’avvicina a “quel- li del biasimo”, gli ahl al-malâma, il cui stato è nascosto. I santi rapi- ti, letteralmente “portati via”, a immagine del Profeta che Dio fece viaggiare di notte, hanno il loro essere completamente assorbito nell’amore, che toglie loro ogni volontà propria: «Sono settant’anni che il mio cuore è assente in Dio», dice ‘Âisha. Il “rapito” è comple- tamente estinto a se stesso, perso nella presenza divina. Nel sufismo, questi santi sono protetti dal velo della follia ( junûn ); Dio li riserva gelosamente a Sé come ci si riserva un servitore, e perciò sono «igno- rati tra le creature». Ma sono anche una raffigurazione della miseri- cordia divina. Se la Signora di Tunisi si vanta di aver raggiunto la stazione della prossimità a Dio, la sua agiografia esalta anche la sua compassione per i contemporanei, in soccorso dei quali si reca e le cui richieste, grazie alla sua intercessione, vengono esaudite. Così so- no narrati i cinquantadue prodigi in vita e post mortem , tra i quali fi- gurano: guarigioni, liberazione di prigionieri, piogge benefiche, soc- corso nell’indigenza materiale, protezione dei viaggiatori e dei tran- sfughi, predizioni, restituzione delle facoltà mentali e altro ancora. Viene invocata da persone di ogni condizione, persino da studiosi, giuristi o alti funzionari. In questa santità è anche molto presente la dimensione soteriologica. L’autore dei Manâqib attribuisce inoltre alla santa un certo numero di sentenze ed esortazioni; l’ideale di santità che emana da questo insegnamento spirituale è fatto di rinuncia al mondo, di umiltà e di ascesi costantemente abitata dalla Rammemo- razione, il ricordo permanente di Dio, la cui pratica è vivamente rac- comandata. Una santità di scrupolosa osservanza in cui lo svilimento dell’anima carnale, la lotta contro i suoi vani desideri, la morte dei sensi, l’invito alla preghiera sul Profeta e al rispetto della sua sunna (fatti, atteggiamenti e detti) occupano un posto centrale. Per quanto luminosa, e per molti aspetti singolare, sia stata la san- tità di ‘Â’isha al-Mannûbiyya nel pantheon agiologico dell’Ifriqiya, la Signora di Tunisi non è stata la sola donna in cui i contemporanei hanno riconosciuto le virtù di santità. Certo, le sante dell’islam non hanno beneficiato del medesimo interesse riservato ai santi; tuttavia la produzione biografica fa emergere grandi figure di santità femmi- nile e attesta un riconoscimento di queste sante, venerate allo stesso titolo dei santi, al di là delle tensioni inerenti alla loro condizione di donna o suscitate da forme a volte disorientanti di santità. Che una donna, per di più una “rapita” in Dio, incarni agli occhi dei contem- poranei, e sotto la penna di un giurista e imâm , i più altri gradi della gerarchia spirituale, non mancherà d’interpellare quanti e quante s’in- terrogano sul posto delle donne nell’islam e, più in generale, nella spiritualità universale. la sua eredità profetica, per ogni profeta citato (Noé, Adamo, Seth, Abramo, David, Salomone, Mosè, Gesù e Shu‘ayb), ‘Âisha rivendica «la totalità della sua eredità», imitando in ciò il profeta Muhammad che racchiude in sé la totalità dei tipi profetici e integra nella sua persona le virtù specifiche di ognuno di essi (Ibn ‘Arabî). Per quanto riguarda l’eredità di Muhammad in senso stretto, la santa dichiara di averla ricevuta dal Profeta stesso, in quella che assomiglia molto a una scena d’investitura corredata del suo rituale iniziatico, in cui Muhammad assume il ruolo di maestro spirituale. ‘Âisha si proclama più volte “polo dei poli” ( qutbat al-aqtâb; si osservi, tra l’altro, la femminilizzazione del vocabolo) e “vicario di Dio” ( khalîfat Allâh ). L’agiografia ci offre persino una scena d’intronizzazione in questa stazione di “polo”, nel corso della quale la Signora ‘Âisha riceve da un’assemblea di santi un patto di fedeltà. Ora, in Ibn al-Fârid (mor- to nel 1234-1235), il polo dei poli (il più alto grado di santità nell’islam), questo axis mundi attorno al quale ruotano tutte le realtà esistenziate e tutti i poli, e che è inviato come misericordia per gli universi, è la «realtà», o «essenza», di Muhammad; la luogotenenza ( khilâfa ) è uno degli altri nomi del qutb e una delle sue funzioni prin- cipali. Il riconoscimento, nel XIV secolo, di questa dignità a una don- na è un segno forte, anche se Ibn ‘Arabî nelle sue Futûhât («Le rive- lazioni della Mecca») si era già fatto apostolo di una perfetta ugua- glianza a questo livello tra gli uomini e le donne «che prendono par- te a tutti i gradi, incluso quello della funzione di polo». Interno del santuario di al-Sayyida al-Mannûbiyya a Manouba
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy