donne chiesa mondo - n. 69 - giugno 2018

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 veva essere un luogo degno di riunirli, esso non poteva che essere la dimora sacra di Dio alla Mecca, durante il pellegrinaggio annuale. Non la trovò presso la Kaaba, si diresse allora verso la moschea dove riposa il Profeta, a Medina, dove lui, l’Amato, avrebbe saputo riunire gli amanti. E infatti la ritrovò li. Quando lei lo scorse, gli rivolse la parola, una parola severa: «Ti ho visto girare attorno alla Kaaba, ma era attorno a me che giravi! Avrei voluto parlarti ma qualcosa mi ha impedito di farlo e sono stata sospinta verso la moschea del Profeta. Finalmente, ora posso parlarti. Dhu l-Nûn, che cosa hai imparato dai tuoi viaggi?». Rispose: «Essere soddisfatto di Lui, saper accettare vi- cinanza o distanza, unione o esilio, povertà o agio, gloria o umilia- zione, la vita o la morte». Su`ûd gli diede un ultimo insegnamento. «Non avresti potuto essere soddisfatto di Dio se prima Dio non fos- se stato pienamente soddisfatto di te». E recitò un versetto del Cora- no, ripetuto in diversi passaggi del libro: «Dio si compiace degli uo- mini, e gli uomini si compiacciono dunque di Lui...». Certo, il testo sacro pone tale sguardo di grazia nell’aldilà, ma Su`ûd sapeva che le cose dello spirito non hanno tempo, o meglio, che tempo e spazio sono riflessi contingenti dell’eternità. «Dhu l-Nûn, da quando ci in- contrammo, nel nostro ritiro, non desidero altro che incontrare Dio, ma non ho nessun merito che potrei vantare in sua presenza, ti scon- giuro, imploralo tu per me, che mi accetti!». Una voce invisibile si intromise, che solo Dhu l-Nûn udì: «Non farlo! Lei appartiene a Dio che ama udire il suo gemito, non metterti di mezzo fra loro due». Allora realizzò cosa fosse quel gemito che lo aveva fatto uscire dalla sua solitudine con Dio, o meglio, adesso capì che quel gemito, in realtà, non lo aveva mai fatto uscire dalla solitudine con Dio. «Dhu l-Nûn, non preghi per me?». «No, non posso intromettermi fra l’amante e l’amato». Si separarono, e la storia non ci dice se si rin- contrarono mai un giorno. La vicenda di Su`ûd, la liutista nera, maestra di Dhu l-Nûn, è pa- radossale perché insegna a cercare la conoscenza nell’umano, ma in un umano mai separato da Dio, in un’unione che solo povertà, indi- genza e tristezza possono realizzare. Non un luogo di trascendenza, il tempio della Kaaba, poteva riunirli, ma la presenza umana del Pro- feta, nel quale la tradizione riconosce l’amante perfetto. La storia di Dhu l-Nûn è straordinaria, e si perde nella leggenda. Ma per conclu- derla, gli antichi biografi ricercarono quali furono le sue ultime paro- le. In una versione egli disse: «Conoscerlo, anche solo un istante pri- ma di morire!». C’è una parte dell’insegnamento di Su`ûd, in questo testamento spirituale. tarono i loro esili rispettivi, l’abbandono dei fratelli e delle sorelle, i loro ritiri lontano dagli uomini. Dhu l-Nûn descrive così il loro stato: «Camminavamo come ebbri, mi interrogò sul motivo della mia con- versione a Dio e le raccontai la mia storia, e io le domandai, a mia volta, di raccontarmi la sua». Ed ella raccontò dunque la sua vicen- da. Su`ûd era una schiava che apparteneva a un potente vizir alla corte del califfo a Bagdad. Tale vizir amava bere e organizzava feste e banchetti nel corso dei quali lei cantava e suonava, e lui la rivestiva degli abiti che più gli piacevano. Nel corso di una di queste feste qualcuno bussò alla porta del palazzo. Prima di aprire, chiesero chi fosse. «Un povero giunto a chiedere qualcosa in nome di Dio!». Il vizir acconsentì. «Fatelo entrare, che si serva secondo il suo deside- rio!». Ma il povero rifiutò di avanzare, per zelo e scrupolo, in un pa- lazzo nel quale si beve e le schiave danzano e suonano. «Datemi da mangiare qua fuori, se non volete che me ne vada!». Il vizir in perso- na gli portò un piatto di pietanze e un piatto di frutta, ma il povero gli ordinò di imboccarlo. Il vizir si spazientì: «Basta con questi vez- zi! Come ti permetti?». «Se ti sembro viziato», rispose il povero, «sappi che Lui mi vizia anche più di così». Quando sentì le parole del mendicante, Su`ûd gridò al suo padrone: «Questo tesoro è per te, non fartelo sfuggire!». Lui la guardò: «Se hai capito questo, vuol La vicenda della liutista nera, maestra di Dhu l-Nûn è paradossale perché insegna a cercare la conoscenza nell’umano Un umano mai separato da Dio Un’unione che solo povertà, indigenza e tristezza possono realizzare che combatte il traffico e lo sfruttamento sessuale. All’interno di questo progetto un gruppo di religiose ha presentato quanto emerso da una visita compiuta lo scorso aprile in due comuni della regione del Rio Negro, nell’Amazzonia brasiliana, la cui popolazione è per la gran parte indigena: anche qui il numero di vittime della tratta è in costante aumento. Le storie emerse sono scioccanti, specie nei casi in cui le vittime sono bambini e bambine che spesso subiscono i primi abusi in famiglia. Le religiose hanno anche denunciato lo scarso coordinamento tra le varie organizzazioni, alcune legate alle istituzioni pubbliche, che lavorano in difesa delle vittime. La diplomazia delle spille Read my pins , “leggete le mie spille”, era solita dire la battagliera Madeleine Albright ai giornalisti che la tampinavano fuori dalla sala del Consiglio di sicurezza quando era rappresentante permanente statunitense presso le Nazioni Unite. Una dire che il tesoro è per te. Non tornerai più, vero?». «È così», disse lei, «non tornerò più». Dhu`nûn si congedò per ritornare al suo luogo di ritiro, ma non riusciva a smettere di pensare a lei e alla sua storia. Le mancava. Pro- vò a viaggiare, ma la peregrinazione lo riportava nel luogo del loro incontro, e lei non era più là. Come ritrovarla? Si disse che se ci do- >> 19 >> 12

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