donne chiesa mondo - n. 68 - maggio 2018
DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 è quest’ultimo che si applica generalmente sia agli uomini sia alle donne che lavorano fianco a fianco e instancabilmente per il Vange- lo. Perciò in molte occasioni definisce le fatiche di Paolo e anche di quanti lo aiutano e lavorano a favore della comunità ( 1 Corinzi 16, 16; 1 Tessalonicesi 5, 12). Nella lettera ai Romani viene così definito il la- voro di Maria, Trifena, Trifosa e Perside ( Romani 16, 6, 12). Il verbo utilizzato nella lettera ai Filippesi per descrivere l’azione di Evodia e Sintiche appartiene invece al campo dell’atletica, syna- thléo . Anche se in sostanza ha lo stesso significato di quello sopracita- to, evidenzia il fatto che hanno lavorato sodo come atlete insieme a Paolo per il Vangelo. Tutto ciò rimanda al ringraziamento iniziale della lettera: «È giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolida- mento del Vangelo» ( Filippesi 1, 7). Di quelle catene sopportate a Fi- lippi riferisce il libro degli Atti degli apostoli (16, 16-38) e lo stesso Paolo ricorda in altre lettere gli oltraggi subiti a Filippi ( 1 Tessalonice- si 2, 2) e le sofferenze e i pericoli che vivono i cristiani di Macedonia ( 2 Corinzi 7, 5; 8, 2). Pertanto questo “lottare insieme” ha un orizzon- te missionario ed evoca una sofferenza comune che, come in altri luoghi, può significare mettere a repentaglio la propria vita. Così, per esempio, si dice che Priscilla e Aquila rischiarono la loro testa per salvare Paolo ( Romani 16, 4) e di Andronico e Giunia si riferisce che furono compagni di prigionia ( Romani 16, 7). Se l’azione di “lottare insieme” a Paolo per il Vangelo è un’azione ad extra , l’esortazione rivolta a Evodia e Sintiche riguarda un com- portamento ad intra , l’“essere concordi” nel Signore. Questo verbo, phronéo, costituisce una specie di Leitmotiv nella lettera e la sua pre- senza qui metterebbe in luce l’esistenza di una certa discordia o riva- lità tra le due donne. Di fatto, sebbene il tono della lettera ai Filip- pesi sia abbastanza familiare e cordiale, l’unico rimprovero che viene mosso loro sotto forma di esortazione è di cercare di “essere concor- di”, phronéo, in Cristo, il che implica il non agire per vanagloria ma con umiltà ( Filippesi 2, 1-5) e sull’esempio di Gesù, che non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ( Filippesi 2, 6). Benché risulti impossibile chiarire il motivo di questa esortazione a Evodia e a Sintiche, si può ipotizzare che l’invocazione paolina sia attribuibile al fatto che sono due personaggi singolari e significativi all’interno della comunità e quindi il loro esempio può risultare deci- sivo nella costruzione della stessa. Loro, che hanno lottato insieme a Paolo per il Vangelo, devono ora remare nella stessa direzione e con- tribuire con la propria vita a ottenere nella comunità di Filippi l’uni- tà dei cuori, l’“essere” concordi” in Cristo. semblee comprova l’esistenza di questa pratica ( 1 Timoteo 2, 12). An- che autori pagani come Celso accusano il cristianesimo di trasgredire l’ordine pubblico, proprio perché trasforma la «stanza delle donne» in un luogo d’istruzione ( Contro Celso 3, 50.55). La critica di Celso e di altri autori pagani mostra che l’ospitalità di quelle donne non si li- mita all’ambito privato; esse stanno di fatto accedendo a sfere pub- bliche che non sono proprie della loro condizione femminile. La prima comunità in Europa viene fondata a Filippi e gli Atti de- gli apostoli associano la sua origine proprio alla conversione di una donna. Quando Paolo e Sila giungono lì, Lidia, una commerciante di porpora di Tiatiri, e tutta la sua famiglia si fanno battezzare ( Atti degli apostoli 16, 11-15). Inoltre, dopo la liberazione dalla prigione, il testo narra che Paolo e Sila tornano a casa sua ( Atti degli apostoli 16, 40). Probabilmente si tratta di una donna facoltosa con un certo gra- do di autonomia e di autorità, di cui è indizio il fatto che tutta «la sua famiglia» si converte. Non sorprende perciò, al termine della let- tera ai Filippesi, la menzione di Evodia e Sintiche tra i membri chia- mati per nome. Inoltre, essendo i loro nomi di origine greca, alcuni studiosi ritengono che una di loro potrebbe essere Lidia, oppure il misterioso Sizigo che, unito all’aggettivo, significa «vero compagno». Ma queste affermazioni non sono comprovate e restano pertanto congetture. Benché l’atteggiamento di Paolo rispetto al ruolo della donna si mostri ambiguo in alcuni testi in generale nelle lettere propriamente paoline le donne partecipano alla diffusione del Vangelo e alla guida delle comunità L’esortazione che rivolge loro («Esorto Evodia ed esorto anche Sintiche a essere concordi nel Signore») e il ricordo che evoca («che hanno lottato per il Vangelo insieme con me») riqualificano queste due donne che, come abbiamo già detto, rientrano nel titolo di «col- laboratrici». Per esprimere il duro lavoro realizzato insieme a Paolo, viene utilizzato un verbo unico nell’epistolario paolino e nel Nuovo Testamento, poiché si trova solo qui e in Filippesi 1, 27, come esorta- zione. Si tratta di “lottare insieme”, synathléo . Il termine corrente per indicare “affaticarsi” o “impegnarsi duramente” è un altro, kopiáo . Ed
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