donne chiesa mondo - n. 67 - aprile 2018

DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 Aletta sarà ricordata come colei che infuse tra i membri del movi- mento l’impegno del prendersi cura della salute fisica, mentale, spiri- tuale, per essere in grado di formare una comunità unita nell’amore e nella pace: lo fece nel Medio oriente in guerra. Chiara le affidò la natura e la vita fisica, il verde. A Marilen, che visse quindici anni nella foresta del Camerun in mezzo a una tribù che praticava la religione tradizionale e testimoniò un rispetto incondizionato per la loro cultura, Chiara affidò l’azzur- ro: l’armonia e la casa. Bruna era un’intellettuale e Chiara la vide come colei che doveva sviluppare l’aspetto degli studi come corredo alla sapienza: l’indaco. A Eli, che stava sempre a fianco a Chiara, curandosi che tutti i mem- bri nel mondo vivessero all’unisono come un solo corpo, fu affidato l’aspetto dell’«unità e mezzi di comunicazione», il violetto. Ricordiamo poi altre compagne che avranno successivamente dei compiti particolari o andranno nei cinque continenti: sono Dori, Gi- netta, Gis, Valeria, Lia, Silvana, Palmira. Quasi vent’anni dopo, quando il movimento era ben consolidato in molte nazioni grazie al lavoro delle sue prime compagne e — non dobbiamo dimenticarlo — dei suoi primi compagni, Chiara stessa vol- le spiegare il rapporto che la legava alle sue compagne nell’intimo della sua casa, del suo focolare: «La filadelfia (amore fraterno) nel mio focolare è più che una real- tà. È qui che io prendo forza per affrontare le croci di ogni giornata, dopo l’unione diretta con Gesù. Qui l’una si preoccupa dell’altra a seconda del bisogno. Qui si va dalla sapienza comunicata con spon- taneità [...] ai consigli pratici sulla salute, sul vestito, sulla casa, sul mangiare, ad aiuti continui, quotidiani, con sacrifici che spesso non si contano. Qui, insomma, sei convinto che non sarai mai giudicato dal fratello, ma amato, scusato, aiutato. Qui il tradimento pur mini- mo non è pensabile. Qui scorre sangue di casa, ma celeste. [...] Quando poi voglio verificare se la mia è un’ispirazione, se una conversazione che devo fare a chicchessia, un articolo, è da corregge- re in un punto o in un altro, glielo leggo chiedendo solo il vuoto as- soluto di giudizio. Esse lo fanno ed io sento ingrandita la voce di Gesù dentro che mi dice: “Qui bene, qui a capo, qui è lungo, qui spiega meglio”. Rileggo con loro il testo e lo troviamo come deside- rato, con gioia di tutte». Non sorprende allora che, come testamento, Chiara abbia lasciato ai suoi questa semplice frase, pregna però di una lunga esperienza e savoir-faire: «Siate sempre una famiglia». Chiara Lubich in una fotografia degli anni quaranta (© Centro santa Chiara audiovisivi, 2018)

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