donne chiesa mondo - n. 66 - marzo 2018
DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 apostoli era però diverso e più vasto rispetto a quello lucano. Di fat- to lui stesso si considera apostolo ( Prima lettera ai Corinzi 15, 9). Per Paolo, apostolo è colui che ha fatto l’esperienza del risorto ed è stato inviato da lui. A suo parere, gli apostoli formano un gruppo diverso e più numeroso di quello dei Dodici ( Prima lettera ai Corinzi 15, 5.7; Prima lettera ai Tessalonicesi 1, 1; 2, 7), anche se certamente sono in stretto rapporto con Gesù e con i momenti iniziali. Questo concetto di apostolo, più flessibile e ampio, che ha Paolo, risponde meglio al- la realtà storica che vediamo riflessa in altri scritti ( Didachè 11, 3-6). In Cristo già prima di lui. Ossia Giunia era diventata credente e se- guace di Gesù il Cristo prima di Paolo. Il che vuol dire che era una seguace della prima ora; per il suo nome potrebbe essere stata una giudeo-ellenista residente a Gerusalemme che si era convertita fin dall’inizio o che potrebbe addirittura aver ascoltato Gesù. Gli elleni- sti di Gerusalemme avevano lasciato la città a causa delle tensioni con le autorità religiose del Tempio. Con la loro partenza verso il nord e altri luoghi avevano portato il messaggio in Samaria, ad An- tiochia, in Asia Minore e, molto probabilmente, anche a Roma. Se la loro adesione a Cristo era precedente a quella di Paolo, bisogna col- locarla nei primi anni trenta del I secolo. Con quanto detto finora, possiamo tracciare un ritratto a grandi li- nee di Giunia. Fu probabilmente una giudeo-ellenista, convertita alla fede in Gesù il Cristo e alla sua sequela, forse nei primi anni dopo la sua morte sulla croce a Gerusalemme, dove fece l’esperienza del ri- sorto. Per scelta, per affari, o forse spinta dalla situazione e difficile che si era creata a Gerusalemme tra gli ellenisti e le autorità religiose della città per la critica dei primi al Tempio andò via portando con sé il messaggio del Vangelo e diventando una delle prime missionarie di Roma, insieme al marito Andronico. Probabilmente quel compito comportò per lei un periodo di prigionia e proprio in prigione coin- cise con Paolo e poté conoscerlo. Tutto ciò le aveva conferito un po- sto eminente tra gli apostoli dei primordi. È evidente che il suo esse- re donna non le impedì di essere apostolo, di diffondere il Vangelo e di subire il carcere a causa sua. E questo pensavano gli autori dei pri- mi secoli. Giunia è un buon esempio di come le donne con autorità siano state rese invisibili e come la loro autorità sia stata ricondotta ad am- biti e modi che gli uomini di ogni epoca hanno ritenuto propri e consoni alle donne. Questi schemi hanno influito in modo decisivo al momento di fare memoria del passato e ricordarlo, un’attività che, lungi dall’essere puro aneddoto, è carica di futuro. to parte dalla premessa che una donna non poteva essere apostolo, per cui il nome doveva riferirsi a un uomo. Una volta stabilito con sufficiente sicurezza che il nome Iounian si riferisce a una donna, probabilmente la moglie di Andronico, è ne- cessario riflettere su ciò che il testo dice di lei e del marito. Dice che sono: parenti di Paolo; compagni di prigionia; apostoli insigni; in Cristo già prima di lui. Esaminiamo la portata di tali affermazioni. Parenti di Paolo . Il termine greco usato qui, e che Paolo utilizza anche in altri punti della lettera (9, 3), indica che si tratta di una donna che appartiene al popolo giudeo, che ha la stessa origine etni- ca di Paolo. Compagni di prigionia . Sia Prisca sia Aquila sembrano aver condivi- so con Paolo un periodo della sua prigionia. Si può pertanto dire che Giunia ha subito la prigionia a causa del Vangelo. Stare in pri- gione a quei tempi era un’esperienza realmente dura. Apostoli insigni . Anche questo appellativo ha suscitato problemi d’interpretazione. Alcuni lo intendono come escludente: Andronico e Giunia sono conosciuti e stimati tra gli apostoli ma non sono aposto- li. Ma la maggior parte degli interpreti (compreso Giovanni Crisosto- mo nel commento appena citato) ritiene che vada inteso come inclu- Giunia è un buon esempio di come le donne con autorità siano state rese invisibili e come la loro autorità sia stata ricondotta ad ambiti e modi che gli uomini di ogni epoca hanno ritenuto consoni alle donne dente: Andronico e Giunia fanno parte del gruppo degli apostoli. Perciò Giunia è chiamata apostola, proprio perché appartiene al gruppo dei cosiddetti apostoli. Invece di negare a priori che una donna potesse essere chiamata apostolo e appartenere al gruppo di quanti erano considerati tali, ci dobbiamo domandare quale fosse il significato del termine e quali fossero i requisiti necessari per appartenere al gruppo degli apostoli. Di solito s’intende il termine apostolo a partire dalla concezione lu- cana che lo limita agli uomini, testimoni della vita di Gesù fino alla sua Ascensione ( Atti degli apostoli 1, 21-22), identificandoli troppo con il gruppo dei Dodici. Il concetto paolino sul significato dell’essere
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