donne chiesa mondo - n. 64 - gennaio 2018

DONNE CHIESA MONDO 32 DONNE CHIESA MONDO 33 ne ricorre tre volte il verbo kopiáo , «faticare»: Maria (in Romani 16, 6), Trifena, Trifosa e Perside (in Romani 16, 12), sono donne care a Paolo che si affaticano ( ekopíasen ) nell’attività missionaria. Il verbo ri- manda, infatti, all’impegno in rapporto al Vangelo e a un lavoro mis- sionario in cui ci si investe senza risparmio. In 2 Corinzi 11, 22-28, ad esempio, dove Paolo parla del suo investimento per il Vangelo e del “costo” di tale dispendio di forze ed energie, egli impiega per due volte il sostantivo kópos , «fatica» (11, 23.27). La prima a fare la sua comparsa nei saluti è una donna, Febe, il cui nome significa «pura», «luminosa», «splendente». Per lei Paolo compone un «biglietto di raccomandazione» che rappresenta un brano epistolare a sé stante e che lo Pseudo Demetrio colloca nei 21 generi epistolari da lui individuati qualificandolo come systatikòs týpos («modello commendatizio»): «Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre: accoglietela nel Signore, co- me si addice ai santi, e assistetela in qualunque cosa possa avere bi- sogno di voi; anch’essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso» Rosalba Manes, consacrata dell’ ordo virginum è docente di Teologia biblica presso la facoltà di missiologia della Pontificia università Gregoriana. Si occupa specificamente dell’epistolario paolino. Queste le sue Già il libro degli Atti degli apostoli e poi diversi passaggi del corpus Paulinum testimoniano a più riprese la presenza di donne che svolgo- no un ruolo attivo nella vita delle comunità primitive, collaborando con gli apostoli e investendo i loro beni materiali e i loro carismi al servizio dell’edificazione dei credenti. La Chiesa delle origini, infatti, non nasce in uno spazio cultuale, ma nella casa, come domus ecclesia . Essa, infatti, si consolida e struttura all’interno delle mura domesti- che, dove vive una famiglia, comunità caratterizzata da legami di sangue, vincoli di affetto e dinamiche di collaborazione reciproca, e dove la donna opera attivamente come garante dell’accoglienza e dell’ospitalità. Paolo, diversamente dal pregiudizio diffuso che lo ha reso misogi- no nell’immaginario di molti, si colloca sulla stessa scia di Gesù, con- tando per la sua opera di evangelizzazione su una partecipazione molto nutrita di donne. Tra le donne della missione paolina alcune sono venute alla fede dopo aver assistito alla predicazione dell’apo- stolo, come Lidia a Filippi (cfr. Atti degli apostoli 16, 14-15), mentre al- tre si sono votate all’annuncio del Vangelo insieme a lui o addirittura prima ancora di lui (cfr. il caso di Priscilla o Prisca che, con suo ma- rito Aquila, lo accoglie a Corinto, Atti degli apostoli 18, 1-3). Leggendo Romani 16, si resta sorpresi per il fatto che più di un terzo delle persone menzionate sono donne. Nella lista di nove don- L’autrice pubblicazioni: Tra la grazia e la gloria. L’epifania divina nella lettera a Tito (Cittadella 2010); Nel grembo di Paolo. La Chiesa degli affetti nella lettera a Filemone (Ancora 2016); Il cielo si aprì. Il Dio misericordioso e tenero di Luca (Cittadella 2016) ( Romani 16, 1-2). In soli due versetti, Paolo tratteggia la figura di questa donna che, di certo, occupa un po- sto particolare nel suo cuore e al tempo stesso all’in- terno della comunità. Febe proviene da Cencre, città portuale dell’istmo di Corinto, collocata a undici chi- lometri verso sud-est nel golfo Saronico, e riceve da Paolo delle credenziali molto marcate, espresse me- diante una triplice caratterizzazione: Febe è descritta, innanzitutto, come «sorella» ( adelphé ), poi come «dia- cono» ( diákonos ), e infine anche come «protettrice» ( prostátis ) di molte persone, tra cui anche Paolo stesso. Per sintetizzare il suo ruolo nella Chiesa di Roma, Paolo ricorre al sostantivo adelphé , che dice la qualità della relazione che intercorre tra tutti i credenti in Cristo, in forza del battesimo. Innestati in Cristo e rinati in lui, i credenti sono figli di Dio. Poiché figli di Dio, essi sono fratelli tra di loro. In Galati 3, 26- 28 Paolo mostra chiaramente che «in Cristo» si compie la promessa di una nuova creazione che inaugura una nuova architettura di rap- porti: «Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù». Rive- stirsi di Cristo mediante il battesimo esprime una trasformazione che registra l’abolizione di ogni discriminazione, un processo di cristifica- zione che abolisce ogni barriera etnica, religiosa, socio-economica e sessuale, che rende «uno». In forza del battesimo si sperimenta dun-

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