donne chiesa mondo - n. 63 - dicembre 2017
DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 L A SANTA DEL MESE E cco una donna che ha compiuto grandi cose in segreto. Hadewijch di Anversa visse a metà del XIII se- colo, negli antichi Paesi Bassi, e proveniva da una famiglia nobile che apparteneva al movimento delle beghine. Morì intorno ai sessant’anni, tra il 1260 e il 1269, dopo essere stata una maestra spiri- tuale. Ha scritto Lettere , Poesie e redat- to Visioni , rivolgendosi in modo particolare a laici. È stata citata e valorizzata dallo spirituale e mistico Jan van Ruusbroec. La sua esperienza mistica è stata vissuta al di fuori dei mondi uni- versitari, clericali e maschili. In effetti il beghinismo, di cui in- dubbiamente Hadewijch ha fatto parte, è un movimento di reazione spirituale: si trattava di liberarsi dai rigidi schemi della vita monastica. Le menti volevano sbarazzarsi del formalismo, seguire i consigli evan- gelici senza pronunciare voti, in pie- no mondo, al centro delle città. Il fi- Che Dio ti sia Dio e che tu gli sia amore Versi di Hadewijch in un testo del XIV secolo ne era quello di ritornare alla vita delle donne della Chiesa primitiva, fossero esse vergini o ve- dove. Il beghinismo fu un movimento molto fervente. I beghinaggi più celebri furono quelli di Bruges e di Gand, a Strasburgo si contavano sessanta case di beghine e nel 1240 a Cambrai c’erano 1300 beghine. Meister Eckart predicò spesso a beghine. L’insegnamento di Hadewijch verte soprattutto sul cammino che l’anima deve compiere per somigliare a Dio. Questo consiste nella comunione con Dio e soprattutto nel fatto che l’essere umano, colmato interamente da Dio, diviene a lui simile. La similitudine con Dio si definisce come amore. Il punto di par- tenza della sua mistica è dunque la conversione verso la profondità dell’anima: spiega che è nel profondo di sé che l’essere umano si scopre slancio spontaneo verso Dio. Perciò spesso nei suoi scritti e nelle sue lettere raccomanda di di- ventare ciò che siamo nel profondo. Hadewijch ci ha lasciato una raccolta di tren- tuno Lettere, di cui si pensa che lei stessa cono- scesse l’importanza. Non vi disserta, ma vi esprime piuttosto i suoi sentimenti amichevoli, o meglio la sua amicizia, per le giovani donne alle quali si rivolge. Di fatto l’amicizia, così co- me lei la concepisce, non è fine a se stessa. A suo parere è l’amore divino a sostenere questo amore umano e a farlo crescere. Inoltre il gene- re epistolare le consente di dare maggior spesso- re all’espressione diretta della sua esperienza profonda. Condivide così la sua testimonianza personale sulla sua vita d’innamorata e anche il suo insegnamento, che lei stessa dice di prende- di C ATHERINE A UBIN
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