donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017
DONNE CHIESA MONDO 32 DONNE CHIESA MONDO 33 no espunte dalla lista dei testimoni della risurrezione: all’origine del kèrygma pasquale ci sarebbero stati solo un numero crescente di di- scepoli a cui è apparso il risorto, tutti rigorosamente maschi (1 Corin- zi 15, 3-7). La deformazione della memoria comincia, insomma, molto presto e, purtroppo, a ben poco servirà il recupero delle antiche tra- dizioni narrative sui fatti di Pasqua che insistono sul protagonismo delle discepole da parte di tutti e quattro gli evangelisti. Invece, è proprio dai racconti evangelici che deve prendere le mos- se il riscatto della memoria. Perché Gesù di Nazaret non è riducibile a uno dei tanti miti soteriologici che hanno accompagnato gli ultimi tempi di un impero che andava sgretolandosi, né a un’ideologia po- tente che consente a quell’impero di ricomporsi in una nuova unità. Gesù è «nato da donna», e a fondamento di ogni riflessione cristolo- gica deve essere posto l’interrogativo dei suoi compaesani: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il pa- dre e la madre?» ( Giovanni 6, 42). Lo stesso vale per i suoi discepoli e per le sue discepole che non sono tutte figure letterarie, personaggi fittizi che abitano piccoli racconti mitici su un profeta carismatico, ma sono uomini e donne che hanno creduto in lui mentre chiamava a raccolta l’intero Israele perché il Regno era ormai tanto vicino da essere già presente, si sono messi alla sua sequela e, dopo la sua mor- te hanno creduto che il Padre lo ha risuscitato dai morti. I discepoli e le discepole, insomma, hanno vissuto concretamente il difficile passaggio che va dal discepolato del nazareno alla sequela del risorto, ed è proprio qui, in questo passaggio, che Maria di Mag- dala gioca un ruolo decisivo. La testimonianza degli evangelisti è, al riguardo, inequivocabile. Solo a partire dai testi, allora, è possibile ri- costruire l’immagine autentica, libera cioè da secoli di fraintendimen- ti e di manipolazioni, della Maria discepola, testimone e apostola. Se tutti e quattro gli evangelisti canonici concordano nel ricono- scere a Maria un ruolo di spicco per la genesi della fede pasquale, è anche vero però che i sinottici e Giovanni modulano questo dato sto- rico servendosi di registri teologici diversi. A dimostrazione della creatività con cui è stata conservata e tramandata la memoria di que- sta discepola e, quindi, del valore fondativo che essa ha avuto per la costituzione delle diverse Chiese protocristiane. La tradizione sinottica, sia pure con sfumature diverse, attribuisce alla figura di Maria e delle altre discepole galilee un chiaro carattere kerigmatico: queste donne sono strettamente collegate all’annuncio cristiano e alla sua diffusione, prima come testimoni della morte, del- la sepoltura e dell’avvenuta risurrezione, poi come prime destinatarie dell’annuncio pasquale e poi, a loro volta, come messaggere della Insegna Nuovo Testamento al Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma, ed è anche professore invitato presso la Facoltà teologica Marianum. Dopo aver fondato il Coordinamento teologhe italiane (2003), ne è stata presidente dal 2004 al 2013. Dal 2013 è vicepresidente e membro del comitato scientifico di Biblia. Pubblicazioni recenti: Le donne di Galilea. Presenze femminili nella prima comunità cristiana (Edb, 2015), Maria di Magdala. Una genealogia apostolica (con Cristina Simonelli, Aracne, 2016) e Dio nessuno l’ha mai visto. Una guida al vangelo di Giovanni , (con Pius-Ramon Tragan, San Paolo, 2017). tradizione greca come Gregorio di Nissa o, più tardi, di tradizione latina come Ilario di Poitiers o Ambrogio. Fin dai primi secoli i grandi Padri si sono tutti interrogati su que- sta figura, soprattutto perché era molto difficile per loro accettare che il risorto avesse voluto riservare un’apparizione individuale proprio a lei: nessun evangelista riferisce infatti di un’apparizione a Pietro, an- che se un’eco di essa c’è alla fine del racconto sui due discepoli di Emmaus ( Luca 24, 34). Della sua esperienza della risurrezione si par- la invece diffusamente in tutti e quattro i vangeli. In quello di Mar- co, che contiene il più antico racconto della passione, e negli altri due sinottici, Maria è sotto la croce ( Marco 15, 40-41; Matteo 27, 55-56; Luca 23, 49), alla sepoltura ( Marco 15, 47; Matteo 27, 61; Luca 23, 55- 56) e, la mattina di Pasqua, al sepolcro vuoto dove le discepole gali- lee ricevono il primo annuncio della risurrezione ( Marco 16, 1-8; Mat- teo 28, 1-10; Luca 24, 1-11). Nel più recente dei vangeli, quello di Gio- vanni, Maria è sotto la croce (19, 25) e, soprattutto, è la destinataria dell’unica apparizione individuale del risorto (20, 1-2.11-18). Né si può dimenticare che Luca la menziona accanto ai Dodici e come lea- der del piccolo gruppo di discepole al seguito di Gesù durante il suo ministero in Galilea (8, 1-3). Paolo invece, benché per lui la vicenda del galileo si concentri tut- ta nei fatti di Pasqua, sembra non sappia nulla di questa testimone della risurrezione. Anzi, proprio Paolo fa da cassa di risonanza a un’antica formula di fede in cui Maria e le altre discepole galilee so- L’autrice William-Adolphe Bouguereau «Le saintes femmes au tombeau» (particolare 1890)
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