donne chiesa mondo - n. 58 - giugno 2017
DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 dello). Il servizio delle donne acquista nuova dignità, poiché diviene esemplare per la funzione di direzione degli uomini! Un altro termine importante è “parte” (“buona” o “migliore” a se- conda dei manoscritti). Per l’autrice, quando Gesù precisa che la parte buona non sarà tolta a Maria, stabilisce una priorità, ma non un’op- posizione. Turid Seim valorizza l’eco tra il senso proprio e il senso metaforico dando alla cosa “necessaria” ( Luca 10, 42a) il senso proprio di “piatto” (è necessario un solo piatto o una sola porzione di cibo) e appena dopo (10, 42b) il senso metaforico di “parte” del Regno, il che farebbe dire a Gesù: basterebbe mangiare un solo piatto, poiché Ma- ria ha già gustato la parte buona che è la parola di Dio. In tal modo, per le donne, “la parte buona, che non sarà loro tolta” — a nessuna di loro! — costituirebbe un’alternativa importante accessibile già all’epo- ca: l’appartenenza reciproca tra il Signore e i suoi. L’interpretazione è fedele al contesto, il cammino di Gesù verso Gerusalemme con i suoi discepoli. Nello stesso vangelo poco prima ( Luca 9, 51) c’è la partenza verso la Passione. Gesù espone in diverse tappe le condizioni per seguirlo (9, 57-62), designa i Settantadue e la loro missione (10, 1-20), afferma che è ai piccoli che il Padre si rivela (10, 21-24). Racconta al dottore della legge la parabola del Buon Sa- maritano (10, 29-37), insegnamento sull’azione, poi visita le sorelle, insegnamento sull’ascolto, per concludere con la preghiera del Padre Nostro. Il racconto costruisce gradualmente il profilo dei veri disce- poli. In Luca proteggere il diritto delle donne ad ascoltare la parola di Dio è la parte buona, anche se a discapito delle loro funzioni abitua- li. Sono presentate come discepole, però come ricettrici della Parola, e sono legate alla casa. Ebbene, è qui che l’interpretazione deve esse- re anche storica: Turid Seim e Schüssler Fiorenza precisano che ciò non significa che le donne sarebbero discepole-casalinghe. Perché la “casa” è il luogo della Chiesa primitiva! Anche la precisazione che Gesù entra nelle case non è anodina, ma è un’indicazione dell’autore riguardo alla nascita della Chiesa cristiana. Il potenziale di ugua- glianza così creato per le donne non poteva non suscitare una diffi- coltà nel legame con la situazione culturale. Anche se Marta e Maria forse sono rimaste nella memoria cristiana come padrone di casa di una comunità casalinga, dai testi emerge che solo gli uomini furono considerati sia per la diaconia della Parola sia per quella delle mense. Al contrario, quelle che “servono” sono scelte come modelli per i compiti di direzione degli uomini, in un sovvertimento del termine “diaconia” a partire dal modello del Mae- stro, che è colui che serve. mense all’ascolto o alla proclamazione della Parola. Nel brano degli Atti degli apostoli sette “ellenisti” vengono scelti per la “diaconia delle mense” mentre i Dodici hanno la “diaconia della parola”. L’argomentazione prosegue in Giovanni (11, 5-45), che mostra Laz- zaro e le sue sorelle Maria e Marta come discepoli che chiamano Ge- sù “maestro” e lo considerano “amico”. Dopo la sua professione di fede Marta va a chiamare Maria (11, 28), come Andrea e Filippo han- no chiamato Pietro e Natanaele. Secondo l’autore, il momento cru- ciale non è la resurrezione di Lazzaro, ma la rivelazione che Gesù Cristo è la resurrezione, e la professione di Marta è parallela a quella di Pietro ( Giovanni 6, 66-71 e Matteo 16, 15-16). L’autore si basa anche su un altro episodio ( Giovanni 12, 1-8), l’unzione di Gesù con il pro- fumo prezioso, dove Maria è al centro dell’azione, in opposizione a Giuda. Maria non solo prepara Gesù per la gloria, ma anticipa anche la sua richiesta di lavare i piedi, atto che sarà mostrato come segno dei veri discepoli più avanti ( Giovanni 13, 1-16). Tutti questi elementi dimostrano che quelle donne erano discepole e che il vero tema sot- tolineato dal testo è la costituzione del discepolo. Turid Seim, esegeta luterana, risponde in modo più sfumato. Ba- sandosi sulla storia sociale dei primi cristiani, vede in Marta (termine che significa “signora” o “padrona”), una di quelle donne agiate che Marta è poco amata da molte donne in quanto era stata indicata loro come modello di brava casalinga Eppure secondo Giovanni è lei la vera interlocutrice di Gesù quella che gli ricorda la sua responsabilità di amico e di salvatore mettevano i loro beni a disposizione delle comunità, visto che acco- glie Gesù nella sua casa. L’autrice ritiene che i termini legati alla ra- dice “diaconia” non seguano un solo uso normativo. Il “servizio delle mense” e il “servizio della Parola” sono creazioni linguistiche di Lu- ca, mentre l’interesse risiede nell’evoluzione del termine: diaconia è all’inizio utilizzato solo per il ruolo subalterno delle donne (e in tal caso si riferisce al servizio dei pasti). Passa poi dalla parte degli uo- mini, per il ruolo dei discepoli. Nel capitolo 17 di Luca viene presen- tata la vera relazione del Maestro con i discepoli, con il capovolgi- mento dei ruoli: il Maestro è servitore (concetto sviluppato nel capi- tolo 22 come norma per i capi delle comunità, con Gesù come mo-
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