donne chiesa mondo - n. 58 - giugno 2017
DONNE CHIESA MONDO 32 DONNE CHIESA MONDO 33 L’originalità della sua interpretazione è che Marta non viene conside- rata seconda, perché rappresenta Gesù Cristo nella sua umanità, nel suo regno temporaneo e terreno. Là dove si preferirebbe stare dalla parte (divina) di Maria, Marta ricorda che il cammino verso Dio non può fare a meno dell’umanità di Gesù. Giovanni Calvino (1509-1564) si preoccupò di riabilitare la vita nel mondo e dunque il lavoro domestico di Marta. Come Lutero, era contrario alla vita monastica che rischia di generare una teologia dei meriti spirituali. Pur sottolineando il valore del lavoro, criticò l’ecces- so di Marta e il fatto che il suo “affaccendarsi” le impedisce di bene- ficiare della presenza di Gesù. Questi pochi esempi non possono essere approfonditi in questo ambito ristretto, ma hanno in comune il fatto di considerare le sorelle come tipologie. Se nessuno condannò Marta, tutti (a eccezione di Eckhart) valorizzarono la contemplazione e l’ascolto della Parola. Più innovative furono le letture delle teologhe femministe che, do- Nata 55 anni fa in Francia, Elisabeth Parmentier per diciannove anni è stata docente presso la Facoltà di teologia protestante dell’università di ne destinata a un successo duraturo: le due donne rappresentano la distinzione tra azione e contemplazione, con la valorizzazione di quest’ultima. In una seconda interpretazione, Origene afferma che Marta corrisponde ai cristiani esordienti che accolgono la parola di Dio in modo più “corporeo” ( somatikòteron ), mentre Maria l’ha accol- ta in modo “spirituale” ( pneumatikòs ). In una terza interpretazione, associa Marta alla “Sinagoga” e Maria alla «Chiesa venuta dalle na- zioni, che ha scelto la parte migliore della legge spirituale, quella che non le sarà tolta». Sant’Agostino, il Padre più influente della Chiesa occidentale, vede nelle due donne la «vita di questo mondo» e la «vita del mondo a venire», la parte migliore consacrata ai valori eterni. Questa parte buona o migliore avrebbe alimentato l’ideale monastico della vita contemplativa. Tranne che per Meister Eckhart (Eckhart von Hochheim, 1260-1327), mistico renano, che intraprese una via originale. Per lui è Marta a vivere la spiritualità più evoluta, libera, vicina a Dio e al prossimo, feconda. Lei è già ancorata nella fede e sa per esperienza che occorre superare i sentimenti nell’unione con Dio, mentre Maria deve ancora impararlo, lei che è immersa in Dio e aspira a quelle sensazioni. Il predicatore persegue un fine pragmatico: in quel sermone destinato ad alcune religiose polemizza contro l’oblio del lavoro concreto e quotidiano! Martin Lutero (1483-1546) rifiutò d’identificare Maria con l’ideale monastico; sottolineò che la sola cosa necessaria è l’ascolto della Pa- rola, poiché non si tratta d’imitare Cristo ma di legarsi solo a lui. L’autrice Joachim Beuckelaer «Cucina con Gesù nella casa di Marta e Maria sullo sfondo» (1569) Strasburgo. Dal 2015 insegna presso la stessa facoltà dell’università di Ginevra. Dal 1988 è pastore della Chiesa luterana di Alsazia. Dal 2001 al 2006 è stata presidente della comunione delle Chiese protestanti in Europa. po gli anni settanta, si avvalsero dell’esegesi storica e critica per esaminare il testo greco e gli eventuali tra- dimenti od omissioni della tradizione. L’interpretazio- ne allegorica fu sostituita dall’indagine sul ruolo delle donne reali Marta e Maria e, attraverso di loro, delle donne del cristianesimo primitivo. Elisabeth Schüssler Fiorenza, teologa cattolica, a partire dal 1983 ha lavo- rato a una ricostruzione storica mostrando i conflitti all’interno delle prime comunità. A suo parere, i due “tipi” non sono l’attiva e la contemplativa, ma due compiti: la “diaconia” e l’“ascolto della Parola”. Il ver- bo greco diakonèin , “servire”, è tradotto bene, ma Mar- ta non serve un pasto! Marta assicura il servizio eccle- siale, la diaconia. Secondo l’autrice, Marta è responsabile del servizio della comunità cristiana e infatti si lamenta perché Maria la lascia so- la con quelle responsabilità (e non perché non l’aiuta in cucina!) L’ipotesi di Schüssler Fiorenza è che al tempo in cui quel vangelo fu redatto, il termine “diaconia” era già un termine tecnico per i mi- nisteri nella Chiesa, mentre i commenti non considerano la diaconia delle donne come servizi pratici agli uomini missionari. La sua ipote- si si fonda sul legame con Atti degli apostoli (6, 1-6), redatto dallo stesso autore. Marta si lamenta perché sua sorella le “lascia la diaco- nia” per ascoltare Gesù, nel brano degli Atti i Dodici non vogliono “trascurare la Parola di Dio” (la predicazione) per “il servizio delle mense”. E in entrambi i casi il redattore subordina la diaconia delle
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