donne chiesa mondo - n. 56 - aprile 2017
DONNE CHIESA MONDO 22 DONNE CHIESA MONDO 23 F OCUS di C RISTIAN M ARTINI G RIMALDI L a Corea del Sud da qualche anno si è posta l’obiettivo di sradicare i pregiudizi secolari nei confronti dei genitori single e delle coppie non sposate che vivono insieme, obiettivo che è parte di una più grande battaglia: quella di incoraggiare più persone ad avere figli per contra- stare il bassissimo tasso di natalità e il rapido invecchiamento della popolazione. Da qualche anno dunque il programma del governo è stato di la- vorare per cambiare la percezione sociale sulle varie forme di fami- glia, anche se in Corea del Sud il fenomeno di giovani coppie che vi- vono insieme prima del matrimonio è quasi sconosciuto, e solo l’1,9 per cento dei bambini sono nati fuori dal matrimonio. Come spesso accade, però, tra la volontà politica e la traduzione di questa in realtà c’è un terreno vischioso fatto sia di pregiudizi che di rigidità burocra- tiche. Madri sole in Corea fuggono in città, scappando non solo dalla mancanza di lavoro e prospettive ma anche dal bombardamento chimico degli aerei e degli elicotteri che irrorano con pesticidi i campi coltivati, esponendo gli abitanti agli effetti tossici dei diserbanti. Lo chiamano el mal del avión (“il mal d’aereo”). Complici la meccanizzazione e un uso inten- sivo dei fitofarmaci, un solo campesino oggi può badare a una coltiva- zione vasta 600 ettari, superficie che un tempo poteva sfamare 60 fa- miglie. Ma per chi rimane a vivere in campagna, spesso donne sole con anziani, c’è un prezzo da pagare. È quello con cui fa i conti la piccola Mary, figlia di Lucia, vittima di malformazioni dalla nascita come conseguenza dell’esposizione ad alcuni componenti chimici. Si tratta di uno degli erbicidi più utiliz- zati, il terribile glifosato, riconosciuto di recente come probabile can- cerogeno dall’Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Le associazioni dei campesinos parlano apertamente di «situazione gravissima», le denunce di morti sospette sono migliaia, mentre uno studio della Sociedad paraguaya de pediatría avrebbe verificato che oltre il 40 per cento delle madri esposte durante la gravidanza agli agrotossici ha poi dato alla luce bambini con gravi malformazioni. Il Paraguay è diventato in pochi anni il terzo esportatore e il quar- to produttore di soia nel mondo. Di conseguenza, il paese ha cono- sciuto anni di elevato sviluppo economico, pur rimanendo uno dei paesi più poveri dell’America latina. Nonostante l’ingresso dei loro prodotti nel mercato mondiale, circa il 22 per cento della popolazio- ne vive in povertà, mentre la povertà estrema ne attanaglia il 9 per cento. Ma la monocoltura della soia ha smantellato il sistema pro- duttivo contadino tradizionale. L’espulsione di centinaia di migliaia di contadini dalle loro terre e l’espansione di piantagioni intensive di soia sono due dati di fatto. Proprio per questa situazione, il paese viene espressamente menzionato nella Laudato si’ . Papa Francesco ci- ta le forti parole di denuncia pronunciate, nel 1983, dai vescovi para- guayani sul diritto alla terra: «Ogni contadino ha il diritto naturale a possedere un appezzamento ragionevole di terra, dove possa stabilire la sua casa, lavorare per il sostentamento della sua famiglia e avere sicurezza per la propria esistenza. Tale diritto dev’essere garantito perché il suo esercizio non sia illusorio ma reale. Il che significa che, oltre al titolo di proprietà, il contadino deve contare su mezzi di for- mazione tecnica, prestiti, assicurazioni e accesso al mercato». Lucia, come tante altre donne contadine, sa che in alcuni posti delle campagne paraguayane oggi vige la legge del più forte. E lei è troppo debole per farcela.
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