donne chiesa mondo - n. 54 - febbraio 2017

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 gine stessa degli effetti più devastanti della vio- lenza, esercitata su donne che hanno fatto voto di castità, che si vedono così la vita sconvolta. Alcune addirittura negano la realtà di ciò che avviene nei loro corpi. Ma poi assisteremo a una sorta di miracolo, un rovesciamento della situazione grazie a due atti di disobbedienza, entrambi dettati dall’amore: prima la suora Ma- ria fugge dal monastero in cerca di una dotto- ressa che salvi la vita alla sorella partoriente, e la trova presso la Croce rossa francese. Poi, la dottoressa francese, notte dopo notte, trasgredi- sce gli ordini del suo superiore per assistere le suore che partoriscono. Sotto lo sguardo scon- volto della badessa, figura complessa e contrad- ditoria, che trova la forza di assumersi la re- sponsabilità di tutte le sorelle in una rigida ap- plicazione della regola, anche se sa che questo può significare la morte dei neonati. L’atmosfera quindi è cupa, ma l’incontro con la giovane dottoressa francese comunista, libera, non credente, che rischia anche la vita per aiu- tarle, apre una finestra, una presa d’aria. Dalla disobbedienza — punita dalla badessa, ma poi accettata nelle sue conseguenze positive — ger- moglia la vita. Alcune di loro parlano con la giovane francese, le confessano dubbi e rim- pianti, una anche l’intenzione di uscire dal mo- nastero appena potrà. Perché in mezzo ai vio- lentatori c’era anche un bravo ragazzo, con il quale è nata una storia d’amore. Il bene e il ma- le cominciano a mescolarsi, non sono più terri- tori rigidi e separati. Se all’inizio sembravano un gruppo di donne tutte uguali, unificate dalla vita comune e dalla comune violenza subita, le vediamo poi emerge- re nelle loro specificità individuali, ciascuna con un rapporto diverso con la dottoressa. Ma quello che cambia veramente tutto nella vita delle religiose, e in fondo anche in quella della giovane francese, è la maternità. Sono i corpi che si trasformano e le rendono donne co- me le altre, donne che partoriscono figli non voluti ma poi amati immediatamente. Il mistero della maternità, della capacità del corpo femmi- nile di creare la vita le travolge, così come il tra- sporto immediato che sentono per i loro piccoli, sentimento che rende impossibile per la badessa continuare la sua terribile pratica di abbandono dei neonati. Sono i loro corpi che aprono nuove dimen- sioni dell’esistenza, i seni pronti a nutrire i pic- coli, il legame fortissimo che sentono con i bambini appena li prendono in braccio. Un le- game che cancella di colpo la paura del disono- re, della vergogna, che le porta a guardare di nuovo con speranza la vita nonostante gli orrori subiti. Nasce così un drammatico conflitto con la badessa, risolto grazie a un’idea delle due “disobbedienti”, suor Maria e la dottoressa: ac- cogliere nel convento i bambini orfani del pae- se, e allevarli insieme con i loro bambini, così nessuno penserà male, e loro potranno tenersi i bambini e al tempo stesso continuare — come desiderano — la vita religiosa. In pochi istanti diventa chiaro che le regole, ma in fondo l’idea stessa di Dio, possono diven- tare un idolo, e che la fede si può vivere solo aprendo il cuore alla misericordia verso tutti, i propri figli e quelli degli altri, bisognosi. È solo nella misericordia che rinasce la vita vera, il ve- ro rapporto con Dio, una misericordia risveglia- ta dal rapporto con la vita. C’è un altro aspetto, ancora più importante e profondo, che emerge dal film: la nascita come continua Incarnazione. La nascita di quei bam- bini da donne vergini ci ricorda come Dio si è fatto carne in una situazione potenzialmente scandalosa, ha vissuto in mezzo a noi e ha sop- portato stupidità e debolezze, violenza e orrore. E che quindi è solo nella carne, nella misericor- dia per la carne nostra e degli altri, che possia- mo incontrarlo. M ATTEO 13, 51-52 G esù è quello scriba-discepolo che nel suo parlare attinge dal suo tesoro, cioè dalla sua intelligen- za, dal suo cuore, cose antiche, le attinge dalla Scrittura di Israele, e le propone agli uomini e alle donne che lo seguono, in una forma e modalità nuove, le attualizza. Antico e nuovo in Gesù si compe- netrano in risposta ai bisogni nuovi di chi in- contra, della Chiesa oggi. Questo l’atteggiamen- to sapiente: fare nuovo l’antico. Gesù è un uo- mo sapiente, che ha un cuore che sa ascoltare, che osserva e impara dal quotidiano, dalla natu- ra, e da essi trae le immagini per farsi compren- dere dai suoi ascoltatori. La sapienza di Gesù non è puro intellettualismo, semplice conoscen- za, è la capacità di andare in profondità, di sca- vare e illuminare il cuore e la mente, di discer- nere, è l’intelligenza nelle relazioni. Gesù ha un cuore che sente il desiderio, le paure, le incer- tezze, i dubbi che abitano le persone che incon- tra e attraverso la sua parola offre loro un oriz- zonte nuovo, una strada da percorrere, rivela lo- ro una novità di vita in un oggi che può sem- brare sempre ripetitivo, antico. M EDITAZIONE Trova il tuo tesoro a cura delle sorelle di Bose Chiharu Shiota, «The Key in the Hand» (2015) A pagina 40: Jean-François Millet, «Uomo con la zappa» (1860-1862)

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