donne chiesa mondo - n. 52 - dicembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 so per sempre. Davanti a essi sono possibili l’ascolto, il dialogo, la preghiera. Le icone di Pavesi aprono gli occhi verso l’invisibile, invita- no a penetrare in terre del cielo, aprono spazi di silenzio abitato. Legni trasfigurati in cui natura e storia, persona e cosmo si incontrano: è come se il legno antico continuasse a vivere e trasfor- marsi grazie alla vicenda narrata, e quest’ultima traesse dal legno radici e profondità gravide di memoria e di antico, sottraendola alla frammen- tarietà dell’istante e proiettandola in una storia senza inizio né fine. Povertà come via di bellez- za e di grandezza! Scriveva: «Non c’è niente di cerebrale in ciò che faccio, niente di costruito; c’è semmai un pensiero umile che vuole farsi idea, ma anche una grande tribolazione perché queste opere mi coinvolgono tutta». In una ricerca, anche soffer- ta, ha saputo confrontarsi con i materiali più va- ri, dall’umile legno al pregiato oro. La sua ope- ra è una sfida continua per comprendere prima di tutto se stessa, il mondo e gli altri, rimanen- do sempre in dialogo, il dialogo tra la creatura e il Creatore. L’essenzialità delle sue composizio- ni, materiche, assemblaggi di legno, iuta, ogget- ti, carta, la rende quasi strumento per una con- tinua rinnovata creazione. Ciò è testimoniato con particolare passione e sensibilità nelle sue «donne»: la bellezza, la loro sacralità come de- tentrici della fecondità le rendono radicalmente coinvolte nel disegno della creazione. I volti femminili, spesso feriti e umiliati, ma proprio per questo regali e forti, di cui ha sempre custo- dito le speranze, come un sogno non ancora compiuto e sempre da realizzare. Anche il colore — in una lotta continua per uscire dall’oscurità dei suoi dipinti, un’oscurità abitata da forme, gesta, invocazioni — sembra es- sere la luce che vuole e deve uscire dalla notte. I suoi paesaggi notturni potrebbero comunicare a prima vista un senso di solitudine e angoscia ma uno sguardo più attento fa intuire che sono at- traversati da una tensione che non sfocia in sof- ferenza, una tensione che è coltivata in una pro- fonda spiritualità e che ha lo sguardo rivolto all’alto. Muovendosi nello spazio del quotidiano riutilizza scarti e resti, coglie la semplicità e la ricchezza dei gesti, esprime tutta la sua compas- sione per la condizione dell’essere umano, di cui è alla continua ricerca, in uno spazio di buio ma anche di luce e colori nascosti. È questo tesoro semplice e raro, innervato da una forza poetica originale, che Margherita Pa- vesi ci ha consegnato. Una vita segnata dall’at- tesa e dalla ricerca. Attesa colma di passione per ogni creatura, attesa dell’incontro con un volto, volto dell’uomo e volto di Dio, mai sostitutivi l’uno dell’altro. Nella sua opera si snoda un iti- nerario creativo in cui è rappresentata tutta la sua forza interiore, attraverso un linguaggio che è antico come l’uomo e per questo eternamente presente. Tutta la sua opera ha potuto così dive- nire guarigione per chiunque la incontri, con una eloquenza di silenzio che penetra più in profondità di ogni altro linguaggio parlato. M ATTEO 1, 18-24 «D i Gesù Messia, la ge- nesi avvenne così. Es- sendosi fidanzata sua madre Maria a Giu- seppe, prima che con- venissero [ad abitare insieme] si trovò incinta da Spirito santo. Giuseppe, suo sposo, che era giu- sto e non voleva esporla all’infamia, decise di ri- lasciarla di nascosto. Mentr’egli meditava queste cose (…)». Dio entra nella storia degli umani, che non è priva di negatività e nudità, per ridestare vita e riprendere vie di fecondità. Il racconto di Mat- teo ce lo ricorda. Il quadro genealogico presen- tato poco prima della nostra pericope racchiude la storia in una serie di generazioni che, dopo un lungo elenco, termina con l’irrompere di una novità: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù il Cristo». Il lettore è avvertito che ciò che è generato è da Spirito santo, ma Giuseppe non sa, deve cam- M EDITAZIONE Storie d’amore bisognose di salvezza a cura delle sorelle di Bose Atelier di Bose, «San Giuseppe», (icona in stile bizantino, tempera all’uovo) A pagina 40: Guido Reni, «San Giuseppe e il Bambino» (1640) Margherita Pavesi, «La samaritana» (tecnica mista e oro su tavola in massello)

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