donne chiesa mondo - n. 51 - novembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 40 e ascoltava queste guardando a ciò che aveva davanti agli occhi, alle persone che incontrava. Gesù ci insegna che non occorre essere indo- vini per conoscere lo scatenamento dei poteri ingiusti. Che basta vedere una donna vedova che possiede solo due spiccioli, una persona af- famata, od oppressa — quei poveri che, con tri- stezza, disse che avremmo avuto sempre con noi — per comprendere l’esistenza di quei poteri in- giusti che li hanno derubati e schiacciati così, per comprendere la guerra più ingiusta e peren- ne, quella dei ricchi contro i poveri. Gesù inse- gna che basta vedere una persona nata cieca, un paralitico, lo strazio di un padre per la sua pic- cola figlia moribonda, per comprendere la fragi- lità, la precarietà di ogni vita. E usando parole e immagini profetiche, Gesù evoca i terrori e i do- lori che le guerre e le catastrofi suscitano sem- pre negli esseri umani. Gesù insegna ai discepo- li a vedere la pena, la fatica e la paura degli al- tri, tutti e tutte. Ad avere uno sguardo intelli- gente e compassionevole, che sa che tutti e tutto morirà, che sa la pena di questa perenne minac- cia. Parla di una Shoah («tempesta») per Gerusa- lemme, per Israele, che ben sappiamo non esse- re né la prima, né l’ultima. Ed esorta: non ten- tate di salvare la vostra roba, non ci sarà tempo neppure di congedarvi dai cari. Gesù parla co- me Geremia al capitolo 45: il solo bottino che il Signore possa aiutarvi, eventualmente, a salvare è la vostra nuda vita. E parla di quelle persone che, nel disastro ge- nerale, stanno, comunque e sempre, peggio de- gli altri: le donne incinte e quelle che allattano, memore del gemito profetico: «Beate le sterili che non hanno partorito...». È meraviglioso che Gesù nei suoi pensieri veda queste povere don- ne, le più povere tra le povere, nell’angoscia della fuga. Non solo perché volge il suo sguar- do realistico e compassionevole e del tutto inu- suale verso le donne, ma anche perché vede, forse, in esse una situazione evangelicamente paradossale: le donne incinte e quelle che allat- tano — che vivono con tutto corpo a favore dell’altra creatura umana che allevano in sé o tra le braccia — non possono dar loro la vita che vivendo, e non morendo: incombe su di loro il dovere di salvare anche se stesse. E poi Gesù esorta i suoi a non avere paura, come dirà l’angelo alle donne, alla sua tomba, il mattino di Pasqua. Rialzate la testa e guardate: all’orizzonte c’è la venuta del Figlio dell’uomo. Non conformatevi alla paura che fa tremare il mondo. Non siate come quelli che non sanno la promessa del Signore, non tremate come quelli che non lo attendono. Non abbiate paura, poi- ché solo la paura per la vostra vita vi può impe- dire la libertà e l’attenzione indispensabili a vi- vere nell’amore. Come la poverissima vedova, non datevi pensiero per la vostra vita. Non ab- biate paura perché la fine sarà un ritorno, un incontro, occhio contro occhio.

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