donne chiesa mondo - n. 51 - novembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 B IOGRAFIA di H ANNA -B ARBARA G ERL -F ALKOVITZ Dell’amore e del dolore L’umano e il santo visti da Ida Görres O ggi sono pochi a ricordarla ma, quando Ida Görres morì, nel maggio 1971, fu Joseph Ratzinger, allora professore a Tubinga, a pronunciare l’orazione funebre. Era diventata famosa soprattutto per i suoi splen- didi ritratti di grandi personaggi — da Francesco d’Assisi a Giovanna d’Arco, da Florence Nightingale a Teilhard de Chardin — che aveva- no profondamente rinnovato l’agiografia del XX secolo; ma anche per testi altrettanto intensi e rivoluzionari, a partire dalla grande opera su Teresa di Lisieux. Ida Görres, contessa dell’impero Friederike Maria Anna von Cou- denhove, visse una vita segnata da una profonda quanto stimolante solitudine interiore, dono ambiguo delle sue origini: era nata nel bel mezzo della selva boema da un diplomatico austriaco e da una giap- ponese che le lasciò anche nell’aspetto inconfondibili tratti eurasiati- ci. Ma il doppio delle sue origini si trovava più di tutto nell’anima. Lei stessa percepiva con dolore la tensione interiore tra due culture tanto diverse: «Che la grande tristezza, lo sguardo impietoso sul mondo, siano la mia eredità asiatica? È una cosa molto vecchia, di antica saggezza, ma vecchia e saggia in modo irredento , quella di cui ho parte». E sulla madre nota: «Del suo destino profondamente tra- gico potrebbe scrivere solo un grande romanziere della prossima ge- DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano acuradi L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI A NNA F OA R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va Donne dimenticate Mnemosyne, la chiamavano i greci. Era la dea della memoria, colei che teneva attiva la memoria negli uomini, facendo loro serbare ciò che ella voleva. È esattamente alla attività opposta a quella di Mne- mosyne che abbiamo voluto dedicare questo numero di «donne chie- sa mondo»: alla cattiva arte del dimenticare nella sua declinazione storicamente più praticata, cioè quella di dimenticare le donne. Un atteggiamento assolutamente trasversale: che si tratti di lettera- tura, mistica, storia, scienza, politica, religione o religioni, che si trat- ti di laiche o di consacrate, di ieri o di oggi, di Europa o di America, in ogni epoca e società il contributo decisivo e stimolante di tante voci femminili è stato occultato, dimenticato, perso. E questo ha im- poverito tutti, donne e uomini. Come se quelle voci non avessero mai parlato, il loro contributo è stato a volte trafugato dai maschi, a volte è scivolato via senza penetrare nel nostro modo di pensare e di vivere, altre volte infine è stato scientemente sbriciolato e schiacciato per renderlo inoffensivo. Perché — specularmente a quella del ricor- dare — anche l’arte del dimenticare è stata ed è suscettibile di un gran numero di varianti e sfumature, come dimostrano le storie di questo numero. Non solo quelle di cui qui parliamo, ma più in generale tutte le donne dimenticate della storia sono raffigurate dalla nostra immagine di copertina. Belle statuine depositate e imbalsamate sui rami più al- ti: depositate e imbalsamate spesso formalmente con grande cura, ma nella sostanza abbandonate lì per calcolo, opportunismo, invidia o ignoranza. Ricordarle è un primo passo per tirarle fuori dal letargo loro forzatamente imposto; è un timido tentativo di scongelarle e ri- chiamarle in vita perché possano iniziare a rendere fertili le nostre esistenze. E questo naturalmente è solo un piccolo campione: le don- ne dimenticate sono molto più numerose, e dovremo dedicare loro in futuro altri numeri del nostro giornale. ( giulia galeotti ) L’ EDITORIALE

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