donne chiesa mondo - n. 51 - novembre 2016
DONNE CHIESA MONDO 32 DONNE CHIESA MONDO 33 con il resto degli uomini è anch’esso profondamente ironico, ironia che raggiunge l’apice nel rapporto con Oloferne, soprattutto quando l’autore utilizza termini erotici per descrivere il brutale assassinio. Anche i personaggi minori sono presentati in una luce ironica: Achior, guerriero di professione, sviene di fronte al capo mozzato di Oloferne; uomo di azione, si rivela un saggio; pagano ammonita, mostra più fede nel Dio d’Israele degli stessi israeliti, dei maestri ebrei a Betulia. Ozia, conforme allo stereotipo femminile, si nascon- de dietro le mura della città, mentre Giuditta, conforme allo stereoti- po maschile, esce per affrontare apertamente il nemico. L’intero libro appare dunque pervaso da un ironico rovesciamento, il suo asse er- meneutico. La storia di come il libro e il personaggio di Giuditta sono stati recepiti è complessa. Gli ebrei hanno avuto difficoltà ad accettarlo come libro ispirato e non è stato facile inserirlo neppure nel canone cristiano. Alcune difficoltà sono legate al personaggio di Giuditta, Ha insegnato Antico Testamento e Psicologia della religione nella Pontificia università di Salamanca ed è professoressa onoraria del Dipartimento di studi ebraici e aramaici dell’università Complutense di tosto come una storiella, un romanzo breve ( folktale ) in cui si narrano le gesta esemplari di una vedova pia che prende la coraggiosa deci- sione di sconfiggere il nemico, sostenuta dalla sua fede religiosa. C’è chi crede che sia una specie di racconto folcloristico ed epico, che combina la storia della moglie fedele con quella della donna guerrie- ra. Ma Giuditta vuole essere un libro storico, visto che include alcuni dati ben noti, insieme ad altri assolutamente sconosciuti, sebbene non improbabili, riguardanti l’etnia, le persone, i luoghi e i nomi. D’altro canto, il suo argomento è perfettamente credibile e verosimi- le. Nel racconto è assente qualsiasi intervento miracoloso di Dio. Non sono neppure i riti, le frequenti preghiere e il digiuno i fattori che influiscono maggiormente sulla vittoria, ma piuttosto il coraggio dell’eroina e della sua gente a sconfiggere il nemico. Si ritiene quindi che la narrazione possa contenere un nucleo storico, una storia di as- sedio e vittoria sul nemico per mano di una donna, avvenuta in epo- ca persiana, al tempo di Artaserse III , periodo in cui si collocano temporalmente i fatti. Però il libro contiene una gran numero di “er- rori”, probabilmente deliberati, ma molti di essi carichi di ironia. In realtà, l’ironia pervade tutta l’opera, il suo tema, i discorsi e i perso- naggi. Oloferne, per esempio, è un personaggio presentato in modo ironico perché, dopo aver conquistato tutto l’ovest, non riesce a sot- tomettere una piccola città come Betulia, e nemmeno a dominare una donna, che lo uccide con la sua stessa spada. Giuditta viene concepita e trattata come un personaggio parados- sale: vedova senza figli, è lei a dare vita fisica al suo popolo sconfig- gendo il nemico, e vita spirituale restituendogli la fede e la speranza in Dio. Bella e desiderabile, vive come nubile. Donna ricca, trascorre la maggior parte della sua vita nel digiuno. Dall’apparenza fragile e molto femminile, è capace di uccidere brutalmente con le sue stesse mani il capo di un esercito molto potente. Il rapporto di Giuditta L’autrice Giovanni Francesco Romanelli «Giuditta e Oloferne» Madrid. Attualmente è direttore per la lingua spagnola della raccolta internazionale e multilingue «La Biblia y las mujeres». La sua pubblicazione più recente è Violencia, sexismo, silencio. In- conclusiones en el libro de los Jueces (Evd, 2013). considerata come moralmente discutibile, perché eser- cita la violenza, e pericolosa perché donna libera e au- tonoma. Il dubbio morale attorno alla violenza è radi- cato nella sua condizione di donna, visto che molti personaggi biblici maschi violenti non sono stati messi in discussione dal punto di vista morale. Il libro di Giuditta presenta una ricca intertestualità biblica, una sorta di condensazione di allusioni, evo- cazioni, tematiche, modelli, personaggi e situazioni. Qui menzioniamo solo l’intertestualità femminile, che fa pensare a Giuditta come a una specie di antologia di testi biblici che si occupano di donne. Così, sullo sfondo del personaggio e delle sue azioni, ritroviamo Miriam, Debora, Giaele, Sara, Rebecca, Rachele, Tamar, Noemi, Rut, Abigail, Betsabea e altre. Ad esempio, Giuditta ricorda l’astuzia di Sara, Rebecca, Tamar e Dalila nel raggiungere il proprio fine con l’inganno intelligente. E come loro, finisce coll’avere un enorme in- fluenza sulla storia del popolo, sul futuro di Betulia e d’Israele. Giuditta è una vedova senza figli, come lo erano Noemi, Rut, Abi- gail e Betsabea. Come loro dimostra una particolare abilità nell’aprire un cammino per sé e per tutto il popolo. A differenziarla da queste donne è la maternità, poiché, mentre Betsabea e Rut — e attraverso di lei Noemi — presto o tardi hanno figli biologici, Giuditta, più vici- na alla figura di Debora (cfr. Giudici 5-7) è madre del popolo.
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