donne chiesa mondo - n. 49 - settembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 vita intima, coniugale e familiare. Di fatto non è sempre facile media- re tra le aspirazioni private e quelle professionali. E soprattutto perché l’età in cui un individuo è in grado di realiz- zarsi professionalmente è esattamente la stessa in cui dovrebbe realiz- zarsi dal punto di vista personale. È tra i trenta e i quarant’anni che si va a vivere in coppia e si fanno figli, progetti che talvolta si scon- trano con le esigenze del mondo del lavoro. Ciò crea situazioni a vol- te molto dolorose, donne che attendono troppo a lungo il “momento buono” per diventare madri e che non lo diventano mai. I progressi dell’assistenza medica alla procreazione hanno a che fa- re con questo malessere che circonda oggi la maternità. Poiché le donne hanno meno figli, poiché scelgono generalmente il momento della loro gravidanza, poiché si vedono offrire tecnologie sempre più sofisticate, arrivano a pensare che desiderare un figlio voglia necessa- riamente dire averlo. Ebbene le cose non sono così semplici: spesso troppo tardi scoprono che è... troppo tardi! Da parte mia sono favo- revole alla procreazione medicalmente assistita (escludendo la que- stione delle madri surrogate che pone reali problemi etici), ma osser- vo, rammaricandomene, che alimenta l’illusione di un’onnipotenza procreatrice. Che ne è oggi della dimensione incarnata dell’esistenza femminile? Nella sua versione radicale, il pensiero femminista ha prodotto ef- fetti sul modo in cui oggi concepiamo la condizione femminile, per dirla in breve, l’ha disincarnata. Gli studi sul genere, il femminismo materialista ereditato dalla seconda ondata e la tradizione dell’uguali- tarismo repubblicano hanno in comune il fatto di privilegiare una de- finizione astratta che fa delle donne puri individui di diritto. La con- dizione femminile contemporanea è definita in termini di uguaglian- za e di libertà, in una prospettiva che riduce il corpo femminile a nient’altro che il luogo per eccellenza della dominazione maschile. Ecco perché le tematiche associate alla corporeità femminile sono troppo spesso considerate vestigia della sottomissione delle donne all’ordine patriarcale. Non nego la fecondità sociologica della nozione di genere. Gli stu- di sul genere ci permettono di mettere in luce i meccanismi attraver- so i quali le disuguaglianze tra donne e uomini si perpetuano. Ma hanno anche implicazioni teoriche che non condivido. Il rifiuto di ri- flettere in termini di femminile e di maschile e il rigetto della dimen- sione necessariamente incarnata e sessuata dell’esistenza hanno pro- dotto un curioso escamotage: il soggetto del femminismo ha perso ogni consistenza, persino ogni realtà. Il pensiero femminista contem- poraneo ha in qualche modo fatto sparire il soggetto femminile. Keith Haring «Albero della vita» (1986) Camille Froidevaux-Metterie è docente di scienze politiche all’università di Reims Champagne-Ardenne e a Sciences Po. Dopo aver lavorato a lungo sui rapporti tra politica e religione, diventa membro dell’Institut universitaire de France sulla base di un progetto di ricerca dedicato ai mutamenti della condizione femminile nel periodo contemporaneo. Basandosi su un’analisi delle ricomposizioni della divisione pubblico/privato, riflette sul senso della corporeità femminile in una prospettiva fenomenologica. Per dimostrare i suoi postulati, ha condotto un sondaggio tra le donne politiche francesi i cui risultati sono stati presentati sotto forma di film documentario (www.danslajungle.com ). Ha diretto, con Marc Chevrier, l’opera Des femmes et des hommes singuliers. Perspectives croisées sur le devenir sexué des individus en démocracie (Armand Colin, 2014). Le sue riflessioni sulla nascita di un soggetto femminile totalmente inedito hanno dato vita al libro La révolution du féminin (Gallimard, 2015). Camille Froidevaux-Metterie

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