donne chiesa mondo - n. 49 - settembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 possono legittimamente aspirare a un’esistenza privata armoniosa e gratificante. Si può dunque immaginare un mondo futuro dove i due sessi assu- mano in modo equo e sereno gli oneri e le gratificazioni della vita privata e anche di quella sociale. Ma bisogna aggiungere subito che questo processo deve essere posto sotto il segno della libertà. In altre parole, non c’è a mio parere un modello ideale di esistenza: alcuni individui scelgono di dedicarsi maggiormente alla vita familiare, altri privilegiano la vita professionale. Che siano uomini o donne poco importa, l’importante è riconoscere loro la libertà di scelta. Una don- na che smette di lavorare per dedicarsi ai figli non è più criticabile di un’altra che ritorna al lavoro due settimane dopo aver partorito o di un’altra ancora che fa la scelta di non avere figli. In altre parole, non c’è un modo giusto o sbagliato di essere donne. È proprio questa l’incredibile chance che noi, donne occidentali, abbiamo: quella di scegliere il nostro destino. Oggi molte donne soffocano la loro natura femminile. Come e perché? Qualsiasi donna occidentale deve oggi far fronte a una vita privata a volte sinonimo di maternità e a una vita sociale molto impegnativa. Per alcune donne tutto ciò comporta sacrifici nell’ambito della loro resta il fatto che, sul piano dei principi, le une e gli altri sono consi- derati come aventi gli stessi diritti in questi tre ambiti dell’esistenza. Ciò significa che abbiamo messo fine all’assegnazione alle donne di ruoli privati e subalterni. Rivendicando di essere individui pienamen- te legittimati nella società, per tutte le funzioni e a tutti i livelli, le donne sono diventate “uomini come gli altri”. Ma, e questo è un punto meno facile da cogliere, abbiamo anche messo fine all’esclusione degli uomini dalla sfera della vita intima e familiare. Questi ultimi chiedono sempre più di parteciparvi, aspiran- do anche loro a un equilibrio migliore tra la vita privata e quella pro- fessionale. Per esprimerlo in modo un po’ provocatorio, direi che gli uomini stanno diventando “donne come le altre”. Ecco perché penso che stiamo vivendo un vero mutamento antropologico. La condizione femminile è posta sotto il segno della dualità: le donne sono individui di diritto, liberi e ugua- li, ma restano anche soggetti incarnati e sessuati. Ebbene, si dà il caso che questa duplice condizione, astratta e concreta, stia diventando il modello di ogni condizione. Anche gli uomini si caratterizzano per la dualità esistenziale e sono le donne a mostrare loro il cammino, perché sono state loro a sperimentare per prime come articolare nella propria vita la dimensione privata e quella sociale. È ciò che io chiamo conver- genza dei generi, ossia l’avvento di una condizione umana generica di cui le donne costituiscono il modello. Nelle nostre società occidentali, questa convergenza dei generi è già in atto, con i suoi aspetti positivi e negativi. In che modo questa rivoluzione antropologica del rapporto uomo-donna può portare a relazioni migliori? La convergenza dei generi non deve essere considerata un livella- mento o una disintegrazione delle condizioni femminile e maschile. Al contrario. Essa indica un arricchimento reciproco, per accumula- zione, dei ruoli sociali e delle aspirazioni private. Le donne per lun- go tempo sono state solo “private”, ridotte alle loro attività domesti- che; oggi sono pienamente legittimate nella sfera sociale. Si tratta in- dubbiamente di un progresso molto positivo, soprattutto perché è la garanzia dell’indipendenza materiale delle donne. Da parte loro, gli uomini oggi s’impegnano nella sfera intima, dopo essere stati solo “pubblici”, possono aspirare alle gratificazioni della vita familiare. Anche di questo bisogna rallegrarsi. Da una parte perché le donne non sostengono più da sole il peso degli impegni privati, dall’altra perché questo cambiamento indica che la realizzazione personale per gli uomini non avviene più solo nel campo professionale, ma che ora Pablo Picasso «uomo e donna» (1971) A pagina 4, «Sibilla», particolare della pala di San Benito Real (Valladolid)

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