donne chiesa mondo - n. 49 - settembre 2016
DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 dell’attribuzione al maschio XYY di un comportamento “geneticamen- te” violento. Nel 2001 la svolta fondamentale: è pubblicata l’intera sequenza del genoma umano, e da allora la ricerca è orientata all’individuazione di differenze misurabili nei genomi maschile e femminile che possano mettere in luce l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia (in- cluse le differenze cognitive), la fisiopatologia e la patologia umana. È evidente che un incremento delle conoscenze in questo ambito avrebbe ricadute profonde non soltanto in campo medico. Da allora la ricerca si muove nelle discipline della genetica, della genomica e dell’epigenetica (lo studio delle modificazioni ereditabili che cambiano l’espressione genica, ma non la sequenza del DNA ). La ricerca delle differenze sessuali nel genoma umano, denominato “sexoma”, si propone di descrivere le differenze conosciute con il lin- guaggio della genetica, ma anche di scoprire differenze tuttora ignote. L’importanza del nuovo campo di studi ha dato origine a istitu- zioni specifiche: la Society for Women’s Health Research, fondata nel 1989 da un’associazione di ostetrici e ginecologi americani, ha scelto come missione quella di non occuparsi solo della salute delle donne in relazione alla riproduzione, ma di ampliare gli obiettivi del- la propria ricerca alle differenze di genere nell’insorgenza e nella cura di condizioni patologiche in generale. Questo lavoro ha prodotto co- me primo risultato il report Exploring the contribution to human health: does sex matters? , pubblicato nel 2001: in esso si afferma che il sesso ha un effetto profondo sulla funzione di cellule e organi e che è necessario comprendere la sua influenza sulla biologia, dal livello molecolare a quello dell’intero sistema, inclusa l’interazione con l’am- biente. Nel 2005 la rivista «Nature» ha pubblicato un articolo nel quale si riportava il sequenziamento del cromosoma X umano e si ipotizzava che la differenza nei due genomi, maschile e femminile, fosse molto più elevata di quanto si pensasse fino ad allora, perfino più elevata della differenza tra il genoma umano e quello dello scimpanzé. In se- guito, questa differenza è stata fortemente ridimensionata, ma soprat- tutto si è compreso che lo studio dell’influenza dei geni nel determi- nare i caratteri sessuali è molto complesso, perché riguarda non solo l’assetto di cromosomi e geni, ma anche i meccanismi molecolari ed epigenetici che controllano l’espressione genica. L’azione dei geni de- ve inoltre essere contestualizzata in un sistema fisiologico nel quale osservarne gli effetti: lo stesso gene, espresso ugualmente in maschi e femmine, potrebbe avere effetti diversi. più elevata tolleranza del dolore, considerando tale caratteristica non come un dato positivo, ma come un tratto vicino alla bestialità. Nello stesso periodo Darwin argomentava invece la superiorità maschile in termini evoluzionistici, facendo dell’uomo, più attivo, in- ventivo e propenso al mutamento, il motore dell’evoluzione. Su que- sta ipotesi la scienza ha impostato per molti decenni le ricerche sulle differenze, cognitive e non solo, tra uomini e donne. All’inizio del Novecento divenne dominante la teoria metabolica del sesso, elaborata da Patrick Geddes e John Arthur Thomson, i quali ritennero di fondare questa stessa dicotomia maschile/femmini- le-mutamento/conservazione basandosi solo sulla biologia sperimen- tale e sulle leggi meccanicistiche della fisiologia. Geddes e Thomson pensavano che lo sviluppo in senso femminile o maschile dipendesse dallo stato metabolico: supponevano che le donne conservassero l’energia prodotta dai processi cellulari, mentre i maschi ne utilizzas- sero il surplus. Al momento della determinazione del sesso, il suo sviluppo in un senso o nell’altro dipendeva dal tipo di metabolismo adottato, anche in relazione alle condizioni ambientali: in condizioni di nutrizione abbondante prendeva il sopravvento il fenotipo femmi- nile, in condizioni avverse quello maschile. Nella visione dei due scienziati lo stato metabolico aveva influenza anche sugli aspetti psi- cologici e comportamentali, le donne essendo passive, conservatrici, poco interessate al sociale e alla politica, e i maschi intraprendenti, attivi, orientati alla dimensione pubblica. Un nuovo modello, quello ormonale, affermatosi negli anni Venti del Novecento, ha alimentato un grosso filone di ricerca che tuttavia non ha prodotto risultati univoci. Gli ormoni sessuali steroidei sono secreti da testicolo e ovaio, che rappresentano il dimorfismo sessuale più importante, ma sono presenti in entrambi i sessi, seppure con profili di espressione differenti. E l’azione degli ormoni sessuali è di tipo specifico, mascolinizzante o femminilizzante, indipendentemente dal sesso dell’individuo in cui essi agiscono. Ancora all’inizio del Novecento risale la scoperta del diverso asset- to dei cromosomi X e Y nei due sessi, che ottenne però la massima attenzione solo intorno agli anni Cinquanta, con lo studio delle ano- malie cromosomiche. Nei decenni seguenti la ricerca delle differenze sessuali nei cromosomi X e Y portò ad attribuire ai maschi XYY la sin- drome del supermaschio, fondata sul presupposto che un doppio cromosoma Y raddoppiasse la mascolinità e, influendo direttamente sul comportamento, inducesse una sessualità più attiva e aggressiva. Dopo alcuni anni di pubblicazioni autorevoli sull’argomento, un ac- curato studio epidemiologico ha poi dimostrato l’infondatezza insieme a decine, se non centinaia, di altri migranti. In questo modo, è difficile per le autorità identificarle come vittime della tratta. Donne yazidi Due anni dopo quello che è stato definito uno «sterminio di massa», per mano dei jihadisti del cosidetto Stato islamico (Is), migliaia di yazidi, minoranza etnico- religiosa nel nord dell’Iraq, sono ancora in mano agli uomini del califfato che costringono le donne alla schiavitù sessuale e i bambini a combattere nelle loro fila nel nome della jihad islamica, pur essendo di fede non musulmana. Secondo l’Onu circa 3200 donne e ragazze yazidi sono ancora ostaggio dell’Is mentre altre migliaia di uomini e adolescenti risultano «scomparsi». In fuga dal Sud Sudan Da quando sono iniziati i combattimenti tra lealisti e milizie, quasi un mese fa, circa sessantamila persone >> 21 A pagina 16 una scena del film «2001: odissea nello spazio» di Stanley Kubrick (1968) >> 15
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