donne chiesa mondo - n. 49 - settembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 12 DONNE CHIESA MONDO 13 la di Dio e la osservano». Nessuno mai se non Gesù disse così a una donna! Già nell’episodio della Visitazione — quel racconto simbolico pie- no di echi della Scrittura e di anticipazioni evangeliche — Maria, la madre di Gesù, è dichiarata beata per aver ascoltato e creduto alla parola del Signore, e non per esserne diventata la madre. La materni- tà di Maria è il frutto e l’eloquenza del suo ascolto pieno di fede del- la parola e dello Spirito del Signore. Ma la beatitudine le viene dalla parola ascoltata e creduta da tutto: corpo e spirito e anima. C’è un testo, Marco 3, 34-35, molto importante, che conferma e commenta questo nostro testo: è l’episodio in cui la madre di Gesù e i suoi fratelli vanno a trovarlo mentre lui sta predicando, attorniato da discepoli e discepole e dalla folla. Poiché non riescono ad avvici- narlo, gli mandano a dire: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». E Gesù, girando lo sguardo su quelli che gli stavano attorno, risponde: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio (mentre in Luca risuona così: «Coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica») costui è mio fra- tello, sorella e madre». Il primato è l’ascolto della parola del Signore, luogo di beatitudine e di relazione con Gesù. La maternità è una grande eloquenza, straordinaria e ordinaria al contempo, di una di- scepola, non la prima e sola felicità, non l’obbligato destino. Solo Gesù dice questo. Dopo di lui, in gran fretta, viene dimenti- cato e, vedremo che non solo questo verrà dimenticato. Negli altri scritti del Nuovo Testamento ce ne sono purtroppo diversi esempi. Così in 1 Timoteo si dice: «La donna potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santi- tà con modestia» (2, 15). E purtroppo non sono pochi i passi delle lettere apostoliche che chiedono alle donne credenti ciò che la men- talità e la cultura, religiosa e non, su tutta la terra conosciuta chiede loro, cioè sottomissione e silenzio innanzitutto, e non la soggettività e la libertà che Gesù ha riconosciuto loro. Basterebbe riflettere sull’impressione che suscita ancora oggi Gesù quando, nel Vangelo, si rivolge a sua madre chiamandola donna, e non madre: sembra una riduzione umiliante! Un misconoscimento difficilmente scusabile in Gesù! Mentre per Gesù donna significa molto di più: non è madre e basta! Che la più grande beatitudine evangelica sia non solo per i disce- poli, ma anche per le discepole è una novità straordinaria. Gesù le fa uscire dai tabù di impurità religiosa, e non solo religiosi, che confina- no ed escludono le donne. È un vero esodo per noi. Gesù risale alla volontà creatrice di Dio secondo il racconto di Genesi 1, e non di Ge- donne, né di stranieri — e dunque pagani. Il Vangelo è davvero buo- na novella per i poveri, e ancor più per le povere. Un meraviglioso incontro. Sembra però che ancora non abbiamo avuto orecchie per ascoltarlo, e per comprendere a quale libertà il Si- gnore Gesù ci chiama, e come per noi discepole sia davvero il libera- tore, come sempre lo è il Dio d’Israele, che si fece conoscere al suo popolo liberandolo dalla casa di schiavitù. Un Dio che chiama sem- pre a libertà gli oppressi. Che ci istruisce con parole di libertà e di amore. Perché sa che l’amore è sempre una decisione di libertà. Una donna nella folla, affascinata dall’autorevolezza di Gesù, dal suo potere sui demoni e dalla sua sapienza, esprime con entusiasmo la sua gioia e il suo riconoscimento di lui nell’unico modo insegnato all’immaginazione di una donna: «Beata colei che ti ha portato nel grembo, e le mammelle che ti hanno allattato!», non riuscendo a im- maginare con quell’uomo di Dio altra relazione possibile di beatitu- dine che quella materna. E Gesù si dimostra straordinario dicendole: No! Non hai nessun bisogno di essere madre, mia madre, per essere beata. Ti basta ascol- tare la parola di Dio che io racconto e che vivo. Ascoltare la parola di Dio e osservarla, metterla in pratica, viverla: ecco la beatitudine di una donna. Proprio come per un uomo. Per discepoli e discepole, la beatitudine è la stessa: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la paro- Johannes Vermeer «Cristo in casa di Marta e Maria» (1656 circa) A pagina 10 Paul Gauguin «Il Cristo verde» (1889) Commissione sul diaconato femminile Per la prima volta in Vaticano Papa Francesco ha istituto una commissione ufficiale composta in modo paritario tra uomini e donne. Ne fanno parte, oltre il presidente, 12 membri e hanno il compito di studiare una questione complessa come quella del diaconato femminile. Il Marocco riparte dalla scuola Per fermare la violenza sulle donne bisogna educare gli uomini. Per combattere ogni forma di violenza è necessario cominciare dalla scuola. Sono i punti cardini che hanno ispirato la riforma del ministero dell’Istruzione del Marocco per eliminare, a partire da settembre, ogni espressione di discriminazione nei testi scolastici. D AL MONDO >> 15

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