donne chiesa mondo - n. 48 - luglio 2016

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 dir loro di lasciar fuori le armi. Le famiglie erano poverissime, a volte i bambini sotto il grembiule erano quasi nudi, anche d’inverno. Una volta, nella guerra, la loro automobile è stata bombardata. Rispetto all’esperienza della guerra del Libano, Gerusalemme, dove suor Lina è arrivata nel 2008, le sembra un’oasi di pace. Negli anni la vita continua a Musrara senza danni, nonostante le guerre, le intifade, e il fatto che, in teoria almeno, le suore si trovino accanto a mondi che potrebbero essere loro ostili, il quartiere ebraico ultraortodosso di Mea Shearim e quello musulmano. Con Mea Shea- rim, naturalmente, non ci sono stati mai veri rapporti. Prima della guerra del 1948 nella scuola c’erano 700 ragazze, musulmane, ebree e cristiane. C’era tra loro una buonissima relazione. Dopo l’indipen- denza, mi raccontano, i bambini ebrei smisero di venire, vennero in- vece molti più bambini musulmani, oltre a quelli cristiani. A Gerusa- lemme come in Siria e in Egitto, i bambini delle salesiane sono più musulmani che cristiani. Le suore non sembrano avere mai avuto dif- ficoltà con le famiglie dei bambini musulmani, anzi appaiono molto amate. La casa delle salesiane si presenta come un’oasi di tolleranza e questo aiuta a proteggerla. Quali sono oggi le vostre difficoltà? domando. Le suore hanno fatto una scelta, quella di far pagare una retta molto bassa per la scuola. Una scelta dettata dalla tradizione educativa salesiana e dall’amore e dal senso di solidarietà che accompagna il loro lavoro. Ciò nonostante, i bambini sono diminuiti. «La cosa dipende dal fat- to che il governo israeliano sovvenziona le scuole con classi da un certo numero in su e nelle altre scuole cristiane ci sono tutte le classi, prendono i piccoli per portarli dall’asilo alla fine del liceo». Invece a Musrara c’è solo l’asilo, anche se le suore stanno pensando di mette- re anche le elementari. Ora hanno settanta piccoli. Sono bambini di famiglie modeste o povere, a volte poverissime. «C’erano dei padri, racconta una delle suore, che insistevano per iscrivere i figli alla scuola, e non c’era posto, ma loro insistevano, di- cevano che avrebbero portato loro il banco». Non è questione di banco ma di numero, rispondevano le suore. «Portatelo alla grande scuola musulmana qui accanto». «No perché là mettono nel bambi- no il suss, il vermiciattolo dell’intolleranza» risposero. Le scuole cat- toliche come quella delle salesiane si caratterizzano per la loro aper- tura: «Ognuno cammini per la strada che vuole, nel rispetto di una religione verso l’altra religione» dicono le suore. È un insegnamento importante, che spiega l’amore e il rispetto che le circonda, e che può rappresentare un seme di speranza per il futuro. ebraici dove, quando vedevano la tessera della nostra scuola salesia- na, le prendevano senza fare esami. Era una scuola di avviamento professionale con diploma. Ma poi, quando i vestiti hanno comincia- to ad arrivare a minor prezzo dalla Cina e in tutte le scuole si sono introdotte le lezioni di computer, abbiamo chiuso. Abbiamo dato in- cremento all’asilo, che già c’era, e siamo andate avanti. Siamo arriva- te ad avere centoquaranta bambini. Abbiamo anche iniziato lezioni di inglese e di lingua ebraica». All’epoca, avevano delle interne, ragazze arabe che studiavano all’Università di Gerusalemme. Il fatto che potessero restare nella ca- sa di Musrara era una protezione non da poco, come riconobbe lo stesso vicesindaco, l’italiano David Cassuto, venuto a visitare la Casa. La sensazione è che il governo israeliano non si limitasse a protegge- re le suore ma tenesse anche in alta considerazione il ruolo che svol- gevano. Molto vivi anche i ricordi della guerra del Golfo, nel 1991. Aveva- no tre sirene a destra, a sinistra e al piano superiore, e due stanze si- gillate in preparazione di un attacco chimico: «Ci hanno dato tutti i numeri di telefono e le maschere, abbiamo anche fatto le foto con le maschere. Il governo ci proteggeva, ci telefonava per sapere come an- dava, ci avevano avvisato di far provviste per alcuni mesi. Vedevamo gli Scud sparati su Tel Aviv dall’Iraq. Abbiamo promesso alla Ma- superano addirittura il numero degli ayatollah presenti in Parlamento. Alle 14 deputate elette al primo turno si sono aggiunte le quattro che hanno conquistato un seggio alla seconda tornata elettorale portando il numero a 18 su 290 parlamentari. Gli ayatollah sono soltanto 16. Nuova legge contro la prostituzione in Francia Dopo Svezia, Norvegia, Islanda e Regno Unito, la Francia diventa il quinto Paese dell’Unione europea ad adottare la linea dura contro i clienti delle prostitute. La legge riafferma il principio di non-patrimonialità del corpo umano, prevedendo a carico del cliente una contravvenzione di 1.500 euro, che, in caso ripetizione del reato, può trasformarsi in multa di 3.750 euro. L’uomo recidivo viene costretto, a sue spese, a frequentare un corso di rieducazione sessuale. donna che se ci fossimo salvate saremmo andate in pellegrinaggio in un santuario della Madonna, siamo andate a Rafat (santuario maria- no a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv). Non ci è mai capitato niente» racconta suor Sabina. Suor Giuliana è ungherese e ha lasciato il suo paese nel dopoguer- ra. Anche lei ha errato, prima di venire a Gerusalemme, in tutto il Medio oriente, in particolare in Siria. «Il mio cuore è ancora a Da- masco» ci dice. Suor Lina ha vissuto la guerra del 1982 in Libano. È nata in provincia di Padova nel 1937, si è fatta suora a Novara ed è partita nel 1978 per il Libano, nella valle della Bekaa, dove c’era una scuola di 800 e 900 bambini, solo il 10 per cento dei quali cristiani. I genitori si presentavano a iscrivere i figli a scuola armati, e bisognava >> 12 >> 19 Le famiglie erano poverissime a volte i bambini sotto il grembiule erano quasi nudi anche d’inverno

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