donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016
DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 L A SANTA DEL MESE splendore dorato, volge gli occhi al cielo. Fra seno e spalla, dolcemente, stringe, con natura- lezza, la testa di un bimbo. Non un attributo ma il gesto premuroso ci rivela la sua identità. L’enigmatica e androgina figura è santa Marina. A Venezia vantava una chiesa a lei dedicata, nella zona commerciale di Rialto. Vi si venera- vano le sue reliquie, da quando un mercante ve- neziano aveva trafugato il suo corpo, donandolo alla città natale. Le monache benedettine, com- mittenti del quadro, avevano particolare ragione per far effigiare Marina nella posizione privile- giata di tramite fra cielo e terra. Marina (Celsi) era infatti il nome della badessa che aveva fon- dato il convento, nel XV secolo. Ma Tintoretto dovette rallegrarsi di poter valorizzare proprio Marina. La storia di Marina è un avvincente romanzo d’amore e d’avventura, che ebbe infatti uno straordinario successo e fu tradotta in molte lin- gue. La santità e il miracolo sono ingredienti se- condari di una narrazione popolare che della Come un romanzo d’avventura Melania Mazzucco racconta santa Marina Jacopo Tintoretto «Madonna col Bambino e i santi Cecilia, Marina Secondo, Cosma e Damiano» novella e della favola ricalca l’intreccio, la dina- mica, i personaggi. Siamo nell’ VIII secolo, in Medio Oriente, terra leggendaria di asceti, ere- miti, deserti e digiuni. Quella di Marina è una famiglia di ferventi cristiani della Bitinia. Orfa- na di madre, cresce col padre, che ama profon- damente e da cui è profondamente amata. Quando il padre entra in convento e si fa mo- naco, entrambi quasi si ammalano di dispiacere. Così, pur di non separarsi, escogitano un ingan- no. Il padre le taglia i capelli, Marina si traveste da ragazzo, e si fa monaco nello stesso conven- to col nome di frate Marino. Marina/o prega, digiuna, questua. Anche dopo la morte del pa- dre, e per anni, nessuno dei confratelli nutre il minimo sospetto sulla sua identità. Finché un giorno la figlia di un oste nella cui locanda frate Marino e i suoi compagni hanno passato la not- te, rimane incinta (di un soldato). Costretta a confessare la colpa, la ragazza accusa Marino di essere il padre. Per dimostrare la propria inno- cenza, Marina dovrebbe solo rivelare la sua na- tura. Non lo fa. Si accolla un peccato che non ha commesso. Si sacrifica, per amore di Dio e del suo prossimo. La bugiarda diventa indemo- niata, ma Marina viene scacciata dal convento e costretta a rintanarsi in una grotta, e poi a pren- dersi cura del bimbo nel frattempo venuto al mondo, Fortunato. Vive di elemosina, in mise- ria, col piccolo sempre in braccio. Mossi a com- passione, dopo qualche tempo i monaci la riac- colgono, ma Marina si è ammalata per gli sten- ti, e muore poco dopo. Solo quando spogliano il suo cadavere, i monaci scoprono la verità. Il A lle Gallerie dell’Accademia di Ve- nezia si conserva una pala d’altare che Tintoretto dipinse per la chie- sa del convento benedettino fem- minile dei Santi Cosma e Damia- no, alla Giudecca. Ginocchioni in primo piano, ammantati nella rossa veste dottorale, Cosma e Damiano, medici, guaritori e patroni dei dottori, offrono alla Madonna — che appare loro in cielo con Gesù bambino in braccio, in un tripudio di angeli — gli strumenti del loro mestiere: una ba- cinella, il cantero, il bisturi. La pala era infatti destinata all’altare dei medici anargiri (ovvero, che operavano gratis). Ma i due santi non sono i soli a contemplare la Madonna. Fra le nuvole sostano santa Cecilia, a sinistra, e a destra san Secondo (lui pure santo taumaturgo, protettore delle partorienti cui facilitava l’espulsione della placenta). Ma chi è la figura al centro dell’im- magine? Sembra un giovane monaco coi capelli rasati, avvolto in un rozzo saio di tela. Circonfuso di
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