donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

DONNE CHIESA MONDO 22 DONNE CHIESA MONDO 23 I L LIBRO Come mai, una volta abbattuti i numerosi osta- coli legali, le donne hanno avuto così tante dif- ficoltà ad affermarsi in quegli ambiti che in pas- sato erano occupati dagli uomini? In altre paro- le, per quale motivo le donne rimangono scarsa- mente rappresentate nei settori di potere e in- fluenza? Perché continuano ad avere un reddito così tanto inferiore a quello degli uomini, anche quando sono impegnate nello stesso tipo di la- voro? In breve, perché l’uguaglianza si è dimo- strata così irraggiungibile per le donne? necessariamente dipendenti, queste esigenze continueranno a rendere utopico un mondo in cui vige una piena uguaglianza di genere. Dob- biamo respingere la visione per la quale la di- pendenza, quando è inevitabile e non è sempli- cemente la conseguenza di strutture ingiuste, è uno stato miserabile da sfuggire. Finché non ac- cettiamo e addirittura comprendiamo questa di- pendenza come origine dei nostri legami più profondi e come radice di ogni organizzazione sociale umana, non troveremo mai la strada ver- so una società pienamente giusta e assistenziale in cui si realizzi l’uguaglianza di genere. Ho lottato con questi stessi interrogativi e so- no arrivata alla conclusione che soltanto attra- verso dei cambiamenti strutturali della società potremo cominciare a essere determinati rispetto a ciò che era così significativo per le relazioni strette più importanti, rispetto alle relazioni di dipendenza, e a uno spazio per la disabilità, an- che nel momento in cui le donne cercavano di realizzarsi in modi nuovi. L’indipendenza che spesso le donne cercano non è quella forma di indipendenza isolata che la filosofia liberale proclama, ma una forma che richiede il presupposto della responsabilità so- ciale per aiutare e supportare le relazioni di di- pendenza. Se dobbiamo lavorare per un mondo in cui le conquiste di alcune donne non dipendano dallo sfruttamento del “lavoro di dipendenza” di altre donne (che lasciano scoperte le loro famiglie) dobbiamo pensare all’assistenza e alla giustizia in un contesto globale. (Dall’introduzione di E. Feder Kittay, La cura dell’amore , Milano, Vita e Pensiero, 2010) Le statistiche, almeno negli Stati Uniti, parla- no chiaro. Le donne che non hanno responsabi- lità legate alla cura, che non hanno figli, si sono spinte un po’ più vicino alla parità di stipendi e retribuzione con gli uomini. Non si può dire lo stesso per le donne con figli, malgrado gli alti livelli di partecipazione al lavoro e di istruzione che le donne hanno ottenuto come gruppo. Negli Stati Uniti e in tutto il mondo, le don- ne che hanno responsabilità legate alla dipen- denza sono più povere e hanno sempre trovato irraggiungibile l’uguaglianza. Per tutti i progres- si delle donne, le società nella maggior parte del mondo, ma marcatamente nelle nazioni più ricche, come gli Stati Uniti, non sono arrivate a cogliere le esigenze della dipendenza. Finché concepiremo noi stessi come creature le cui vite non sono solo profondamente interdipendenti ma anche, in alcuni momenti, inevitabilmente e La ricchezza della dipendenza F OCUS di S ILVINA P ÉREZ T utto cominciò con le ronde delle Madri di Plaza de Mayo. In piena dittatura argentina, nel 1976, alcune donne con il capo coperto da un fazzoletto bianco marciavano ogni giovedì di fronte alla sede del Go- verno per esigere notizie sui loro figli scomparsi. I militari le chiama- vano “le pazze”. Erano molto sole, ma ogni volta erano di più. Nel giro di pochi mesi, alcune iniziarono a riunirsi in un angolo della piazza: molte delle loro figlie erano incinte quando erano state se- questrate. Cercavano non solo dei figli, ma anche dei nipoti. «Il pri- mo giorno eravamo un gruppetto sparuto. Avevamo necessità diver- se, non bastava chiedere l’ habeas corpus alla giustizia, andare dal Mi- nistero degli Interni, dall’esercito. Lo facevamo per i nostri figli. Ma andavamo anche nei tribunali dei minori, negli orfanotrofi», racconta Mirta Acuña de Baravalle, una delle fondatrici delle Nonne di Plaza de Mayo, che a 92 anni non ha ancora smesso di cercare il nipote. Ogni volta arrivavano più nonne e madri. Si incontravano nei bar at- torno alla piazza. Avevano solo se stesse. Persino i familiari, compresi Madri per sempre

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