donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 madre adottiva, perché si prendesse cura del bambino, alla sua ma- niera. — Grazie a questo piccolo segreto ben custodito, la figlia del Fa- raone ha trovato da sola una buona soluzione. Ha chiesto a mia ma- dre di diventare la balia del neonato abbandonato. L’ha persino pa- gata per farlo. Zippora sobbalza: — Tua madre è stata pagata per nutrire il proprio figlio, come un’estranea! Mosè fissa sua moglie: — Sì, come una estranea... Vedo molta umiltà in questa rinuncia... I nostri figli non ci appartengono. Sono di Dio. Noi dobbiamo solo prendercene cura fino all’età adulta, senza vanagloria né desiderio di possesso. Perché io vivessi, lei ha accettato di essere una sorta di madre nell’ombra. Era troppo felice di vedermi, di coccolarmi, di darmi il suo latte, di gioire nel vedermi crescere. Ma la sua gioia sarebbe stata breve: non appena sono stato in grado di mangiare cibo solido, mi ha ridato alla figlia del Faraone, che mi ha cresciuto come un figlio. — Allora tu hai due mamme? — Se vuoi. E sono cresciuto imparando la lingua e le usanze degli egiziani. Sono stato un bambino coccolato. Tutte quelle donne si so- no prese cura di me, sono state la mano di Dio su di me. — Tu, Mosè mio, hai dato molto, ma hai anche ricevuto molto. Spero che avvenga lo stesso a ognuno di noi, osserva Zippora, com- mossa. — Ed io, che cosa faccio con le mie due dita? — Indovinate! Eliezer si affretta a rispondere, prima che suo fratello gli tolga la parola. — Il dito più grande va alla tua mamma, perché è la tua vera mamma. E la figlia del Faraone che ha disobbedito, e ti ha salvato la vita, ha diritto all’altro dito. — Bravo Eliezer, ogni volta che aprirai la tua mano, saprai che, an- che se non lo ricordi, sei stato salvato cinque volte — e persino molte di più — da tutti quelli che si sono presi cura di te. Eliezer, tutto sorridente, si esercita ad aprire e chiudere la sua ma- no e conclude dicendo: È una mano intera che disobbedisce! — E anche di più, perché ci sono stati altri ebrei che hanno saputo obbedire a Dio, nonostante gli ordini malvagi. Figli miei, cercate di fare in modo che le vostre due mani obbediscano a Dio, per la vita e non per la morte. Ecco che cosa c’insegnano queste donne coraggio- se e astute. — Credete che sia facile trovare una nutrice a casa della figlia del Faraone, che non è ancora mamma e che vive con altre giovani come lei? Come fare allora? — Beh... basta andare a cercare una balia tra gli ebrei, perché han- no tanti figli. — Giusto Eliezer! È quello che ha proposto mia sorella alla figlia del Faraone. — Ah, tua sorella era ancora lì? — Certo, nostra madre le aveva detto di non perdermi di vista. Al- lora lei mi seguiva ovunque. — Le dò un dito? — Puoi darle il pollice, perché è stata tanto utile come un pollice. Quante dita ti restano? — Le due centrali. — Ora, indovinate chi è andata a cercare mia sorella? I due bambini esclamano insieme: — Mamma! — Sì... la mia mamma, vostra nonna. — La tua mamma non ha avuto paura di andare a casa della figlia del Faraone? — No, era troppo felice di sapermi in vita. — Sono certo che sentiva che la figlia del Faraone era sua amica, perché tutte e due volevano che tu vivessi. Mia madre ha preparato per me una piccola cesta di giunchi Poi si è decisa a depormi sul grande fiume d’Egitto Ero diventato un piccolo bambino errante, sballottato dalla corrente Senza far rumore, Zippora si avvicina e si siede. Con sguardo sorridente, Mosè continua: — La mia mamma, soprattutto, non doveva dire che era la mia mamma. — Ma perché? Il silenzio invade la tenda. Mosè sembrava addirittura un po’ in imbarazzo. — Ora cerco di spiegarvi, dice infine Ietro, accarezzando la sua barba grigia. Se vostra nonna avesse detto la verità, la figlia del Fa- raone non avrebbe più potuto fare nulla, mentre era lei che aveva ap- pena salvato il bambino. Era preferibile che fosse onorata come una Dorothy Day» al fine di determinare le «virtù eroiche» e dichiararla «venerabile». Una definizione, secondo l’iter tradizionale, necessaria per la richiesta di beatificazione e la canonizzazione di questa donna. Nel 2000, su richiesta del cardinale John O’Connor, il Vaticano ha fornito il suo nulla osta e Dorothy Day è stata dichiarata serva di Dio. 360 anni per stupro di indigene in Guatemala Confermata in Guatemala la condanna di febbraio scorso nei confronti di due militari per aver stuprato donne indigene. Hanno atteso più di trent’anni prima di avere giustizia. Sono 11 donne, oggi ultrasettantenni, che tra il 1982 e il 1983 hanno subito degli abusi sessuali presso la base militare di Sepur Zarco, nel nord del Guatemala. I militari sono stati riconosciuti colpevoli di crimini contro l’umanità per violenze sessuali e omicidi. È la prima volta che nel paese un caso del genere porta alla condanna di militari. << 19

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