donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016
DONNE CHIESA MONDO 16 DONNE CHIESA MONDO 17 N ulla impedisce d’immaginare che Mosè, un giorno in cui la sua fami- glia era riunita, abbia anche ricordato ai suoi due figli il prodigioso concorso di aiuti al quale doveva la vita, tanto esso mette in eviden- za l’attenzione, la sollecitudine e l’amore che aveva ricevuto tra terri- bili pericoli. Due bambini stanno attorno al padre, intimoriti ma ben decisi a non perdere nulla del racconto delle sue imprese. Mosè mette sulle ginocchia il più piccolo, Eliezer, mentre Gershon si siede a gambe incrociate sulla stuoia che ricopre il pavimento della tenda. E Mosè racconta... — Eliezer, figlio mio, apri la tua manina e conta le tue dita. — Sono cinque, padre. — Sappi che ho avuto bisogno dell’aiuto di cinque donne perché noi fossimo insieme oggi, tutti in vita. Prima che io nascessi, il mio popolo viveva in Egitto e doveva lavorare duro al servizio del Farao- ne. Ma gli ebrei erano così numerosi da far paura al re. Allora lui ha ordinato alle levatrici: «Uccidete i figli maschi, lasciate vivere le figlie femmine!». Eliezer si stringe al petto del padre. Gershon si affretta ad aggiun- gere: — Bastava che le mamme non dicessero niente alle levatrici! — Bravo Gershon, che tu possa essere tanto astuto come loro! Ma Shipra e Pua — così si chiamavano — hanno deciso di aiutare lo stes- so le mamme e di lasciar vivere i figli maschi. Hanno disobbedito; niente femmine senza maschi! E hanno persino mentito al Faraone, dicendogli che le mamme se la cavavano da sole. Le cinque madri di A NNE S OUPA Gershon sobbalza: — Disobbedire? Ma è il contrario di quello che c’insegna nostro nonno Ietro! — Gershon, tu sei grande, puoi capire che a volte bisogna mentire di fronte a un ordine crudele che conduce alla morte. Quelle donne hanno veramente salvato la vita di molti uomini del nostro popolo. Allora il Faraone, vedendo che non riusciva a farsi obbedire, ha chie- sto a tutti di gettare i figli maschi nel fiume. — Persino alle mamme? E loro hanno disobbedito? — Indovina! È Ietro che, dal fondo della tenda, interviene dicendo: — Piccoli, non avete ancora capito che vostro padre era stato getta- to nel fiume, perché il suo nome, Mosè, significa “salvato dalle ac- que”? — Ma tu, sei ancora vivo... I bambini si agitano. Senza essere stato invitato a farlo, Gershon sale sull’altro ginocchio di Mosè, che lo sostiene teneramente con il braccio. — È una lunga storia... Innanzitutto, Eliezer, guarda la tua mano, di’ “Pua” e “Shipra” e chiudi il mignolo. — Ma sono due? I N NOVEMILA CARATTERI John Bradford «Il ritrovamento di Mosè» (2012)
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