donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 nome della musa della memoria, Mnemosyne , Aby Warburg inserisce jdunque molte immagini di Pietà medievali. Sulle tavole della Mne- mosyne si allineano così le riproduzioni di numerose Pietà, quelle di Donatello, di Mantegna, di Raffaello, accanto a scene di vasi antichi, lamenti terribilmente silenziosi che fa udire l’Italia degli anni che vanno dal 1140 a 1520. Riguardando le immagini come Aby Warburg guardava le imma- gini di pathos, lo storico e filosofo contemporaneo Georges Didi-Hu- berman crea a sua volta un atlante di immagini in cui la Pietà medie- vale sta accanto alle fotografie dei comunardi morti e alle immagini di pathos del cinema contemporaneo: Pasolini ( La rabbia , Il Vangelo secondo Matteo ), Ėjzenštejn ( La corazzata Potëmkin ), Paradžanov ( I ca- valli di fuoco ), Dreyer ( Ordet )... La potenza delle immagini non di- pende dalla loro iscrizione nel registro delle belle arti. Le immagini sono contenute nell’atlante per la loro potenza estrema di esprimere la sofferenza, il pathos, come faceva la Pietà di Michelangelo. In questo modo le immagini non appartengono solo al loro presente storico. Pertanto, la memoria è senza tempo. Ciò che la storia stessa contiene della sopravvivenza delle immagini del pathos — dalle Pietà alla Pietà del Kosovo — è la posta in gioco cruciale della vita al cen- tro stesso della morte. Tutte queste immagini, in effetti, non mostra- no la morte, ma la vita più forte della morte: una vita capace di tra- sformare le lacrime in speranza, la disperazione in azione, la notte in un mattino che sorge. Nelle tenebre del venerdì santo, nel cuore cro- cifisso di Maria, tacita sgorga una sorgente di vita dalla piaga di Cri- sto, dove tutto il pensiero medievale situa la nascita della Chiesa. Nella tragedia jugoslava, attraverso la forza delle donne musulmane, è presente la vibrante fierezza che può rimettere in cammino un inte- ro popolo e trasformare il gemito in lotta. «Attorno al corpo di Nasi- mi c’è Sabrié, sua madre che si tiene accanto alla sua testa, e alla sua sinistra Aferdita, la giovane sorella sedicenne. Al centro in lacrime, l’altra sorella, Ryvije», descrive Georges Mérillon. Sono loro a testi- moniare la forza dei vivi nel loro superamento della morte per giun- gere alla vita. Allora le Pietà diventano icone per aprire spazi e tem- pi, per uscire dal buio. Quindi il termine Pietà può far udire la sua eco in un presente im- pegnato nelle forme di secolarizzazione che gli sono proprie per apri- re un nuovo spazio di credenza che non ha nulla di vitalistico. La Pietà del Medioevo cristiano e la Pietà della tragedia jugoslava con- temporanea esprimono, ognuna a suo modo, l’apertura alla speranza messianica. Il termine Pietà, al di là dei secoli e delle confessioni, non trasmette forse questa sopravvivenza? Queste immagini non mostrano la morte ma la vita più forte della morte: una vita capace di trasformare le lacrime in speranza la disperazione in azione, la notte in un mattino che sorge una forza che si manifesta nel corso del destino umano in quanto eredità comune». La memoria è “sopravvivenza” ( Nachleben ). Con il termine “sopravvivenza”, Warburg designa anche quello che, in un’immagine, ha perso il suo valore di uso e di significato di parten- za, ma continua comunque ad agire nel tempo grazie al suo poten- ziale di memoria. Al centro della scienza della cultura da lui inventa- ta, questo tipo di immagine è allora simile a un “fantasma” capace di superare i confini dello spazio e del tempo. Le immagini sono in ef- fetti vive e migranti, ragion per cui sanno perdurare nelle memorie, consapevoli o inconsapevoli. Nel suo atlante d’immagini, a cui dà il >> 19 religione, pregano quotidianamente e definiscono la religione «molto importante», secondo i dati del centro di ricerca statunitense Pew Research Center . I dati L’83,4 per cento delle donne del mondo si identifica in un’appartenenza religiosa, mentre per gli uomini il dato si ferma al 79,9. Questa differenza in cifre è pari a circa 97 milioni di persone. Il gap in favore delle donne è più marcato nel cristianesimo mentre tra i musulmani e gli ebrei ortodossi sono gli uomini a praticare maggiormente. Più donne che uomini partecipano alla liturgia cristiana domenicale e le differenze percentuali più significative si registrano in Colombia e in Italia, rispettivamente con il 20 e il 19 per cento in più donne che uomini. La crisi non ferma le donne in Italia Più tecnologiche, più digitali, più disposte a mettersi in gioco: la crisi non ha fermato le donne: tra il 2010 e il 2015 sono << 12

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