donne chiesa mondo - n. 26 - agosto 2014

L’OSSERVATORE ROMANO agosto 2014 numero 26 Sua madre confrontava tutte queste cose nel suo cuore donne chiesa mondo Perché questo numero speciale Come carezze al vento Intervista a Yuna Kim, giovane pattinatrice olimpica convertitasi al cattolicesimo Al Papa vorrei parlare della parola “jeong” che indica l’affetto e i legami La sperimentiamo per la prima volta quando veniamo portati in braccio da neonati Poi cresce fino a includere tutte le relazioni Decisivi sono stati mia madre e padre Lee che ho conosciuto in ospedale Non era solo il prete della clinica ma un paziente anche lui, a quel tempo Un destino comune sembrava in qualche modo legarci donne chiesa mondo da Seoul C RISTIAN M ARTINI G RIMALDI Robert Thaves, fumettista americano, una volta disse a proposito di Fred Astaire: «Certo è molto bravo, ma non dimenticate che Ginger Rogers faceva tutto quello che faceva lui però all’indietro e sui tacchi a spillo». La gli eventi sa di antiche pratiche orien- tali. Eppure Yuna è cattolica. Ma cominciamo dal principio. Quando hai infilato i pattini la prima volta? Avevo cinque anni e per 17 anni mia madre mi ha seguito nei miei al- lenamenti, ovunque andassi. Senza la dare avanti, e se sì dove puoi trovare la forza per continuare a sperare. Ave- vo bisogno di poter contare su qual- cosa o qualcuno. La fede nel cattoli- cesimo mi ha dato tutto questo. Per me era una strada del tutto inedita. Sia mia madre che mio padre non erano credenti. Ma in ospedale ho fat- to poi l’incontro con padre Lee. Non era solo il prete della clinica ma lui stesso un paziente a quel tempo, un destino comune sembrava legarci in qualche modo. Dopo l’incontro con padre Lee ho cominciato a compren- dere più nei dettagli gli insegnamenti fondamentali del cattolicesimo, mi ha dato delle lezioni private sulla Bibbia e sul Vangelo, insomma mi ha intro- dotto alla fede: da lì la scelta di bat- tezzarmi con mia madre. Era il 24 maggio di sei anni fa. Possedere una fede profonda può trasfor- marsi, involontariamente, anche in un vantaggio per il raggiungimento del suc- cesso sportivo? Non posso parlare per gli altri. Per quanto riguarda la mia situazione mi ha aiutato molto ad affrontare gli in- fortuni ma anche mentalmente mi ha dato la capacità di affrontare la pres- sione da parte dei media e della criti- ca. Oggi grazie a questo percorso di fede che ho intrapreso riesco ad avere anche la capacità di accettare meglio un insuccesso. Preghi prima di ogni gara? Prego ogni volta, prima di ogni ga- ra, durante la competizione, è un mo- do per dimostrare a Dio la ricono- scenza per tutto quello che la vita mi ha dato. Oggi più di prima apprezzo il valore di una buona condizione fisi- ca, perché so che può essere una con- Alle olimpiadi di Londra, la spadaccina Lam Shim, anche lei coreana, perse in semifinale: per protesta contro una deci- sione del giudice non volle più scendere dalla pedana. Dovette essere portata fuori dal segretario generale della federa- zione internazionale di scherma. Ti è mai capitato di reagire così a una sconfitta? No, mai. Ma ognuno reagisce alle sconfitte in modo molto personale. Non mi sento di giudicare nessuno. Porti sempre un anello a forma di rosa- rio. Ti dà sicurezza? Sì, mi ricorda che Dio è con me ogni momento, questo mi dà grande forza. Il Papa sta per arrivare in Corea, ed è probabile che tu possa incontrarlo. Una domanda che vorresti rivolgergli? Per un atleta è molto importante mantenere una condizione psicologica e fisica eccellente. Mi piacerebbe do- mandare al Papa se crede che anche per una persona di fede sia necessario mantenere una buona salute psico-fisi- ca. Se dovessi descrivere la Corea a Papa Francesco, cosa gli diresti? Credo che gli parlerei della parola jeong . Ha un significato generalmente molto ampio, sta per affetto umano, legame tra la gente. Nella sua essenza si rende evidente in particolari circo- stanze. Ad esempio lo abbiamo visto dopo l’incidente del traghetto Sewol che ha portato alla morte di moltissi- mi giovani studenti. I coreani durante eventi particolarmente tragici, ma al contrario possono anche essere eventi molto gioiosi, tendono a compattarsi nel sentimento di dolore e di lutto, o stessa cosa si potrebbe dire a proposi- to dei campioni di pattinaggio artisti- co, con tutte quelle acrobazie, piroette e giravolte compiute su un enorme tappeto di ghiaccio calzando rigidi stivali, cercando di mantenere l’asso- luto equilibrio su una sottile lama di acciaio. Yuna Kim, la ventitrenne na, e ovviamente in quel periodo non riuscivo neppure a frequentare le le- zioni a scuola, gli unici amici che ave- vo erano i compagni di pattinaggio. Quando è nata la tua fede? Ho avuto un infortunio, anzi una serie di infortuni a partire dal 2006 che mi hanno costretto a fare avanti e indietro per l’ospedale. Lì ho fatto l’incontro provvidenziale con alcuni medici di fede cattolica con i quali ho stabilito un rapporto di fiducia. Mi citavano frasi dalla Bibbia e dal Nuo- vo Testamento per tenermi su di mo- rale e darmi conforto, e tutto questo mi fu di grande aiuto per su- perare soprattutto le difficoltà psicologiche dovute alle conti- nue ricadute fisiche dell'infor- tunio. Cosa ti colpiva delle parole di quei dot- tori? Direi che la cosa che più mi ha im- pressionato era che non cercavano di convertirmi, il loro era più un gesto disinteressato nei confronti di una ra- gazza che passava un momento diffi- cile della sua vita e della carriera pro- fessionale, cercavano di consigliarmi al meglio secondo quella che era la loro visione del mondo. Piano piano, conquistata dai loro modi e dalle loro parole di conforto, ho cominciato a ri- flettere sulla fede. Era il 2008. Avevo diciott’anni. Come sono andate le cose? Era il periodo più difficile nella mia vita, anche per mia madre che si è spesa tanto per me e per il mio suc- cesso, e mi trovavo in una situazione critica che non sembrava più avere fi- ne. Erano ormai due anni che i miei problemi alla schiena si ripresentava- no, non sembravano mai finire. A un certo punto ti ritrovi a un bivio: ti chiedi se valga veramente la pena an- gio ai giovani. Ha iniziato la sua atti- vità filantropica già nel 2007, donan- do diversi milioni di dollari per le vit- time del tifone Haiyan nelle Filippine e quelle dello tsunami in Giappone nel 2011 e per sostenere i sopravvissuti e le famiglie delle vittime della trage- dia del traghetto Sewol. Ma forse me- more del detto evangelico «quando fai l’elemosina non suonare la trom- ba», ha preferito tacere. E questo, in un mondo di vip che non fanno altro che strombazzare all’impazzata per un misero pugno di retweet in più, le fa grande onore. campionessa sudcoreana di pattinag- gio artistico, è stata campionessa mondiale nel 2009 e nel 2013, meda- glia d’oro alle olimpiadi invernali di Vancouver nel 2010. Si è classificata seconda nelle recenti olimpiadi di So- chi. Il pattinaggio artistico è una di quelle rare discipline sportive dove non vieni giudicato solo per la veloci- tà o la precisione nell’esecuzione. E Yuna Kim è la Ginger Rogers di que- sta disciplina. Le sue coreografie sem- brano carezze al vento. Yuna è elegante anche nell’accettare la sconfitta: tutti si aspettavano da lei dichiarazioni, se non di fuoco, quan- tomeno di incredulità dopo che la medaglia olimpica a Sochi gli era sta- ta soffiata dall’idolo di casa, Adelina Sotnikova, per una discutibile valuta- zione dei giudici. Ma nulla. «Ho dato il mio meglio — ci dice quando la in- contriamo nello studio sportivo che gestisce al centro del quartiere di Gangnam — e non recrimino nulla, il giudizio che ho avuto era quello che meritavo». La modestia e la sobrietà con la quale questa giovane coreana affronta evidente fu durante la crisi economica del 1997 quando tre milioni e mezzo di coreani donarono al Paese centinaia di tonnellate di oro per arrestare la crisi. Penso che la prima volta che un individuo è esposto all'esperienza di jeong sia quando un bambino viene portato in braccio da sua madre. Poi man mano che cresce quell'esperienza dello jeong si allargherà per includere tutte le altre relazioni fondamentali, con il padre, con i fratelli, con i mem- bri della comunità. Spesso i coreani dicono che la vita in oc- cidente è carente di “jeong”. Certamente i coreani sanno come affrontare i momenti difficili della vita collettivamente. E forse questa è una cosa che manca all’occidente, tradizio- nalmente più individualista. Sei felice quando pattini? È il mio lavoro, non riesco a dire se sono felice o no. Ma quando ero piccola certamen- te mi divertivo di più (ride). Ora il mio divertimento è quello di insegnare tutto quello che ho impa- rato alle nuove generazioni». Oltre a essere elegante, Kim Yuna è anche molto modesta: in realtà fa molto di più che insegnare pattinag- Il viaggio del Papa in Corea sembra aprire grandi prospettive: «La Chiesa in Asia è una promessa» ha detto Francesco, ben consapevole del fatto che nel Paese si sta assistendo, negli ultimi anni, a una crescita del cristianesimo e della partecipazione alla vita della Chiesa quale non si conosceva più da tempo in altri continenti e in altri Paesi. Dal momento che la religione cristiana è stata portata in terra coreana da un gruppo di intellettuali laici, e si è radicata per secoli in assenza di un clero, sopravvivendo a gravi persecuzioni, il cattolicesimo coreano porta ancora i segni di uno sviluppo originale, senza dubbio vivace. Una religione che attrae soprattutto le donne, che trovano nella cultura cristiana quel rispetto e quella considerazione per i loro bisogni che sono ignoti alla società coreana, e del cristianesimo diventano quindi le più convinte sostenitrici. Ed è proprio a loro che abbiamo portato la nostra attenzione, consapevoli che in Corea, grazie all’infittirsi dei rapporti con l’occidente, non arrivano solo novità nel campo religioso, ma anche tutte le tentazioni materialiste e consumiste che hanno agito da noi a favore della secolarizzazione: il viaggio del Papa viene quindi a rafforzare le coscienze, a illuminare i cuori e le menti affinché anche qui non si ripetano errori già commessi, confondendo la modernizzazione con il consumo compulsivo. Una battaglia in cui le donne giocheranno un ruolo importante. ( l.s. ) sua presenza, il suo supporto non avrei potuto mai ottenere quello che ho avuto. Anche perché un bravo insegnante costa molto e biso- gna pagare i costi di residen- za all’estero. Ho cominciato a pattinare per divertimento insieme a mia sorella, avevo cinque anni, fu l’insegnante di allora che disse a mia ma- dre che avevo buone poten- zialità. Ma per sviluppare il potenziale dovevo dedicare almeno sette ore al giorno alla discipli- dizione solo temporanea, e lo stes- so accade nelle sconfitte: non fi- nisce il mondo se perdi una gara, a tutto c’è un rimedio. Se poi il rimedio sembra non arrivare mai, beh è solo il vo- lere di Dio, ma non bisogna mai disperare. di gioia appunto. Insomma è un modo efficace per elaborare il dolore che non rimane chiuso nella singola coscienza di cia- scuno ma viene condiviso con tutti. Un altro caso in cui lo jeong si è reso particolarmente Il logo del viaggio di Papa Francesco in Corea

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