donne chiesa mondo - n. 6 - novembre 2012

donne chiesa mondo women church world mujeres iglesia mundo femmes église monde donne Dodici monache di clausura parlano di Dio e del loro mondo Anime molate dalla fede di G UDRUN S AILER V a avanti così per oltre quattro ore, e poi ritorna da capo all’infinito: religiose vestite con l’abito bianco e nero delle benedettine rispondono a domande. Le domande stesse sono state tagliate; si vedono solo le testimonianze delle suore, separate da quadri neri. In parallelo, il filmato segue le religiose nei loro lavori quotidiani o nella passeggiata in giar- dino; le si vede sempre entrare in chiesa in fila per due o pre- gare da sole. Il film delle risposte ( Der Film der Antworten di Thomas e Peggy Henke, 2012) non ha sottofondo musicale, non ci so- no sentimentalismi o “belle” immagini: le riprese sono sgrana- te, i volti delle donne che parlano sono ripresi costantemente dal basso. Non si è cercata l’inquadratura più vantaggiosa, lo sfondo più grazioso. Si vedono antichi manifesti sulle pareti, oppure lavandini, una sala per gli studi o una stanza per ma- lati. Il film delle risposte è un capolavoro che non asseconda in nessun modo le abitudini visive dell’ homo mediaticus contem- poraneo. E tuttavia lo si continua a guardare, e lo si fa con crescente stupore. Ciò che le monache trattano nelle loro ri- sposte è niente di meno che l’insieme dell’esistenza con Dio. Si parla di felicità, di gioia, di dolore. Si parla di rapporti, dell’invecchiare e del fatto se la questione dell’Onnipotente non sia tutta una fantasia, si parla di dubbi, del silenzio di Dio, del momento della morte, della vita qui e oggi, della ce- lebrazione, della preghiera. Fede, speranza e carità rifratte mi- gliaia di volte. Questi ultimi temi vengono affrontati con serena tranquilli- tà e con un’onestà che si sarebbe tentati di definire spudorata; «Dio non mi ha mai piantata», spiega con brio una spiritosa suora anziana, addetta alla cucina. Un’altra riflette su com’è vivere la vita che le è stata destinata e «affrontarla lottando, soffrendo, pregando e rallegrandosi davvero pazientemente». I l 22 novembre 1913 nasceva a Lowe- stoft, nel Suffolk, Benjamin Britten. L’esser nato nel giorno di santa Ce- cilia faceva di lui un predestinato, e non solo per la vocazione alla musi- ca, peraltro manifestatasi con eccezionale precocità. Il più grande compositore inglese del Novecento coronava, venendo al mondo proprio in quel giorno sacro alla santa dei musicisti, una tradizione tutta britannica di culto ceciliano, iniziata nel XVII secolo. Era il 1683 quando un circolo di intendi- tori, riuniti nella Musical Society, davano vita al primo festival dedicato alla santa, ce- lebrando solennemente il 22 novembre con la commissione di testi poetici e musicali che videro ben presto il contributo illustre di artisti quali John Dryden e Henry Pur- cell. Dal Song for St. Cecilia’s Day scritto nel 1687 da Dryden, l’irlandese Nicholas Brady trasse il testo di un’ode che Purcell mise in musica nel 1692 e che conta fra i ca- polavori assoluti della musica inglese del Seicento. Pendente la guerra di successione spa- gnola, dal 1703 la tradizione dei festival ce- ciliani si interruppe, per poi riacquistare in- solito vigore grazie a Georg Friedrich Haendel che nel 1736 riprendeva un altro testo di Dryden dedicato alla santa, l’ode Alexander’s Feast or The Power of Music . In quei versi, Dryden narrava come, durante un sontuoso convito di Alessandro Magno per festeggiare la vittoria sui persiani, il musico Timoteo sollecitasse col suo canto le più diverse reazioni nell’animo del grande condottiero, muovendolo ora all’esaltazione bellica ora al pianto, grazie al potere psico- logico delle diverse scale impiegate nell’in- tonazione. Inopinatamente, al culmine della dimostrazione, la potenza della musica con- segue il più alto dei suoi obiettivi allorché il ruolo di Timoteo è rilevato da santa Cecilia in persona, che si manifesta annunciata da un suono d’organo a incarnare l’ethos musi- cale più sublime, quello mistico della musi- ca sacra. Il tema venne di nuovo affrontato da Haendel nel 1739 con un’altra Ode for St. Cecilia’s Day , sempre sui versi tardo secente- schi di Dryden, ancora una volta composti a illustrazione del potere metafisico della musica, simbolo dell’armonia universale che con la forza del suono ordina il caos degli atomi fino a quando un altro suono, quello della tromba del Giudizio, nuovamente li dissolverà. Il mito ceciliano, nell’interpretazione poetica di Dryden ripresa da Haendel, as- sumeva il moderno significato di un’esalta- zione della poetica degli affetti legata all’af- fermazione del sistema tonale, giunto pro- prio in quegli anni alla sua definitiva codifi- cazione col Traité de l’harmonie reduite à ses principes naturels di Rameau e alla dimostra- zione pratica col clavicembalo ben tempera- to di Bach. L’armonia moderna rinnovava nei fatti, con la sua sottile capacità di resti- tuzione psicologica, la potenza degli èthoi greci collegati alla musica. È certamente per questo significato di raffinata simbologia estetica che nel 1790 Mozart riprendeva le due partiture ceciliane di Haendel e ne dava una nuova versione orchestrale, adeguandole al gusto sinfonico del suo tempo e al tempo stesso elevandole ad autorità esemplare del moderno classici- smo musicale. Dopo le celebrazioni liturgi- co-musicali mai venute meno nei secoli, do- po gli omaggi devozionali del barocco cat- tolico (di cui le partiture oratoriali di Charpentier e Alessandro Scarlatti sono i vertici eccellenti), santa Cecilia tornava a esprimere il primato della musica nella Vienna laica e massonica di Giuseppe II . La seconda metà dell’Ottocento porrà in- vece sotto l’effigie di santa Cecilia un movi- mento di riscoperta ed esaltazione della pu- rezza polifonica palestriniana. L’edizione completa dell’opera del Prenestino, curata da Haberl, consacrò il mito del principe della musica cattolica con un monumento editoriale aere perennius . D’altronde fu pro- prio il maestro romano a porre sotto la pro- tezione di santa Cecilia quella “Compagnia de li musici” che stava pericolosamente mettendo in discussione il suo primato. Quando nel 1585 nacque la Congregazione che come Accademia porta ancor oggi il nome della santa, Palestrina riuscì a con- trollare ogni tendenza eversiva rispetto alla sua autorità ponendola sotto la protezione pontificia, e quindi sotto la sua personale influenza di maestro della cappella papale. Il miracolo di santa Cecilia, quella fan- ciulla martire romana immortalata nel subli- me marmo del Maderno, è l’aver ispirato nei secoli partiture meravigliose. Nel Nove- cento, basterebbe quel gioiello che proprio Britten le dedicò, Hymn to St. Cecilia su versi eccelsi di Auden, a testimoniare la vi- talità di un’ispirazione ma venuta meno, e confortata in tempi recentissimi dal lavoro di Arvo Pärt Cecilia, vergine romana , compo- sto nel 2002. E pensare che tutto, forse, nasce da un equivoco. Pare infatti che il riferimento alla musica nella celebre antifona Cantantibus organis del proprium missae del 22 novembre nasca da un errore di amanuense, che nel copiare il testo antichissimo della Passio ce- ciliana abbia sostituito i candentibus organis , cioè gli incandescenti strumenti di tortura cui la vergine fu sottoposta nel suo marti- rio, con organi sonanti, che da allora ne ac- compagnano inseparabilmente l’iconografia. Felix culpa. Pratese (1961), Alberto Batisti insegna Storia ed estetica della musica al Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Como. Già critico musicale di «Paese sera» e della «Repubblica», nel 1997 fonda l’Orchestra Camerata Strumentale «Città di Prato», di cui è tuttora direttore artistico. Dal 1997 al 2009 ha la guida artistica del Teatro Verdi di Pisa. Nel 2002 fonda Rete Toscana Classica, emittente radiofonica di sola musica classica e informazione culturale che tuttora dirige. Dal maggio 2005 è direttore artistico degli Amici della Musica di Perugia e dal 2008 anche della Sagra Musicale Umbra. Artemisia Gentileschi, «Autoritratto come santa Cecilia» (1620) Più che da vedere «Il film delle risposte» è un film da ascoltare Se guardato bene si tratta di un film d’amore che dimostra come la Chiesa sia un passo avanti nell’arte di recuperare tesori dello spirito trascurati In molti momenti si parla della morte, della morte delle sin- gole monache, della festa che poi ci sarà in cielo. Dalle parole delle religiose più semplici traspare la loro formazione attra- verso la Scrittura e i Padri della Chiesa, che già nel medioevo facevano dei monasteri i baluardi della cultura femminile. Per otto anni il tedesco Thomas Henke — artista dei media e docente — è stato ripetutamente ospite nell’abbazia di Ma- riendonk nel Basso Reno, per trovare le risposte alle sue do- mande circa la vita e la morte. Ha raccolto ottanta ore di ma- teriale, che ha poi montato, insieme alla moglie Peggy, realiz- zando un’installazione di quattro ore. Le monache, racconta Henke, dapprima hanno impiegato parecchio tempo per dire “sì” a questo progetto. Ma arrivati al dunque, gli hanno la- sciato mano libera; non hanno voluto conoscere le domande in anticipo, né vedere prima il film. A Mariendonk vivono trentacinque benedettine, di cui do- dici, nel Film delle risposte , danno ragione della speranza che è in loro. A rifulgere qui è una dozzina di anime molate dalla fede fino a farle brillare. Un coro di dodici voci, ognuna di- versa e ognuna ben lontana dalle frasi fatte del gergo pastora- le di oggi. Quindi, Il film delle risposte non è tanto un film da vedere, quanto un film da ascoltare. Se guardato bene, si tratta di un film d’amore. Parla senza paura della fede e del pensiero cri- stiani, radicati in Europa nonostante il vento contrario, e di- mostra che la Chiesa è un passo avanti nell’arte di recuperare tesori dello spirito trascurati. La prima dell’installazione Il film delle risposte di Thomas e Peggy Henke si è tenuta nel 2012 presso il Zollverein di Es- sen. Alla prossima proiezione dell’opera si potrà assistere nel centro culturale dei frati minori di Graz dal 12 dicembre 2012 al 2 febbraio 2013. Felix culpa, Cecilia La santa del mese raccontata da Alberto Batisti

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