donne chiesa mondo - n. 2 - giugno 2012

di E LISABETH L EV A rmonia, serenità e obbedienza sono ancora considerate do- ti nella donna moderna? Che sia a casa o al lavoro, la no- stra epoca sembra spingere le donne verso l’auto-afferma- zione e il multi-tasking attivo piuttosto che verso la contemplazio- ne e la quiete. Non deve quindi sorprenderci se oggi le Madonne di Raffaello Sanzio, un tempo desiderate per ogni casa o altare del Rinascimento, hanno perso il favore della gente, arrendendo- si ai modelli di femminilità contemporanei. Al di là delle mode at- tuali, lo stile coinvolgente di Raffaello costringe an- cora chi guarda le sue opere a soffermarsi e a confrontarsi con la sua intuizione che la Madre di Dio può insegnare lezioni preziose a tutte le donne di ogni tempo. Malgrado la morte prematura a 37 anni nel 1520, Raffaello ha lascia- to una ricca eredità di immagini mariane, che spaziano dalle opere meditative do- mestiche alle gran- diose pale d’altare. In esse, la sua atten- zione si concentrava invariabilmente sulla bellezza interiore piuttosto che sulle azioni esteriori. Maria ha dato a Cristo la sua natura umana e lo ha portato nel mondo per l’uma- nità. Pertanto, le Ma- donne devozionali più belle di Raffaello sono poste in ambienti paesag- gistici ameni: nella sua Bella Giardiniera (oggi al Louvre), Maria è posta, in- sieme ai bambini Cristo e Giovanni, tra le dolci colline del paesaggio toscano. Le figure, compatte e tuttavia voluminose, dominano lo spazio, ma ai loro piedi si estende una natura morta di foglie e piante. La testa e le spalle della Vergine sono incorniciate dal cielo blu e da delicate nuvole, e la sua pelle risplende della luce celeste. Le colline ri- specchiano la curva delle sue spalle, creando una linea perfetta. Il leggero movimento del suo velo e il rigonfiamento della veste servono a sottolineare la struttura della chiesa alla sua destra. Qui, e molte altre volte, Raffaello ha indicato Maria come porta- le della grazia: Madre sia di Cristo, sia del suo corpo, la Chiesa. Raffaello non era però legato unicamente alla natura. Era a sua agio anche nel trasportare Maria lontano dalla sfera terrena nel regno dell’apparizione. La sua Madonna Sistina (ora nella Ge- mäldegalerie di Dresda), costituisce un’incursione in una nuova iconografia. Le tende scostate rivelano la Madonna con Bambino che fluttua a mezz’aria sopra un parapetto. Nubi rigonfie sem- brano sostenere i suoi piedi, mentre la luce rivela le sagome di cherubini tra la foschia che l’avvolge. Santa Barbara guarda in giù con indulgenza, verso due putti in posa ai piedi di Maria, mentre Papa san Sisto richiama l’attenzione di Maria sulle nostre suppliche. La Vergine, però, guarda verso chi osserva l’opera, se- rena e rassicurante, offrendo speranza. La sua tranquilla grazia è frutto dello studio instancabile e della meditazione dell’artista su Maria quale intercessore. Sebbene Raffaello sia conosciuto in modo particolare per aver dipinto la serena calma della maternità di Maria, si è cimentato anche con i momenti più dolorosi della sua vita. Nella Deposizio- ne , il ventitreenne pittore ha infranto una tradizione separando Madre e Figlio, ponendoli ai lati opposti del dipinto. Tuttavia, anche quando è distante da Gesù, Maria colma lo spazio con la sua empatia. Mentre la testa di Cristo cade all’indietro senza vi- ta, Maria si accascia nel dolore, con la spalla in avanti, il collo inclinato. Essi sono il riflesso l’una dell’altro attraverso la divisio- ne, creando un legame tanto stretto e intimo quanto lo è il con- tatto fisico. Con tutte le sue sperimentazioni nell’arte — ispirato dalle rela- zioni dinamiche tra le figure di Leonardo o dalle torsioni sculto- ree di Michelangelo — Raffaello non ha mai perso di vista il suo obiettivo particolare di rafforzare l’unione tra la Madre e suo Figlio. Come le rassicuranti preghiere del Rosario, le Madonne di Raffaello consentono a chi le osserva di meditare sulla gioia, la tristezza o l’esaltazione, partecipando allo stesso tempo alla pro- fonda serenità dell’ancella del Signore. Forse, tra il portare a casa la spesa e l’accompagnare i bambini agli allenamenti di calcio, le donne d’oggi potrebbero ancora trarre beneficio dall’ideale senza tempo proposto da Raffaello. donne chiesa mondo women church world mujeres iglesia mundo femmes église monde donne Cosa racconta alla donna di oggi La Madonna di Raffaello Elisabetta, la parola autorevole La santa del mese raccontata da Elisabetta Rasy N el 1995 un artista newyorkese di poco più di quarant’anni, Bill Viola, considerato il maestro di una nuova arte che stava conquistando i musei del mondo, la videoart , presentò una serie di cinque opere intitolate Buried Secrets , che gli garantirono, dopo l’affer- mazione internazionale, successo e fama anche in Italia. In particolare un’opera sorprendente: The Greeting . In essa tre fi- gure femminili in disinvolti abiti odierni un po’ casual e un po’ etnici (lunghe gon- ne, camicioni e scialli colorati) ridavano vita a un’immagine dell’arte e della storia sacra che ha attraversato i secoli: la Visita- zione. La fonte diretta era il bellissimo e celebre dipinto che a questo soggetto ha dedicato il più estroso dei manieristi, Ja- copo da Pontormo, nella Pieve di San Mi- chele a Corsignano, ma anche Giotto de- gli Scrovegni non era lontano. In questo video, Bill Viola svolge in un’azione l’epifania dell’incontro tra Ma- ria e sua cugina Elisabetta, di cui il pittore cinquecentesco coglieva l’intensità dell’at- timo: in un tempo dilatato da un ralenti che trasforma ogni movenza, gesto e sguardo in occasione di meditazione, sotto gli occhi di una terza figura femminile — il testimone che incarna ognuno di noi — due donne, una giovane e una più avanti negli anni, si incontrano. La madre del Battista, una figura fondamentale ma umi- le e segreta di cui solo il Vangelo di Luca ci narra, dopo aver attratto lo sguardo de- gli artisti di ogni tempo torna dunque nel- la tecnologia espressiva della più recente modernità con lo stesso pathos colmo di significato. Su di lei non ci sono molte notizie: Eli- sheba, moglie del sacerdote Zaccaria, era parente della Madonna forse per parte materna. La città di Giuda dove avviene l’incontro è stata identificata dalla tradi- zione in Ain Karim dove, su una monta- gna di fronte al paese, sorge il santuario della Visitazione. Ma l’essenziale di questa santa carica di potenza e di mistero lo rac- conta con poche parole Luca. Fin dalla prima pagina del suo Vangelo, infatti, Elisabetta avanza verso il lettore con la sua storia di donna comune e straordinaria insieme. Veniamo a sapere che essa e suo marito erano «giusti davan- ti a Dio, osservavano tutte le le leggi e le prescrizioni del Signore», ma subito ca- piamo anche che non erano felici, poiché «Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni». Di più: non solo Elisa- betta non aveva avuto la gioia della ma- ternità, ma della sua sterilità si vergogna- va. Anche Zaccaria doveva avere un cupo rovello dentro di sé, un tormento che gli oscurava il cuore se non crede all’angelo Gabriele che gli annunzia la futura pater- nità: io e mia moglie siamo vecchi, gli di- ce sfiduciato di fronte all’annuncio divino. Non possiamo non sentire il dolore uma- no di questa replica, è la voce della vec- chiaia, l’età in cui a volte tutto sembra perduto. Per la sua sfiducia l’uomo divie- ne muto, ma nel racconto evangelico, do- ve ogni cosa è manifestazione divina ma insieme straordinariamente umana e a noi estremamente prossima, anche Elisabetta, quando capisce di essere incinta, si chiude in un silenzio riservato pur sapendo rico- noscere l’opera del Creatore: «Ecco cosa ha fatto per me il Signore nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Di quella gravidanza elar- gita dal Cielo non vuole fare un vanto ma un’opportunità di raccoglimento: Elisabet- ta si allontana per cinque mesi dagli occhi del mondo. È stata più perspicace del ma- rito nel riconoscere la grazia ricevuta, ma il suo comportamento è anche quello di una donna qualsiasi avanti negli anni, sag- gia abbastanza da non vantarsi e saper coltivare in riservatezza la gioia. È adesso, nel Vangelo di Luca, mentre l’anziana cugina è nascosta, che ha luogo l’Annuncio a Maria. L’angelo per dissipa- re il suo stupore le racconta, quasi con una confidenza affettuosa, della gravidan- za di Elisabetta. Maria subito si mette in viaggio per raggiungerla e avviene l’incon- tro tra le due nella casa dove la più anzia- na si è ritirata, la visita che noi chiamiamo Visitazione e che nella Chiesa Orientale si è anche chiamata Aspasmos , saluto, come nel video di Bill Viola. Ed è qui, nell’in- contro tra le due, che la fisionomia della santità di Elisabetta si precisa, perché essa ci viene incontro dalle pagine di Luca co- me santa del pensiero che si fa parola. Mentre il bambino che attende le salta in grembo, lei parla a Maria con la celebre frase: «Benedetta tu fra le donne». Essa è dunque figura dell’aiuto tra donne, della solidarietà e dell’affidamento femminile, ma è anche colei che pensa (ha capito che è stato Dio a concederle il dono della gra- vidanza), che decide (ha deciso di ritirarsi dal mondo) e che parla, e parla per an- nunciare la Salvezza. È la prima santa del- la parola autorevole femminile. E parlan- do autorevolmente dà luogo alla parola di Maria, che le risponde con la bellissima preghiera del Magnificat . Non è solo un incontro, quello tra le due cugine, ma an- che un colloquio, un colloquio di fonda- mentale importanza. Gli artisti lo hanno compreso, hanno compreso il significato sacro e umano di questo peculiare rapporto tra donne. Nel- la densa iconografia della Visitazione, dai più antichi mosaici a Luca della Robbia, da Raffaello a Mantegna, si avverte la per- cezione del senso profondo di quella espansività rispettosa e affettuosa della più anziana tra le due come espansione dello Spirito e insieme della intelligenza femmi- nile del mondo. Ma in ciò che ci racconta con trasporto e precisione Luca e che ha calamitato la sensibilità di tanta pittura at- traverso i secoli c’è ancora qualcos’altro: l’immagine, che diviene icona sacra, di un inedito protagonismo femminile, nella sto- ria della Salvezza e nella storia umana. Tra le opere della scrittrice Elisabetta Rasy ricordiamo La lingua della nutrice (Edizioni delle donne, 1978); La prima estasi (Mondadori, 1985); Il finale della battaglia (Feltrinelli, 1988); L’altra amante (Garzanti, 1990); Mezzi di trasporto (Garzanti, 1993); Ritratti di signora: tre storie di fine secolo (Rizzoli, 1995); Posillipo (Rizzoli, 1997; Premio Selezione Campiello, Premio Napoli); L’ombra della luna (Rizzoli, 1999; Premio Donna Città di Roma); Tra noi due (Rizzoli, 2002; Premio Flaiano); La scienza degli addii (Rizzoli, 2005); L’estranea (Rizzoli, 2007); Memorie di una lettrice notturna (Rizzoli, 2009); Figure della malinconia (Skira, 2012). Bill Viola, «The Greeting» (1995) Di quella gravidanza elargita dal cielo non vuole fare un vanto ma un’opportunità di raccoglimento

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