Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
92 GIORGIO CERIANI SEBREGONDI un'area depressa non può avvenire che ad opera di intervento dall'ester– no del sistema: e da parte di ente capace di sostenere un iniziale inve– stimento d'urto all'infuori dei margini correnti di convenienza impren– ditoriale. L'intervento quindi spetta essenzialmente allo Stato; - d'altronde la convenienza ad effettuare determinati investimenti può risultare dal semplice passaggio - nella valutazione della produt– tività di essi - dal punto di vista del soggetto individuale a quello del soggetto collettivo. Infatti il soggetto collettivo, potendo confrontare più vasti complessi di costi e ricavi, è in grado di valutare come « economie esterne » vantaggi indiretti e riduzioni di oneri generali che non pos– sono rientrare nel conto economico dell'imprenditore individuale (ad es. eliminazione dell'analfabetismo, superamento di piaghe sociali, elimi– nazione dei costi inerenti al dissesto idro-geologico, alle inondazioni, ecc.) 25 • Ciò costituisce naturalmente una conferma della necessità che sia lo stato a prendere le mosse e a rompere l'inerzia degli investimenti privati. La preminente considerazione delle economie esterne, e lo sposta-– mento del margine di convenienza di utilizzazione dei fattori che av– viene automaticamente sostituendo al calcolo del privato imprenditore quello dell'imprenditore collettivo, hanno portato il Rosenstein-Rodan a porre in rilievo come la produttività degli investimenti in un'area depressa dipenda strettamente dall'entità e dalla differenziazione interna del quantum economico nell'ambito del quale i detti investimenti si collocano e si collegano. Ciò ha portato a precisare come gli investimenti per le aree di ristagno debbano essere concentrati e coordinati per « zone economi– che», le quali abbiano dimensioni sufficienti a garantire l'integrazione reciproca delle varie iniziative economiche e dei servizi, in modo che in tali zone si stabilisca un sistema economico « autopropulsivo ». Un sistema cioè in cui si attuino e si sviluppino, per forza autonoma, i pro– cessi di agglomeramento e di cumulazione. È importante sottoiineare, questo concetto della autopropulsività, ossia della rottura dall'interno, e in radice, della situazione di ristagno .. Sullo svil~ppo di questo concetto si fonda infatti il discorso che seguirà. 25 Tale considerazione pone in evidenza un collegamento del pensiero di Rosen– stein Rodan con quello di Pigou nella sua distinzione fra « prodotto netto marginale so– ciale» e « prodotto netto marginale privato» (Vedi A. C. Prcou: Economia del benes– sere. Utet, Torino 1948, pagg. 120 e segg.). È evidente anche una connessione con hr teoria dei « costi costanti » di J. M. Clark. BibliotecaGino Bianco
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