Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
86 GIORGIO CERIANI SEBREGONDI IV) Quanto si è detto al punto precedente è sufficiente per con– cludere, che la scienza economica non può offrire uno studio appro– priato - o esauriente - dell'area depressa. La scienza economica infatti studia il sistema economico e non la società in quanto organismo: ossia in quanto insieme di parti propor– zionate e ordinate a un determinato fine. Nel momento stesso in cui viene profferita l'espressione « area depressa» si formula w1 soggetto che non è quello proprio della scienza economica. A quale scienza dunque apparterrà lo studio dell'area depressa? È già fondata e sviluppata tale scienza? Oppure essa si fonda nel mo– mento stesso in cui viene individuata la realtà « area depressa»? Quando ci si trova a considerare la società - o una parte di essa - secondo il suo nesso organico, si è indotti subito a pensare che la scienza che possa più appropriatamente assumere questa realtà come proprio soggetto sia la sociologia. Ma affermare ciò significa, a tutt'oggi, affer– mare ben poco: o affermare cosa diversa da ciò che si può di primo .acchito intendere. · La sociologia infatti più che come una scienza abbastanza sicura– mente fondata, delimitata, e in omogeneo sviluppo si presenta ancora come il campo di conflitto di varie « scuole » e come un coacervo non ordinato di argomenti e di problemi teoretici e metodologici 20 • E il conflitto e l'incertezza non riguardano soltanto questo o quel partico– lare, questa o quella .filiazione della sociologia, ma le ragioni stesse di esistenza di tale scienza. Quindi, l'affermazione, per ipotesi, che oggetto della sociologia siano la morfologia e il movimento della società in quanto organismo non troverebbe ancora, oggi, nel corpo delle dottrine sociologiche, un punto di riferimento e di innesto scientificamente sicuro. L'esigenza dunque di uno studio scientifico appropriato ed esaurien– te dell'area depressa pone un altro problema della più grande impor– tanza e urgenza storica: quello di giungere ad una fondazione corretta e ad uno sviluppo scientifico conseguente della sociologia. Ciò che non sarà possibile ottenere, se non uscendo dalle secche dell'empirismo de– scrittivo che caratterizza gli studi sociologici del nostro secolo. 20 Per una conferma in proposito ogni rassegna degli studi sociologici correnti sa– rebbe sufficiente. Si segnala qui, tra le varie esistenti, quella curata da Georges Gurwitch e da W. E. Moore sotto il titolo: Twentieth Century Sociology, The Philosofical Library, New York 1945. In particolare, per efficacia di rappresentazione sintetica della situa– zione, si rinvia alla pagina con cui si apre la prefazione di Gurvitch e Moore. BibliotecaGino Bianco
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