Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
CONSIDERAZIONI SULLA NATURA DELLA TEORIA DELLE AREE DEPRESSE 83 prevalenza di popolazione agricola, scarsa disponibilità di capitali e altri ancora. - di pari passo si è venuto verificando il fatto che le denomina– zioni delle aree hanno cominciato a moltiplicarsi e a rendersi sempre più incerte e non caratterizzanti man mano che si è venuta sviluppando l'analisi delle situazioni. Così accanto alle aree depresse si sono cono– sciute le aree arretrate o sottosviluppate, quelle derelitte, quelle di boni– fica 16 , e si accennano oggi altre specificazioni corrispondenti alle aree sovrapopolate e sottopopolate (in base al rapporto esistente fra popola– zione e altri fattori produttivi), alle aree di ristagno e, potremmo sug– gerire, alle aree « di conversione» 17 • comunicato i seguenti dati: reddito medio per testa annuo al lordo del carico fiscale 240 dollari pari a 144.000 lire; reddito medio netto 180 dollari pari a 108.000 lire (Il prelevamento fiscale corrisponderebbe a 60 dollari - ossia a 36.000 lire circa - pari al 25% del reddito lordo). È da notare però che il reddito medio per testa in Italia risulta dall'incontro di due situazioni profondamente diverse quali sono quelle dell'Italia meridionale e dell'Italia Settentrionale. Secondo un calcolo della SVIMEZ, nel 1938 il reddito pro-capite nell'Italia Meridionale era pari al 66,9% di quello medio italiano. Applicando tale percentuale ai dati forniti dal Ministro Pella si -avrebbe che il reddito medio lordo nelle regioni meridionali sarebbe pari a 96.000 lire e il reddito netto pari a 71.500 lire circa. 16 Vedasi lo studio di A. MoLINARIcit. pagg. 6 e 7: ... « Dimostrata la apparte– nenza del Mezzogiorno alle aree più povere. del mondo civile, occorre tener presente che nella vasta gamma di casi che rientrano nella categoria di zone arretrate e depresse, si possono distinguere i seguenti tipi principali: a) zone derelitte per condizioni permanentemente avverse, di clima, di suolo, di vita, e non suscettibili di sfruttamento redditizio, sia pure a lunga scadenza, anche ricorrendo alle risorse più progredite della tecnica moderna; b) zone di bonifica. Zone a reddito nullo o scarso - esistenti anche all'interno di paesi economicamente progrediti e prosperi - che sono suscettibili di incrementi sensibili di reddito, con l'esecuzione di opere di bonifica, di trasformazione fondiaria, di industrializzazione; c) zone arretrate (backward, underdeveloped areas) che abbracciano regioni Stati e interi continenti che debbono ancora superare una o più fasi del moderno sviluppo economico e civile; fasi già, invece, percorse da altre regioni o Stati economicamente più avanzati, altamente industrializzati e ad alto reddito per testa; d) zone depresse (depressed areas) che hanno come presupposto la precedente esistenza - anche di una generazione precedente - ma senza ovviamente risalire nel corso dei secoli - di condizioni economiche normali e prosperità che cause sfavorevoli di ordine economico hanno trasformato in aree permanentemente depresse, caratteriz– zate quindi, oltre che da un reddito attuale per testa molto basso, da una diminuzione piuttosto drastica del reddito preesistente e da una elevata disoccupazione ». 1 7 Chiamo aree di conversione quelle aree in cui il sistema produttivo ha assunto dimensioni e specializzazioni anomale dettate da .particolari congiunture e finalità - ge– neralmente belliche - e cade in depressione strutturale non appena vengano a cessare quelle particolari congiunture. In tali aree non si può riacquistare una elasticità e .una forza di autorigenerazione se non attraverso una conversione strutturale del sistema economico. Ad esempio potremmo indicare come zona di conversione la Liguria. A tale riguardo un discorso molto interessante potrebbe anche aprirsi a proposito della Germania occidentale o almeno dei suoi céntri di industria, pesante e di armamento. Biblioteca Gino Bianco
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