Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

82 GIORGIO CERIANI SEBREGONDI A tal fine giova una serie di osservazioni che mi limiterò ad enun– ciare: - gli studi di carattere teorico 13 sulle aree depresse sono molto scarsi. La scarsità di studi teorici si conclude nell'assenza di vere e pro-· prie definizioni dell'area depressa, della sua natura e dei suoi caratteri essenziali: in luogo di tali definizioni si hanno rivelazioni descrittive delle caratteristiche esterne, più o meno costanti, delle aree considerate. da un punto di vista empirico 14 • - tale situazione trova rispondenza nel fatto che delle aree de– presse si sono occupati i governi prima degli studiosi, e gli studiosi solo in funzione di particolari situazioni in cui i governi dovevano ope!iare, e per suggerire provvedimenti pratici di interventi. - volta a volta, secondo le caratteristiche dell'area considerata,. l'elemento caratterizzante è stato individuato in uno o più dei seguenti: basso reddito per testa 15 , disoccupazione endemica, « sovrapopolazi<:me », 13 Una breve e compendiosa rassegna degli studi e dei documenti sui quali si può fondare uno studio delle aree depresse è fornito dal n. 67, 16 gennaio 1950 « Quaderni di Studi e Notizie >> della Giunta Tecnica Edison .. Tra le varie pubblicazioni si segnala particolarmente l'opera di K. Mandelbaum: The Jndustrialization of Backward areas,. Oxford 194i. Altre pubblicazioni che vanno ricordate sono: RosENSTEIN-RooAN: Pro– blems of Industralization of Eastern and South-Eastern Europe, The Economie Journal,. 1943; H. FRANKEL: The industrialization of Agricoltura/ Countries, The economie Jour– nal, 1943; Industrilization et Commerce extérieur, Societé des Nations, Ginevra 1945;. U. SACCHET11: Piani economici del dopoguerra, citato: Methods of financing economie development ecc., citato; A. MoLINARI: // Mezzogiorno d'Italia, « Moneta e Credito», n: 4, Roma 1948; P. SARACENO: Spesa pubblica, risparmio nazionale e prestiti esteri in una politica di sviluppo economico dell'Italia meridionale, Roma 1949; S. STEVE: Poli– tica finanziaria e sviluppo dell'economia italiana, « Moneta e Credito», n. 10, Roma 1950. 14 Cosl almeno se si prescinde dalle concezioni di Mandelbaum e di Rosenstein– Rodan i quali, comunque, forniscono solo elementi da cui trarre una definizione del– l'area depressa e non ancora una definizione sufficiente di essa. Ma di questo punto si discorrerà più avanti. 15 In mancanza di una definizione della natura dell'area depressa si è diffusa,. come punto di riferimento comune, una classificazione delle aree, secondo i « gradi » o « livelli » di depressione. Tale classificazione si fonda sul puro e agnostico riscontro della esistenza - « quali che ne siano le cause» (v. MoLINARIcit. pag. 5) - di deter-· minati livelli di reddito pro-capite, più bassi in certe zone che in altre. Cosl zone arre– trate sono ufficialmente considerate le zone in cui il reddito annuo pro-capite (1939) risulta inferiore ai 100 dollari, zone « in transizione » quelle in cui il reddito supera i 100 ma non i 200 dollari annui per testa; «progredite» sono soltanto le aree con reddito superiore ai 200 dollari. In proposito si confronti: Foreign assets and Liabilities of the United States and ist Ba/ance of lnternational Transaction. A Report to the Senate Committee on Finance by the National Advisory Council, dicembre 1947; e Point-Four - Cooperative Program for aid in the develqp– ment of economically under-developed areas, Department of State, luglio 1949. Si osservi che 100 dollari corrispondono grosso modo a 60.000 lire. È interessante confrontare tale cifra con quella del reddito pro capite nel nostro Paese. Recentemente· (novembre 1950) il ministro Pella ad una riunione presso l'Associazione Bancaria ha< BibliotecaGino Bianco

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