Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

34 MARIO MOTTA fatti abbiamo visto che è proprio l'entificazione immediata dello spirito, cioè la sua diretta immedesimazione col concreto, la scoperta che il Croce vanta come decisiva ai fini del superamento di ogni metafisica; ivi compresa, in primissimo luogo, la metafisica hegeliana, che è tale appunto perché ,si raffigura il concreto come un terzo termine diverso dallo spirito e, rispetto allo spirito, trascendente. Ora, di qui nasce una conseguenza singolare. Siccome il negativo e il positivo continuano ad essere anche per Croce, come per Hegel, identici; siccome anzi questa identità costituisce per Croce la condi– zione indispensabile affinché negativo e positivo possano risultare dav– vero opposti e non semplicemente distinti 2 4, l'abolizione del terzo ter– mine e l'entificazione immediata del positivo fanno sì che la materia, in quanto risolta nello spirito come il suo momento negativo, si trova ad avere gli stessi diritti dello spirito anche per ciò che si riferisce alla sua posizione rispetto alla realtà; e cioè fanno sì che la realtà, proprio perché immediatamente identificata con lo spirito, viene a trovarsi al– trettanto immediatamente identificata con la materia. E infatti il Croce afferma, con una metafora che è più efficace di una lunga spiegazione: « Satana non è una creatura estranea a Dio, e neppure il ministro di Dio, Satana, ma Dio stesso» 25 • La conclusione appare dunque inevitabile: se comprendere la ma– teria nel reale significa per Croce, grazie alla forma particolare da lui data alla dialettica, fare della materia il reale àssolutam~nte preso, tra il materialismo da una parte e, dall'altra, la risoluzione della materia nello spirito, non esiste nel suo sistema né può esistere, per principio, alcuna distinzione. Riesce così chiarito il primo punto. Che la risoluzione della materia nello spmto risulti poi, rispetto all'affermazione dell'assoluta spiritualità del reale, formalmente opposta, non conciliabile con essa cioè se non in modo puramente verbale, effi– mero e arbitrario, non ha certo bisogno, dopo quanto si è detto, di es– sere dimostrato. E resta solo da aggiungere che questa opposizione non può in nessun caso venire intesa, pena il crollo automatico del sistema crociano, dialetticamente. Tanto varrebbe infatti convertirla in una iden- 24 Vedi su questo punto la Sezione I deila parte I (specialmente i capitoli V e VI) della Logica, Laterza, Bari 1928. 25 Logica, cit. p. 62. Bibli teca Gino Bianco

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